Oggi si parla della necessità di un cambiamento culturale per affrontare la rivoluzione industriale 4.0. Ma il cambiamento non è qualcosa di nuovo. C’è sempre stato. È la capacità di adattamento, come ci ha insegnato il padre dell’evoluzionismo, Charles Darwin, l’arma vincente per la sopravvivenza. Ma cosa contraddistingue questo cambiamento rispetto gli altri periodi storici?
La velocità. Oggi tutto accade in una frazione di secondo. Come in una centrifuga, siamo immersi da informazioni che arrivano a pioggia, si mescolano e muovono le nostre azioni. La frenesia ci coglie di sorpresa. L’incognito ci spaventa. E noi abbiamo paura. Ma, a differenza di quello che pensano in molti, la paura è un’emozione sana. Ci avverte di qualcosa che potrebbe mettere a repentaglio la nostra tranquillità, la nostra sicurezza.
Quindi, quello che dobbiamo fare, non è combatterla, ma accoglierla e gestirla in modo consapevole. Ecco perché quando accompagniamo gli imprenditori in un percorso di change management, partiamo dall’assessment sull’intelligenza emotiva.
Essere consapevoli dei nostri punti di forza e delle aree di miglioramento ci permette di comprendere e gestire le nostre e le altrui emozioni, al fine di azionare il volano del cambiamento.
Volano che, secondo Six Seconds, ruota intorno a tre punti concentrici:
• motivare, per trasformare la frustrazione in entusiasmo;
• attivare, per mutare la paura in coraggio;
• riflettere, per lasciarsi alle spalle il giudizio a favore della curiosità.
L’intelligenza emotiva
Considerando che, secondo le ricerche di Six Seconds, l’intelligenza emotiva è predittiva per il 55% della capacità di leadership, è importante partire da qui, dalla capacità, dimostrata dalle neuroscienze, di essere: consapevoli, intenzionali, strategici.
Non a caso infatti il World Economics Forum l’ha identificata come una delle competenze essenziali per il futuro. Così come anche il recentissimo “State of the Heart in Italia 2018” di Six Seconds (un’analisi globale sui trend dell’intelligenza emotiva dal 2011 al 2017 svolta su un campione di 200.000 persone) ha evidenziato che le persone con un’intelligenza emotiva alta hanno una probabilità 7,3 volte superiore di alzare gli outcome di performance (fattori di successo), ossia: efficacia, relazioni, benessere e qualità della vita.
Il ruolo della fiducia
Attraverso il coaching strategico, si accompagna quindi l’imprenditore a rafforzare i muscoli dell’intelligenza emotiva. Ma è sufficiente questo percorso per guidare il team verso un cambiamento efficace e indolore? La risposta è no, se non posizioniamo al centro del volano la fiducia. La fiducia è il cuore pulsante delle relazioni all’interno delle organizzazioni. È la fiducia quella che:
• accelera i battiti, aumentando le performance delle persone;
• pompa ossigeno nelle aziende, creando la motivazione necessaria per portare innovazione
e trasformare le emozioni da negative a positive.
È lei quella che aziona il volano mutando la frustrazione in entusiasmo, la paura in coraggio, il giudizio in curiosità.
Un cuore pulsante che, contrariamente a quanto crede la maggior parte delle persone, non è una qualità fluida, inafferrabile, che si ha o non si ha; la fiducia è un vantaggio pragmatico, tangibile, utilizzabile e che si può creare. È importante quindi analizzarne i quattro cardini, che Stephen M.R. Covey identifica nel suo libro “La velocità della fiducia”, in: integrità, intento positivo, capacità e risultati tangibili.
Dare ossigeno alle organizzazioni
Quindi, mentre da un lato, in qualità di consulenti strategici, aiutiamo gli imprenditori a rafforzare la propria leadership, dall’altra li accompagniamo a rafforzare la fiducia per pompare ossigeno nelle organizzazioni. Ossigeno che deve essere equamente distribuito verso strategia, organizzazione, operatività, persone e che un assessment affidabile, attendibile e predittivo, permette di valutarne il dosaggio per un’azione correttiva mirata.
Lo strumento, infatti, potrebbe rilevare una carenza di ossigeno causato da un cuore malato per mancanza di fiducia, oppure:
• uno sbilanciamento verso la strategia a discapito delle persone, dell’organizzazione e dell’operatività, mettendo in evidenza una leadership lungimirante, ma poco attenta alle persone e alla messa a terra della propria vision;
• un’inclinazione marcata verso l’organizzazione rispetto alla strategia, l’operatività e le persone, evidenziando, probabilmente, un’ottima predisposizione verso l’utilizzo di procedure operative, ma fortemente rigida e carente in termini di risultati;
• un forte orientamento verso l’operatività a sfavore della strategia, dell’organizzazione e delle persone, facendo presagire una leadership carente da un punto di vista strategico e poco incline al cambiamento e all’efficientamento dei processi;
• un’accentuata attenzione verso le persone a discapito delle altre tre aree, che ci porta a un’immagine positiva di benessere in termini relazionali e collaborativi, ma con uno scarso risultato in termini economici e innovativi.
Ci sono, quindi, due tipi di aziende: quelle che cambiano usando la strategia e quelle che scompaiono. Tu da che parte stai?
* Sandra Paserio è Consulente del Lavoro, Business Coach e Consulente strategico in Paserio & Partners
“La fiducia è una cosa che accomuna ogni individuo, relazione, squadra, famiglia, azienda, nazione, economia e civiltà – una cosa che, se eliminata, distrugge il governo più potente, il business di maggior successo, l’economia più fiorente, la leadership più influente, la più grande amicizia, il carattere più forte, l’amore più profondo”.
Stephen M. R. Covey