In questo romanzo, Amélie Nothomb racconta il suo primo anno di lavoro come impiegata alla Yumimoto, importante società giapponese. Nonostante cerchi di rendersi utile e porti a termine un progetto in modo brillante, viene denunciata dalla sua superiore, Fubuki Mori. La protagonista non si rende infatti conto di non aver rispettato la gerarchia e la complessa trama di rapporti che regolano la vita aziendale.
Da quel momento in poi le verranno affidati gli incarichi più disparati, che non riuscirà mai a portare a termine in modo corretto. Continuerà a subire una lenta e umiliante retrocessione, fino ad assumere la degradante mansione di “guardiana dei cessi”. Amélie non si perde d’animo, non cede alla tentazione del licenziamento e lavora fino alla scadenza del contratto, proprio come farebbe un giapponese, per non perdere il senso dell’onore.
Il romanzo è segnato da una forte carica di ironia e critica verso la cultura lavorativa della civiltà giapponese che scaturisce dallo stupore per un sistema che schiaccia ogni individualità, nel nome del formalismo gerarchico.
Nelle pagine in cui viene esaminata la condizione della donna, il sorriso ironico scompare per lasciare spazio alla fredda rabbia e contrarietà della scrittrice.
“Il signor Haneda era il capo del signor Omochi, che era il capo del signor Saito, che era il capo della signorina Mori, che era il mio capo. E io non ero il capo di nessuno.”
Stupore e tremori: perché leggerlo
Ironico e poetico, racconta in poche pagine il rigore e l’assurdità del mondo del lavoro giapponese, spietato e privo di senso agli occhi di un occidentale, in un modo brillante e divertente.
Titolo Stupore e tremori
Autore Amélie Nothomb
Editore Voland, 2017
Argomento Romanzo