Un nuovo modo per creare la cultura della sicurezza

La teoria della programmazione neuro-linguistica applicata al mondo della sicurezza sui luoghi di lavoro.

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sicurezza PNL

di Mirco Spaggiari |

Come possiamo motivare al meglio le persone che lavorano affinché si consapevolizzino sul fatto che il miglior dispositivo di protezione individuale che possono indossare durante le attività a rischio sono loro stessi, la loro presenza nel momento, la loro responsabilità e abilità di saper rispondere agli imprevisti?

Occorre oltrepassare i filtri mentali e le credenze limitanti tipiche nelle dinamiche sui luoghi di lavoro, tenendo conto dei sistemi rappresentazionali di ogni individuo, così da poter creare con i propri collaboratori una relazione empatica che aprirà le porte a comportamenti corretti e condivisi, finalizzati alla manifestazione dei risultati desiderati comuni.

La programmazione neuro-linguistica (Pnl) rappresenta la chiave di volta di un processo che oggi si comincia a utilizzare anche nella sicurezza dei luoghi di lavoro. Si tratta di un modello esplicito ed efficace dell’esperienza e della comunicazione, il cui principio fondamentale è racchiuso in questa citazione: “La mappa non è il territorio: le persone rispondono alle proprie mappe mentali, non alla realtà”. Per un territorio specifico possono esistere mappe diverse.

Il territorio della realtà può essere rappresentato dalla mappa della psicologia cognitiva, così come da quella della psicanalisi, della religione, dell’ambiente sociale in cui si vive e così via. La stessa esperienza vissuta da due persone è interiorizzata in maniera diversa, perché ogni individuo percepisce gli eventi in modo diverso, prestando maggiore attenzione a particolari sensazioni rispetto ad altre.

In questo contesto diventa fondamentale utilizzare tecniche comunicative che permettano al manager il migliore approccio relazionale. Il linguaggio permea la vita dell’uomo e, secondo i principi della Pnl, ogni comportamento è comunicazione e assume un preciso significato; solo al termine di un periodo di osservazione è possibile interpretarlo con una certa precisione.

La Pnl applicata alla sicurezza sul lavoro

La Pnl studia la risposta del nostro cervello in funzione della linguistica utilizzata. Da uno sguardo più ampio, rappresenta lo studio dell’eccellenza. Se l’eccellenza è studiata e compresa, diventa replicabile. Sarebbe un utile lavoro, nel mondo della sicurezza sul lavoro, quello di analizzare le procedure e i modelli linguistici/comportamentali delle aziende che ottengono risultati eccellenti nella gestione dei rischi: replicando tali schemi nel modo corretto, si dovrebbero ottenere gli stessi risultati.

Alcuni trainer associano la Pnl alla libertà. Riflettendo su questo collegamento, in effetti, si può notare come spesso, quando cerchiamo di superare i nostri limiti per migliorare noi stessi, dobbiamo fare i conti con la nostra mente. I nostri limiti e le nostre paure sono frutto di un preciso modo di ragionare.

Analogamente, i limiti delle aziende che faticano a operare in sicurezza sono legati a erronei schemi di pensiero che vanno combattuti ed eliminati. Volendo coniugare questi due aspetti, possiamo dire che la Pnl è lo studio dell’eccellenza per il raggiungimento della libertà: una definizione molto ampia, che tuttavia ci fa capire che lo scopo ultimo di tale disciplina è fornire valore aggiunto a chiunque ne applichi i principi.

La Pnl scinde il contenuto dal contenitore. Gli strumenti ideati e migliorati negli anni dai trainer permettono di incrementare le performance e i risultati, prescindendo dal campo in cui si opera. I principi e le tecniche della Pnl potrebbero adattarsi alla vendita, allo sport o alla finanza, al marketing e mille altre possibilità e, perché no, alla sicurezza, disciplina che riuscirebbe meglio a sfruttare tali principi con l’effetto ultimo di ridurre infortuni mortali inaccettabili.

Ciò che ci interessa è il nostro obiettivo. Grazie a questi strumenti si può migliorare l’efficienza delle procedure di sicurezza, aumentare la propensione dei lavoratori ad assumere comportamenti corretti, promuovere la diffusione culturale della sicurezza in azienda. Tutto questo diventa più semplice se si applicano dei modelli comunicativi chiari ed efficaci: il vero successo professionale dipende dalla capacità di comunicare.

