Come e in che misura coordinare le misure di politica industriale dirette alle imprese con gli interventi riguardanti il mercato del lavoro? Se ne è parlato a fine novembre in INAPP alla Conferenza “Cambiamento strutturale, imprese e lavoro” alla presenza di numerosi esperti del mondo istituzionale e accademico.
“L’iniziativa di oggi è un’occasione per discutere sul complesso rapporto che lega le potenzialità competitive delle imprese e le prospettive di reddito e occupazione nel mercato del lavoro” – ha affermato Stefano Sacchi, Presidente dell’INAPP introducendo i lavori – “L’attenzione è posta su alcuni fattori dell’economia italiana che condizionano in profondità la capacità di produrre e redistribuire ricchezza: le caratteristiche produttive e manageriali del tessuto imprenditoriale, la tecnologia e l’organizzazione industriale dei mercati, gli assetti istituzionali del mercato del lavoro e delle relazioni industriali”.
In particolare l’Indagine INAPP-RIL (Rilevazione Imprese e Lavoro), riferita al periodo 2007-2014, ha evidenziato che:
- L’uso dei contratti a tempo determinato si associa ad una diminuzione della produttività e dei salari medi, mentre l’investimento in formazione professionalee il ricorso ad accordi integrativi sui premi salariali ne favorisce l’incremento
- Il livello di istruzione degli imprenditori italiani è più basso della media europea
- La presenza di un imprenditore laureato riduce il ricorso a contratti a tempo determinato, mentre la conduzione familiare si associa ad una diminuzione del ricorso ad accordi sui premi salariali.
- La forte complementarietà tra capitale umano, innovazione e performance produttiva da un lato, tipo di contratti, salari e produttività dall’altro rende le politiche rivolte singolarmente a ciascuno di questi aspetti meno efficaci di un approccio integrato