Fondi & Formazione: dimmi chi sei e ti dirò dove andare

Lasciato alle spalle il 2018, annus horribilis della formazione finanziata, tutti i Fondi autorizzati dal Ministero si apprestano a un nuovo e continuo rilancio, all’insegna del motto “Cresciamo Insieme!”

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Fondi e formazione

Molti operatori direbbero: “Per fortuna è finito!” Sì! Per fortuna il 2018 è finito. Pur non essendo bisesto, lo scorso anno passerà alla storia per il più funesto degli anni dall’introduzione della destinazione volontaria dello 0,30% dei contributi Inps che le aziende versano, e la conseguente autorizzazione a operare ai primi Fondi.

A dire la verità, qualche segnale di tensione sull’argomento Fondi si era percepito a partire dal 2016: la sospensione, a titolo cautelativo, dei finanziamenti su tutti i piani formativi presentati a valere sugli strumenti operativi di Fondimpresa (il fondo di Confindustria da sempre leader in Italia per aziende aderenti e numero di iscritti) era stata adottata dal Cda del Fondo in attesa di chiarimenti da parte del Ministero del Lavoro su quanto notificato dall’Anac (Autorità Nazionale Anticorruzione) in relazione alla qualificazione dei Fondi Interprofessionali per la formazione continua come organismi di diritto pubblico soggetti alla sua vigilanza. Fuori uno!

L’anno seguente, le prime circolari operative di Anpal, (vedi ad esempio quella datata 23/10/2017), avevano iniziato a intervenire (interferire?) sull’operatività di altri Fondi “che prevedono strumenti di finanziamento noti come “conto formazione aggregato chiuso o di rete… basati su modalità aggregative non ammesse”. Per la serie: rivedete gli strumenti! Fuori due!

Ma è stato di fatto ad aprile 2018 che, sempre Anpal, con la pubblicazione delle “Linee Guida sulla gestione delle risorse finanziarie attribuite ai fondi paritetici interprofessionali per la formazione”, ha regolamentato il “quasi mercato della formazione” ponendo limiti, obblighi e responsabilità ai fondi e ai suoi amministratori. E già qualche mese prima, tutti gli attori del sistema della formazione finanziata, avevano avuto modo di analizzare preoccupati le ancora più stringenti “Bozze di Linee Guida Anpal” mai, per fortuna, divenute operative! Fuori tre e fuori quattro! Colpito…, ma non affondato!

Tutto questo, e sicuramente altro ancora, non hanno fatto altro che rallentare drasticamente un treno che correva, probabilmente troppo liberamente, su binari per l’alta velocità, penalizzando però al tempo stesso tutta una filiera che portava avanti una strategia “win-win”: tutti contenti e tutti soddisfatti! Fondi, aziende aderenti con i relativi dipendenti formati, operatori del settore, società di formazione: chi poteva definirsi insoddisfatto di un impianto rodato che dal 2004 al 2017 aveva gestito, anche se con qualche pecca più legata al singolo che non al sistema, oltre 6,5 miliardi di risorse?

Anche le istituzioni avrebbero dovuto trarne giovamento da questo collettivo successo. Invece la realtà è, ed è stata, un’altra, diametralmente opposta. Sono stati i beneficiari finali interpretati come aziende e dipendenti (nonché versatori delle risorse volturate ai fondi) ad essere penalizzati. Ma d’altro canto, l’ormai tradizionale taglio annuale da 120 milioni di euro adottato sulle risorse dei Fondi dimostra la mancanza di cultura e amore per la formazione anche nelle stanze dei bottoni romane!

Fondi: diamo i numeri

Queste pagine non potrebbero essere “Dossier” senza la presentazione degli attori protagonisti (= Fondi) e senza qualche numero che ben identifichi il contesto. Come redazione avemmo voluto utilizzare dati più aggiornati rispetto a quanto in nostro possesso, leggi il 18° Rapporto sulla Formazione Continua pubblicato da Anpal in data gennaio 2018 ma, purtroppo, quello nuovo sarà pubblicato solo nei prossimi mesi. Vero anche che, dopo un confronto con Anpal stessa, nulla di trascendentale dovrebbe essere cambiato in termini numerici per quanto riguarda le adesioni riscontrate e i versamenti ricevuti dai Fondi attivi.

Pur essendo ancora in leggera crescita, il numero delle adesioni riscontrate (intese come singolo codice fiscale) ha registrato anche lo scorso anno un rallentamento. Dimostrazione di un “mercato” battuto sia in termini geografici che settoriali. Anzi, alla data attuale, la mobilità tra fondi, al netto delle risorse economiche, incide più significativamente delle nuove adesioni riscontrate.