Essere un leader della sicurezza vuol dire guidare gli altri con le proprie conoscenze, coinvolgerli attivamente in un processo di miglioramento delle procedure e degli standard di prevenzione.

La Pnl parte da alcune convinzioni di base che diversi autori hanno declinato in varie forme. Ho voluto riportare quelle secondo me più rilevanti e utili a fissare una direzione per ciò che s’intende fare con gli strumenti messi a disposizione dalla Pnl.

• Il significato della comunicazione è dato dalla risposta che ottieni

Immaginate un datore di lavoro che indice un corso di formazione per i suoi operai per far adottare loro le giuste misure di sicurezza sul cantiere (ad esempio indossare in maniera corretta i Dpi). Nonostante gli sforzi e l’investimento formativo, i lavoratori continuano a mostrare scarsa attenzione verso la prevenzione degli incidenti. In questo caso la risposta ottenuta (gli operai non seguono le indicazioni del Rspp) dimostra un’inefficienza comunicativa.

Molti potrebbero storcere il naso. Quello che vi chiedo è di focalizzarvi sul fatto che l’unico elemento che possiamo modificare è il nostro modo di comunicare, perciò dovremmo sforzarci di essere il più incisivi possibile, in modo da ottenere la risposta desiderata. Mi piace paragonare il compito del responsabile per la sicurezza a quello di un genitore: come una mamma e un papà che vogliono trasmettere l’educazione al proprio figlio, chi comunica il rischio deve essere in grado di farlo nel modo appropriato, verificando che l’educazione dei lavoratori in materia di sicurezza abbia dato i suoi frutti.

• Non esiste il fallimento, ma solo il feedback

Nella sua visione più ampia la Pnl tende a eliminare l’accezione positiva o negativa, a favore di ciò che è ritenuto utile e non utile. Questo perché, se studiamo la struttura dell’esperienza soggettiva, ciò che per me può risultare negativo, per te potrebbe essere positivo. In tal senso è più utile parlare di feedback quando le cose non vanno come ci saremmo aspettati o come avremmo sperato. Raccogliere il feedback in maniera analitica può essere utile per correggere il comportamento adottato.

• Chi fa sempre le stesse cose ottiene sempre gli stessi risultati

Per quanto vi possiate intestardire con un comportamento, se questo non produce i risultati desiderati non è un comportamento efficace. Sembra un concetto semplice, ma il più delle volte ci troviamo incatenati negli stessi schemi di pensiero che ci bloccano e ci impediscono di conseguire i nostri obiettivi. Per produrre cambiamento è necessario anzitutto cambiare ciò che facciamo o il modo in cui lo facciamo.

• La mappa non è il territorio

Per quanto vi sforziate di raggiungere dettagli alla descrizione, una mappa non sarà mai il suo territorio. Visitare Londra su Google Maps non è come passeggiare per le sue vie. Allo stesso modo, conoscere la realtà di una situazione tramite la descrizione fornita dal vostro interlocutore non equivale alla realtà stessa, ma solo a un’interpretazione fornita dai filtri della mente. Un buon comunicatore tiene conto della parzialità di ciò che riceve e cerca di aumentare la qualità e la quantità delle informazioni utili.

• L’abilità di cambiare: la mappa è più utile che cambiare il territorio

Ampliare la percezione che le persone hanno della realtà è fondamentale per ottenere i risultati che desideriamo. Riuscire a cambiare la mappa mentale e gli schemi di pensiero dei nostri interlocutori è un’abilità che richiede sensibilità ed equilibrio. Spesso risulterà impossibile cambiare la realtà (il territorio); quello che si può modificare con più facilità è la percezione individuale che di essa abbiamo.

• Le persone non sono i loro comportamenti

 “Sei un ritardatario” è diverso da “Sei arrivato in ritardo”. La differenza è nel linguaggio. La prima affermazione si riferisce all’identità, mentre la seconda fa riferimento a un comportamento. Provate a percepire la potenza di questo presupposto. Sarà molto più facile cambiare il comportamento di un lavoratore poco propenso alla sicurezza rispetto al cambiare la sua identità. A tale proposito è importante il modo in cui dare feedback alle persone. Bisognerà sempre rinforzare positivamente l’identità (“Tu sei una persona corretta”), dando indicazioni solo a livello comportamentale (“il fatto che non rispetti le norme di sicurezza può mettere a rischio la tua vita”).

