L’unità europea è strategica nel contrasto alle fratture sociali

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L'unità europea è strategica nel contrasto alle fratture sociali

Di fronte alle aggressioni esterne (mondializzazione, immigrazione, impoverimento dei ceti medi) molti italiani avvertono come necessaria una reazione comunitaria. È una delle  indicazioni forti che emergono dal IX rapporto Ipsos-Flair presentato al Cnel dal titolo “Comunitari e cosmopoliti: le nuove fratture”. Ma con questa tendenza convivono e si contrappongono sentimenti maggiormente protesi verso la globalizzazione e la ricerca di nuovi equilibri socio-economici. Da qui, quella che il rapporto definisce la nuova frattura tra comunitari e cosmopoliti.

Un’indagine che racconta il Paese

L’obiettivo dell’indagine è raccontare cosa accade nel Paese, quali sono le reazioni degli italiani e qual è il loro modo interfacciarsi con la realtà attraverso le diverse identità di consumatore, elettore, spettatore, lavoratore, lettore, venditore.

Ai lavori, introdotti dal presidente Cnel Tiziano Treu, sono intervenuti Nando Pagnoncelli, presidente Ipsos; Luca Comodo, direttore della divisione politico-sociale di Ipsos; Marco Tarquinio, direttore di Avvenire; Vladimiro Giacchè, presidente CER.

Pochi giorni fa anche al Cese (il Comitato economico e sociale europeo) si è messo in luce il problema delle fratture sociali causate dalle disuguaglianze economiche. E’ un tema, quello del necessario contrasto alla povertà e alle disuguaglianze, che di recente anche il Cnel ha sollecitato come priorità del Paese – ha detto il presidente Treu –  Forse le fratture non sono causate solo dalle disuguaglianze economiche ma anche dalla percezione degli individui o di gruppi sociali, di non essere ‘riconosciuti’ e in qualche modo lesi nella loro autostima

L’incertezza degli italiani, tra sfiducia e ottimismo

Sul fronte economico e dei consumi il rapporto segnala che davanti agli scenari di incertezza registrati dagli indicatori, gli italiani reagiscono lanciando segnali in parte discordanti: se da un lato pare diminuire la fiducia dei consumatori, dall’altro lato emergono segnali di ottimismo, correlati alla fiducia nel Governo. Fattori di contraddittorietà si registrano, ad esempio, anche sui temi che hanno dominato il dibattito politico in questi mesi: migranti, identità e confini. Il quadro di opinione registrato è quello di un’opinione pubblica estremamente frammentata sul tema delle migrazioni, dove la solidarietà convive con i timori, l’accoglienza con l’ostilità”, ha aggiunto Luca Comodo.

Molto interessanti le parti del rapporto sulla valutazione della situazione economica e in particolare quella sulla centralità del tema dell’economia del lavoro. Mi sembra che tra i nostri concittadini sia molto diffusa la conoscenza di quelli che sono i reali problemi del Paese. Una cosa molto importante che ci è stata mostrata, come punto di forza, l’assenza di una bilancia commerciale in squilibrio”, ha osservato Vladimiro Giacchè.

Per Pagnoncelli, “il rapporto evidenzia un Paese che si trova in mezzo al guado, perché da un lato c’è un atteggiamento comprensibile caratterizzato da grandi paure e da grandi preoccupazioni e quindi dall’attitudine a chiudersi in difesa e a rivolgersi al passato. Dall’altro, c’è la consapevolezza che il processo di cambiamento non si può fermare ed ecco allora che è un Paese caratterizzato da molte contraddizioni e molte ambivalenze”.

Il rapporto ci aiuta a vedere un’Italia che sta cominciando ad articolare delle parole che sono la risposta alla crisi in cui siamo. Penso soprattutto a questa crescita della consapevolezza, della forza della sostenibilità, delle produzioni, dei rapporti con i territori e con i lavoratori e la risposta secondo me per limitare la globalizzazione sbagliata che sta mettendo in crisi il nostro sistema, perché qui passa la difesa del lavoro buono, la difesa di un mercato virtuoso nel quale non è il prodotto che conta di più ma la persona che lo realizza e la persona che lo compra. Questo è anche una parte della risposta politica che stiamo aspettando alle insicurezze dell’oggi”, ha rilevato Marco Tarquinio.

I consumatori italiani di fronte alla quarta rivoluzione industriale

Il rapporto poi dedica ampio spazio all’indagine dei comportamenti del cittadino consumatore e del cittadino lettore.

Comprare meno ma meglio, comprare esperienze. Un consumatore più consapevole fa acquisti intelligenti, superando la logica dell’acquisto smart dei tempi della crisi – quel che conviene – e dirigendosi verso un’offerta migliore: non solo il prodotto migliore con il prezzo migliore ma anche migliori applicazioni e servizi connessi. Cresce l’interesse verso l’esperienza associata all’atto di acquisto. Cala l’attrattività delle aree centrali dello shopping a favore dei poli commerciali disegnati per fornire esperienze accessorie all’atto di acquisto (ristorazione, intrattenimento, cura del corpo e della salute)”.

Secondo Ipsos, va in questa direzione la tendenza del mercato dal prodotto al servizio, con una forte spinta all’iperpersonalizzazione.

La parola d’ordine è personalizzare, che vuol dire conoscere il consumatore, soddisfarne le esigenze e avvicinare il proprio brand, il proprio prodotto o servizio al consumatore. Nella quarta rivoluzione industriale, stiamo assistendo al passaggio dalla vendita transazionale al prodotto come servizio. In questo modello si vendono “pacchetti di utilizzo” anziché il prodotto in sé. Fare innovazione significa in sostanza essere più efficienti, veloci, puntuali, efficaci”.

Informazione e fake news

Il rapporto si conclude con l’analisi sull’informazione, dall’ottica del cittadino/lettore, soffermandosi sulla complessa dinamica generata dagli effetti delle piattaforme digitali sulla funzione di filtro alle notizie svolta tradizionalmente dal quotidiano.

Questo processo di moltiplicazione e disintermediazione ha contribuito a generare quel fenomeno che viene comunemente definito fake news – conclude il rapporto – Quello attuale è un ecosistema informativo nel quale la contraddittorietà non riguarda tanto l’interpretazione quanto la narrazione stessa, per cui coesistono diverse narrazioni della realtà, confliggenti sul ‘realmente accaduto’”.

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