Scatta dall’1 luglio l’obbligo di tracciabilità dello stipendio previsto dall’ultima legge di Bilancio e cambiano le regole e per i datori di lavoro. Il provvedimento punta a prevenire gli abusi ed evitare le truffe delle false buste paga, cioè il fenomeno per cui imprenditori “scorretti” corrispondono al lavoratore retribuzioni inferiori a quanto previsto dalla busta paga magari sotto il ricatto del licenziamento o della non assunzione.
In questa direzione va anche la precisazione che la sola firma della busta paga da parte dei lavoratori non costituisce più prova del pagamento dello stipendio. Si tratta, come sottolineava la promotrice Titti Di Salvo, che aveva presentato anche una proposta di legge in materia, “di una norma a tutela delle lavoratrici e dei lavoratori, ma anche delle imprese corrette che devono combattere contro la concorrenza sleale di chi, scaricando falsi costi per il personale, accumula utili extra bilancio”.