Parlare di 1 milione di aziende aderenti oggi è assolutamente veritiero. Una logica di statistica aggiornata deve necessariamente essere depurata di tutte quelle aziende che in primis l’Inps definisce “cessate definitivamente”. È per questa ragione che, nella tabella generale riepilogativa, ci permettiamo, come editori e come operatori del settore, di fare una fotografia del reale stato dell’arte dei Fondi interprofessionali, se pur non aggiornata come già segnalato, al netto delle cessazioni definitive. Un Ytd (Year to date) in versione “formazione”. Ovviamente da questa statistica salviamo le “sospese”, molte delle quali continuano a versare il contributo dello 0,30% ai Fondi, riavviando stagionalmente l’attività.

Ebbene, fatti i conti ne risulta un dato “drogato” in termini di numero di aziende realmente aderenti ai fondi (comprese le sospese), ma soprattutto ne scaturisce un dato decisamente errato per quanto riguarda la rappresentatività di taluni fondi. Ma questo è un italico controsenso che non tocca solo la formazione, ma anche diversi aspetti della vita politica, associativa e sindacale del Bel Paese. Nella tabella seguente abbiamo cercato di riprodurre la più realistica e puntuale situazione dei Fondi Interprofessionali in Italia, in una logica di indipendenza che, fin dalla sua prima uscita, Forme ha voluto rappresentare nell’intero comparto delle politiche attive del lavoro. Lo scopo non è quello di misurare il più grande o il più piccolo, il più bello o il meno attraente. È nostro desiderio permettere al lettore di farsi una generale idea dello scenario, permettendogli di identificare non la migliore soluzione, ma la più adatta per la singola azienda.

Le risorse dei Fondi:
solo spese o spese bene?

Un capitolo a parte va dedicato alle risorse economiche gestite dai Fondi. Abbiamo voluto prendere in considerazione il solo periodo 2014-2017 al fine di poter confrontare un panel coerente almeno in termini di operatività. Infatti, tutti i 19 Fondi attivi, ad eccezione di uno, presi in considerazione nella nostra analisi (ricordiamo che 3 fondi sono stati prima commissariati e poi definitivamente chiusi) nel 2014 erano già attivi e beneficiavano della destinazione dello 0,30%: 2,3 miliardi di euro già decurtati dalle varie trattenute applicate sistematicamente in questi anni. Un dato interessante, e che deve porre delle puntuali riflessioni, è il consolidato delle aziende coinvolte in piani formativi e il numero di dipendenti partecipanti. Prendendo in considerazione l’anno 2016 (l’ultimo completo) sono poco meno di 70mila le imprese coinvolte in piani formativi e 1.560.396 i lavoratori che hanno partecipato agli stessi. Rispettivamente il 7,21% delle aziende e meno del 15% dei lavoratori ad esse riconducibili (vedi tabella a questo link).

Da qui la sensazione che il “sistema” debba assolutamente avvicinarsi a quelle imprese che per dimensione, per territorio e per tematica faticano ad accedere alle risorse messe a disposizione. Altrimenti, come qualcuno ha detto in riferimento alla Flat Tax, si rischia la creazione di un Robin Hood al contrario: si prende ai piccoli per favorire i grandi. Una buona notizia arriva dalle diverse tematiche formative nei progetti costituenti i piani approvati e la relativa partecipazione dei lavoratori agli stessi. Pur facendo ancora la parte del leone, i corsi in ambito salute e sicurezza sui luoghi di lavoro risultano in forte diminuzione rispetto agli anni passati. In particolare, la tendenza è marcata se si considera che passa dal 43,4% nel 2014 al 21,4% nel 2016.

Fondi: qualche considerazione

Come redazione abbiamo la desiderata di aver accompagnato il lettore (di averti accompagnato) alla scoperta di un mondo forse solo parzialmente conosciuto. Le opportunità sono sicuramente tante e gli strumenti messi a disposizione dei fondi sono molteplici: dagli avvisi di sistema ai voucher, dalla formazione a catalogo ai conti aziendali, solo per citarne alcuni. Spesso la burocrazia non aiuta. Non aiuta i Fondi, non aiuta le aziende coinvolte in tutte le fasi di erogazione del servizio e non aiuta il coinvolgimento dei discenti.

La responsabilità di tutti gli operatori è quella di una erogazione etica, corretta e costruttiva, sia con una particolare attenzione alle tematiche dei percorsi finanziati (industria 4.0, digitalizzazione, internazionalizzazione  ecc.), sia con una formazione mirata alle reali esigenze delle aziende dettate da dimensione, territorio e comparto. La valutazione che ogni imprenditore, ogni professionista e ogni seria associazione deve fare è legata a una semplice domanda: quando scelgo un Fondo, ho fatto la scelta più adatta? A ognuno la responsabilità di dare la giusta risposta.


Per approfondire l’argomento leggi anche:

• La mappatura dei Fondi Interprofessionali

• Dati e Numeri dei Fondi Interprofessionali

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