• Facciamo esperienza della realtà attraverso i nostri sensi

Possiamo percepire la realtà attraverso la vista, l’udito, il tatto, l’olfatto e il gusto. Ognuno di questi sensi ha rilevanza nella formazione della propria mappa mentale. Tendenzialmente la Pnl unisce nel segmento K (Cinestetico) le sensazioni fisiche di tatto, gusto e olfatto. Vedremo più avanti l’importanza di individuare il senso di favore del proprio interlocutore (V, A o K), per riuscire a essere efficaci nella comunicazione.

• Non puoi non comunicare

Qualsiasi interazione umana è una forma di comunicazione. Qualunque atteggiamento messo in atto da un individuo assume significato. Anche il silenzio è comunicazione.

• Dietro ogni comportamento si nasconde un’intenzione positiva

Questo presupposto è uno dei più difficili da accettare. Ciascuno di voi conosce più di una persona sgradevole. Prendete un episodio accaduto con una persona sgradevole: quale intenzione positiva c’era dietro quel comportamento? Forse faticherete a trovare una risposta, ma guardando in profondità scoprirete che dietro i peggiori conflitti si nascondono anche buone intenzioni.

Per fare un esempio vicino alla sicurezza, un lavoratore che non indossa un Dpi potrebbe avere come intenzione positiva quella di velocizzare il proprio lavoro ed essere più efficiente. In questo caso comprendere l’intenzione di fondo ci permette di spiegare al lavoratore che essere efficienti non significa solo essere veloci, ma anche attenersi alle migliori procedure operative indicate dall’azienda, e questo farebbe di lui un nostro alleato.

Consigli per diventare Safety Counselor Leader

Il ruolo di responsabile della sicurezza è spesso associato a una figura negativa, noiosa, che obbliga i lavoratori a prestare attenzione a elementi ritenuti inutili e superflui.Ecco, quindi, che l’obiettivo fondamentale di tutto il suo lavoro, migliorare la Performance Safety, si allontana, trasformandolo in una figura burocratica e rendendo il suo scopo un orizzonte irraggiungibile. Grazie a una comunicazione efficace si possono però raggiungere più facilmente gli obiettivi prefissati.

Le persone che riescono a comprendere il nostro intento saranno più predisposte a lasciarsi guidare verso le corrette procedure di gestione del rischio. A volte, però, può non essere sufficiente un miglioramento nella propria capacità empatica. Il passo avanti consiste nel trasformarsi da semplici “educatori della sicurezza” a veri e propri “Safety Counselor-Leader”.

Può definirsi tale una persona orientata a un certo stile comunicativo, abile nel creare rapporti e, quindi, nel calibrare attentamente le persone. Le persone, se correttamente guidate, possono tirare fuori il meglio di sé e realizzare performance di qualità. Se continuiamo a giudicarle in base ai loro comportamenti contingenti, non potremo mai coglierne il potenziale e, di conseguenza, non potremo mai aiutarle a tirarlo fuori.

Non giudicate negativamente l’atteggiamento di un lavoratore nei confronti della sicurezza: potreste negargli la possibilità di imparare il corretto approccio per lavorare senza rischi. Ecco quindi il grande sforzo di chi vuole diventare un “Safety Counselor”: installare dentro di sé la convinzione che se una persona è formata e motivata può imparare ad adottare i corretti comportamenti per la prevenzione del rischio.

Non sto chiedendo di “far finta” di credere alle potenzialità altrui: simulare ottimismo nei confronti di qualcuno non vuol dire essere convinti delle sue potenzialità. La falsità non porta da nessuna parte, rende solo la gente odiosa e ipocrita. Cercate di trovare la vera fiducia negli altri dentro di voi. Per dare una definizione ancora più accurata di Safety Counselor, aggiungiamo che le persone non acquisiscono nozioni dal Counselor, ma le trovano attingendo al proprio interno grazie a una corretta guida.

Più che insegnare qualcosa, si tratta quindi di aiutare le persone a imparare scoprendo. Nel far applicare le procedure corrette per evitare infortuni sul lavoro, dobbiamo quindi smettere di insegnare e, cercare piuttosto, di risvegliare le persone verso le proprie corrette attitudini.


* Mirco Spaggiari è fondatore di Om.En, società di consulenza aziendale

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