Come apprendono i manager? Quali contenuti e quali metodologie è utile proporre? Qual è il ruolo delle tecnologie? E qual è il rapporto tra formazione e automazione e tra aula e tecnologie? A queste domande ha risposto l’Osservatorio Managerial Learning Asfor-Cfmt, un’indagine sulla formazione manageriale nelle imprese, avviata nel 2017 da Asfor, l’Associazione Italiana per la Formazione Manageriale, con il partner Cfmt, Centro di Formazione Management del Terziario.
La formazione a supporto delle priorità delle imprese
Il commento e le riflessioni di Marco Vergeat, presidente Asfor e coordinatore della ricerca, sui risultati dell’Osservatorio Managerial Learning Asfor-Cfmt, forniscono una fotografia dello stato dell’arte della formazione del management, dei principali trend evolutivi o innovativi e delle best practice e, nel contempo, avviano una analisi su come la formazione del management stia cambiando in modo da supportare con maggiore efficacia le priorità strategiche delle imprese. “I fabbisogni di apprendimento crescono indubbiamente in parallelo con la velocità e la pluridimensionalità del cambiamento” sottolinea Marco Vergeat “e il livello di aspettative verso la formazione manageriale diventa ancora più alto per motivi evidenti, ma la formazione deve coniugare efficacia di risultati, vincoli temporali, risorse e qualità percepita. La cultura organizzativa e quella metodologica devono crescere per generare learning experience significative”. Vergeat rileva anche che: “Chi fa formazione manageriale ha la responsabilità e il dovere di essere agente di cambiamento e d’innovazione, deve sapere cogliere i bisogni e trasformarli in percorsi di crescita delle competenze delle persone e di sviluppo delle organizzazioni. Risulta quindi decisivo conoscere bisogni e desiderata di manager, quadri e talenti per generare effective learning e poter essere efficace agente di cambiamento. La nuova ricerca dell’Osservatorio Managerial Learning Asfor-Cfmt 2018 darà risposte concrete su quale formazione manageriale serva alle persone e alle organizzazioni”. Asfor e Cfmt hanno infatti lanciato la nuova edizione dell’indagine “Osservatorio Managerial Learning 2018” (www.asfor.it), proprio nell’ottica di approfondire la percezione della formazione nelle imprese da parte di manager e profili ad alto potenziale. Si tratta di una indagine innovativa per la realtà italiana, nella quale attraverso il diretto coinvolgimento di un campione esteso di manager e di soggetti ad alto potenziale, destinatari finali della offerta formativa manageriale nelle imprese che operano in Italia, sarà possibile focalizzare opinioni, percezioni e vissuti della formazione manageriale.
Bisogno di competenze nella digital innovation
L’analisi dell’Osservatorio Managerial Learning Asfor-Cfmt ha evidenziato come la complessità e la velocità del cambiamento saranno portatrici, in un prossimo futuro, di nuove sfide strategiche, più marcatamente orientate alla trasformazione digitale, all’innovazione del prodotto e del servizio, a rafforzare la relazione con il cliente e a migliorare la sua esperienza come consumatore. In questo quadro, sempre dinamico e in continua trasformazione, una percentuale molto alta delle imprese intervistate, ben il 65%, ha attribuito alla formazione un ruolo rilevante di supporto alle strategie e al cambiamento, riconoscendone la capacità di creare senso di urgenza, allineare sulle priorità, sviluppare la leadership, rinforzare l’integrazione organizzativa e culturale. Si conferma e cresce l’esigenza di sviluppare modelli e soluzioni di formazione capaci di coinvolgere, mobilitare energie e fare leva su processi di collaborazione atti a innovare, comprendere e rappresentare il cambiamento, affrontare e risolvere problemi, sviluppando o rinforzando al contempo valori e capacità complesse sul piano individuale e collettivo. Vergeat ha sottolineato come le strategie di apprendimento si dimostrano, in questa prospettiva, uno strumento capace di supportare il raggiungimento di un determinato obiettivo e funzionali a generare il nuovo. Forniscono inoltre una risposta ai bisogni di competenza nella digital innovation.
Le capacità e i contenuti per i manager del futuro
La velocità e la trasversalità del cambiamento che investe le imprese, unitamente alle strategie competitive messe in atto, sollecitano inoltre nuovi stili e profili di leadership indispensabili alle imprese per competere con successo sui mercati: sono necessari nuovi approcci mentali, rivolti alla tecnologia e al digitale, e nuove competenze che rappresentano altrettante aree di fabbisogno a cui la formazione è chiamata a rispondere.
