di Tiziano Menduto |
La campagna europea “Salute e sicurezza negli ambienti di lavoro in presenza di sostanze pericolose” 2018-2019 ha sottolineato nei mesi scorsi come le esposizioni dei lavoratori a sostanze pericolose siano diffuse, in misura diversa, in moltissimi ambienti di lavoro. E se, secondo i dati forniti dall’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro, ben il 38% delle aziende europee segnala la presenza di sostanze chimiche o biologiche potenzialmente pericolose nei propri ambienti di lavoro, è evidente l’importanza non solo di una maggiore consapevolezza dei pericoli per la salute e sicurezza, ma anche di idonei processi di analisi e valutazione dei rischi. Constatando la necessità di un’adeguata valutazione del rischio chimico nelle aziende, non si può tuttavia non ricordare anche la complessità della misurazione degli agenti chimici specialmente in un tessuto produttivo come quello italiano, costituito in gran parte da piccole e medie aziende. Ed è dunque fondamentale informare le aziende e gli operatori degli strumenti di supporto, delle novità in materia di normativa tecnica e dei possibili scenari futuri.
L’inalazione di agenti chimici
Sicuramente una delle novità più rilevanti nel 2018 in materia di rischio chimico è la norma tecnica Uni En 689:2018, una norma che, come indicato dall’Uni, definisce una strategia “per effettuare misure rappresentative dell’esposizione per inalazione ad agenti chimici in modo da dimostrare la conformità coi limiti di esposizione occupazionale (OELVs)”. La nuova versione della norma (sostituisce la Uni En 689:1997), come ricordato in un’intervista realizzata per il giornale PuntoSicuro a Maria Ilaria Barra (Consulenza tecnica accertamento rischi e prevenzione dell’Inail), in realtà doveva essere presentata già nel 2017, ma ci sono stati dei rallentamenti nel gruppo di lavoro del Cen (Comitato Europeo di Normazione) sia per le tante osservazioni fatte dagli Stati membri, sia per le tante differenze di impostazione in materia di prevenzione e protezione del rischio. La norma, recepita il 12 luglio 2018 dall’Uni (Ente Italiano di Normazione), affronta la valutazione delle esposizioni ad agenti chimici aerodispersi nei luoghi di lavoro e fornisce informazioni su come, con che frequenza e quali agenti chimici misurare all’interno del posto di lavoro e su come confrontarli con i limiti di esposizione professionale.
La nuova versione della norma
Rispetto a quella precedente, la nuova versione della norma presenta alcune modifiche significative. Ad esempio individua la figura professionale del “valutatore” (versione italiana dal termine inglese “appriser”), una persona competente in possesso di abilità, capacità e esperienze per l’applicazione della norma secondo lo stato dell’arte in igiene industriale. Altri aspetti rilevanti sono poi l’individuazione di metodi alternativi alle misure in campo degli agenti chimici per la stima dell’esposizione e l’aggiornamento dei criteri di accertamento del rispetto dei limiti di esposizione con metodi statistici di maggiore rappresentatività e attendibilità. Le future valutazioni del rischio chimico che le aziende si troveranno a dover fare, dovranno essere conformi alla Uni En 689:2018 (la vecchia versione della norma, citata nell’allegato XLI del D.Lgs. 81/2008, è stata ritirata).
La valutazione del rischio occupazionale
Veniamo, infine, a presentare il Rapporto Tecnico Uni/Tr 11707:2018, pubblicato il 26 aprile del 2018 ed elaborato dal gruppo di lavoro Uni. Come ricordato dalla coordinatrice del gruppo di lavoro, Elisabetta Barbassa (Consulenza tecnica accertamento rischi e prevenzione di Inail Lombardia), anche in questo caso intervistata da PuntoSicuro, il Rapporto Tecnico – un documento orientativo che ha finalità informative e la cui applicazione avviene su base volontaria – prende in esame alcuni modelli di calcolo ed evidenzia le potenzialità e i limiti dei modelli. Rappresenta, dunque, un valido aiuto nell’indirizzare datori di lavoro, Rspp, medici competenti, consulenti del lavoro ecc., che si trovino ad effettuare la valutazione preliminare del rischio chimico occupazionale con l’ausilio di modelli di calcolo.
Il Rapporto Tecnico permette non solo di utilizzarli in modo corretto, ma aiuta a scegliere quelli più indicati per rispondere alle necessità della propria realtà lavorativa. Il documento non fa una disamina esaustiva di tutti i modelli disponibili per la valutazione del rischio chimico negli ambienti di lavoro, ma si sofferma sulla struttura e le applicazioni pratiche dei seguenti modelli: Al.Pi.Ris.Ch., Stoffenmanager, Cheope Clp e Linea Guida Federchimica. E per ogni modello si sofferma sulla metodologia di valutazione del rischio chimico, sui parametri su cui sono basati gli algoritmi, sulle caratteristiche peculiari di ciascun modello e sugli output che i modelli consentono di ottenere. Senza dimenticare, come ricorda in conclusione Elisabetta Barbassa nella sua intervista, che i modelli di calcolo sono degli strumenti che sono a disposizione del datore di lavoro per effettuare la valutazione dei rischi, ma i risultati non rappresentano da soli la valutazione dei rischi e non possono in alcun modo sostituire il processo di valutazione del rischio chimico in azienda.
I riferimenti normativi per la sicurezza
in presenza di sostanze chimiche
Norma tecnica Uni En 689:2018
“Atmosfera nell’ambiente di lavoro – Misura dell’esposizione per inalazione agli agenti chimici – Strategia per la verifica della conformità coi valori limite di esposizione occupazionale”
Recepita il 12 luglio 2018 dall’Uni
Rapporto Tecnico Uni/Tr 11707:2018
“Determinazione dell’esposizione dei lavoratori agli agenti chimici – Analisi di modelli di calcolo ai fini della valutazione del rischio occupazionale da agenti chimici”
Pubblicato il 26 aprile 2018 ed elaborato dal gruppo di lavoro Uni
* Articolo realizzato in collaborazione con PuntoSicuro, dal 1999 il primo quotidiano online sulla sicurezza (www.puntosicuro.it)