di Barbara Milanesi |
“Tu pensa a studiare, al resto pensiamo noi”. Recita così lo slogan di Italia in Campus, l’ambizioso progetto della public company Think!Spa, nato con l’idea di rendere la vita semplice ai 3.500 studenti attesi da tutta Italia, che raggiungeranno Lodi per frequentare la facoltà di veterinaria, ateneo dell’Università Statale di Milano, che troverà spazio nella struttura progettata dall’architetto giapponese Kengo Kuma, o il corso di laurea per i geometri e ragionieri dell’Università di San Marino in collaborazione con l’Istituto Superiore Bassi, che troverà sede nella struttura di via Polenghi progettata da Renzo Piano dove già ha sede la fondazione Bpl, la Banca e l’Auditorium.
“Un’occasione incredibile per la nostra città. È un caso raro che una facoltà chiuda a Milano per aprire in un centro più piccolo. Vogliamo sfruttare questa opportunità e trasformare Lodi in una città universitaria, in un campus diffuso” ci ha raccontato Vittorio Codeluppi, founder della public company Think!Spa una start-up innovativa del territorio che “nasce da un’idea di business con una finalità sociale. Italia in campus è il progetto di tutti coloro che credono di poter rendere Lodi accogliente, attrattiva e competitiva”. Codeluppi, insieme ad altri quattro soci, ha gettato le basi, creato il contenitore e ideato le relazioni per dare alla sua città un’opportunità in più di sviluppo.
Cos’è Italia in Campus?
Italia in Campus si propone di dare risposte tempestive ed efficaci alla domanda di accoglienza qualificata che da settembre migliaia di studenti e professionisti esprimeranno nei confronti della città. Il progetto nasce con l’obiettivo di facilitare gli universitari a trovare una sistemazione in città e di godere di tutti i servizi che Lodi possiede anche grazie al suo eccellente tessuto imprenditoriale e commerciale.
Come è nata l’idea?
Sarebbe stato superficiale non considerare l’indotto che genererà lo spostamento di una facoltà universitaria da una grande metropoli ad una città capoluogo di provincia. Così abbiamo pensato che più forze unite in un unico progetto, ambizioso ma realizzabile, avrebbero potuto concretizzare la trasformazione di Lodi in una città universitaria. Una formula che funziona in centri come Parma, Pavia, Perugia, ma che abbiamo voluto rinnovare, rinfrescare adattandoci a quelle che possono essere le reali esigenze degli studenti oggi. Il progetto Italia in Campus è stato ideato da un gruppo di imprenditori lodigiani che hanno deciso di mettere a fattor comune la loro esperienza e la passione per il loro territorio. Accanto a me ci sono l’architetto Giuseppe Bonelli, Luca D’Alessandro, esperto di comunicazione e marketing, Pier Francesco Cecchi, già presidente della Cciaa di Lodi ed esperto di affari societari, Alexander Codeluppi, direttore del progetto e Nadia Raffaldi, amministratrice con consolidate esperienze manageriali all’estero. Il passo successivo è stato quello di credere che tutti i lodigiani, siano essi imprenditori, proprietari di immobili, commercianti, artigiani, cittadini potessero essere coinvolti nel progetto. Le istituzioni e gli istituti di credito naturalmente vi avrebbero aderito. Così è nata Think!Spa.
Un progetto sociale quindi, che è anche un’idea di business. Come funziona Think!Spa?
È una società ad azionariato diffuso che suddivide il proprio capitale sociale tra moltissimi azionisti che godono anche di vantaggi fiscali. Ciò comporta che non vi sia un gruppo di controllo tra i possessori di azioni ma solo un gruppo dirigente che prende decisioni. Questi tipi di società sono spesso quotate in borsa ed è anche la nostra finalità. Ciò significa che Think!Spa avrà molti proprietari poiché tutti potranno comprarne i titoli e all’oggi gli investitori sono già 51. Un buon numero se si pensa che è terminata da poco la fase progettuale e stiamo passando a quella operativa. Siamo partiti creando un comitato di indirizzo, che facilita i rapporti tra università, contesto produttivo e investitori, definisce le esigenze delle parti interessate ed effettua consultazioni periodiche al fine di verificare in itinere che la corrispondenza, inizialmente progettata, si traduca in pratica. Probabilmente passeremo alla fase di crowdfunding per ampliare il consenso sfruttando la rete e reperire ulteriori risorse, ci muoveremo per creare delle convenzioni. Tutto è in divenire, quotidianamente.
L’idea ha anche ottenuto il riconoscimento ministeriale di “start-up innovativa”. Come?
È stata determinante l’introduzione di un nuovo metodo per raggiungere l’utenza, la tipologia di prodotto offerto e la capacità di fare rete tra società, pubblico e privato. Nello specifico: una città intera, fatta di attività, servizi e professionalità, si rende disponibile a facilitare l’insediamento di studenti e a sostenere così lo sviluppo territoriale. Tutto attraverso lo studio e la realizzazione di una App e conseguente web marketing. Scaricando sul proprio smartphone Italia in Campus lo studente troverà tutto ciò di cui ha necessità: la soluzione residenziale dello studente, trasporto gratuito da e per la facoltà, scontistiche presso lavanderie, palestre, pubblici esercizi, ma anche servizi relativi alle numerose esigenze del quotidiano (idraulico e elettricista), assistenza per l’adempimento di pratiche amministrative e la garanzia di un’assistenza h24 tramite call center. La App Italia in Campus è gratuita ed elenca servizi, recapiti telefonici e relativi costi.
A che punto siete oggi?
La presentazione del progetto alla città del 5 giugno all’Auditorium Bpl è stato un successo e fa parte delle azioni di lancio di Italia in Campus. Stiamo continuando a promuovere il progetto, sia in città – abbiamo creato un infopoint in piazza Vittoria 20 per accogliere le richieste e divulgare informazioni e ci siamo dotati di un furgone pubblicitario che sarà uno dei transfer degli studenti – sia in rete. Abbiamo sito internet, profili social, video promozionali. Siamo stati contattati da decine di studenti e di questi un quarto ha firmato contratti d’affitto. Credo che fino alla fine di ottobre sarà però impossibile fare una stima. Gli studi che abbiamo effettuato ci dicono che di 61.067 studenti dell’Università Statale di Milano, tra i 3.000 e i 3.500 frequenteranno la facoltà di veterinaria e quindi graviteranno su Lodi. Contiamo che almeno un terzo possa fermarsi a vivere in città. Secondo i nostri dati, il 39% proviene dalla Lombardia, il 17% da fuori regione e il 2% circa dall’estero. Questa è l’utenza sulla quale dobbiamo ragionare in termini di accoglienza. Oggi stiamo verificando quanto ci dicono i numeri. Quest’anno sarà sperimentale. Molti studenti non hanno ancora le idee chiare.
Cosa vi aspettate?
La progettualità ha un respiro triennale. Alla fase sperimentale faremo seguire quella di diffusione capillare, in realtà abbiamo già cominciato, e poi arriverà quella della maturità, della consapevolezza e, mi auguro, della stabilità. Il sogno è di poter esportare il progetto. L’obiettivo di dare una seconda vita alla mia città.