I manager del futuro dovranno dimostrare maggior capacità di: imprenditorialità, elaborazione e condivisione degli obiettivi, riconoscimento e promozione del cambiamento, gestione di team e integrazione generazionale, collaborazione. In questa prospettiva la formazione è una necessità e opportunità per le imprese e per le persone. Il livello di aspettativa rivolto alla formazione e i risultati che si attendono contrastano con la scarsità del tempo a disposizione e l’impegno limitato che le persone possono dedicarvi. Così come la motivazione deve fare i conti sia con i vincoli e lo stress della mancanza di tempo, sia con un’attesa crescente e selettiva di utilità percepita rispetto alla risoluzione dei problemi, alla trasferibilità dei risultati, alla qualità dell’esperienza di apprendimento e al valore aggiunto rispetto ad altre modalità più informali e meno costose. Analizzando l’opinione degli intervistati, emergono con chiarezza i principali driver di contenuto per la formazione del management attuale e del futuro prossimo, ovvero: sviluppo della leadership (riconosciuta dall’85% dei rispondenti di rilevanza elevata o molto elevata); innovazione e un approccio strutturato al cambiamento (che ottiene l’81% dei consensi); gestione e valorizzazione dei collaboratori (riconosciuto dal 78% come un set di contenuti di rilevanza elevata o molto elevata); interazione del cliente con l’azienda (alla quale viene accordato un 59%) e skill manageriali di base (con un 66% di rilevanza). Non stupisce che il tema del mindset e delle competenze digitali, nonché quello delle nuove modalità di lavoro, non sia ancora considerato un driver di contenuto di rilevanza prioritaria, perché la trasformazione digitale, con i cambiamenti che ne deriveranno, non ha ancora generato una consapevolezza chiara delle competenze necessarie.
Le metodologie di apprendimento
In merito alle metodologie attivate per la formazione dei manager e degli alti potenziali, i dati evidenziano come alle tradizionali attività in aula e ai workshop è riconosciuta una rilevanza elevata o molto elevata, rispettivamente per l’80% e il 61%, mentre le altre soluzioni, che includono blended e-learning ed e-learning totalmente autogestito, ottengono consensi ben più bassi (dal 29% al 14%). L’e-learning, nonostante l’intensa campagna di comunicazione realizzata in merito, è ancora considerata un’attività limitata e supportata da una tecnologia insufficiente e poco abile nel generare un’esperienza di apprendimento soddisfacente. Nei prossimi anni l’evoluzione delle metodologie dovrà tenere conto di alcuni vincoli fondamentali: come il tempo, risorsa sempre più scarsa e preziosa; la qualità dell’esperienza di apprendimento, che dovrà dimostrare di essere pregnante rispetto al business e capace di valorizzare le esperienze possedute; la necessità di far lavorare le persone in modo collaborativo e creativo per progettare nuove soluzioni e apprendere o rinforzare competenze complesse.
Le nuove sfide della formazione manageriale
In conclusione, i dati ottenuti rivelano un quadro all’interno del quale la formazione dovrà fare i conti con una serie di nuove sfide da affrontare per mantenere o accrescere la propria rilevanza e legittimazione. Dovrà, inoltre, coniugare e rendere compatibili tre fattori: l’efficacia e i risultati, i vincoli di tempo e le risorse, la qualità percepita dell’esperienza di apprendimento. “Il quadro che si sta delineando evidenzia sempre di più la crescita della responsabilizzazione diretta degli individui verso il proprio sviluppo e la propria formazione” conclude Marco Vergeat. “Ci si sta muovendo da una parte verso un’offerta di apprendimento di conoscenze e basi manageriali sempre più accessibile e on demand, dove in un futuro ad essere sfruttati saranno sistemi e soluzioni digitali, con modelli e strategie di apprendimento inevitabilmente deterministiche e moderatamente blended. Dall’altra si conferma e cresce l’esigenza di sviluppare modelli e soluzioni di formazione capaci di coinvolgere, mobilitare energie e fare leva su processi di collaborazione atti a innovare, comprendere e rappresentare il cambiamento, affrontare e risolvere problemi, sviluppando o rinforzando al contempo valori e capacità complesse sul piano individuale e collettivo. In questo caso le strategie di apprendimento sono euristiche e funzionali a generare il nuovo”.