Pronti 30 milioni per formare le imprese

Rossella Spada, direttore di Formazienda: «Già 5 milioni con l’Avviso 1, poi altre cinque finestre. Un anno sfidante e competitivo per l’economia italiana. Serve un vero lavoro di squadra. Saremo al fianco delle aziende che devono pianificare le attività formative per crescere e vincere la sfida del mercato».

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calcolatrice con digitato 2020 e banconote

di Giovanni Fanti |

Il Fondo Formazienda lancia la programmazione 2020 e per dare un segnale di

Rossella Spada è direttore di Formazienda

vicinanza alle imprese aumenta l’entità delle risorse finalizzate alla formazione delle risorse umane. Ne parliamo con il direttore Rossella Spada.

La programmazione 2020 di Formazienda. Quali sono i punti di forza?

Il 2019 ha rappresentato per Formazienda l’anno di un vero rilancio. Adesso, però, dobbiamo fare di più nella consapevolezza che le aziende italiane chiedono sempre più una buona formazione. La programmazione degli avvisi previsti per il 2020 è già entrata nel vivo con la pubblicazione in gazzetta ufficiale il 7 febbraio della prima iniezione di risorse pari a 5 milioni di euro. Contiamo di raggiungere per il 31 dicembre 2020 la cifra di 30 milioni di euro. Abbiamo elaborato un piano complessivo che si svilupperà attraverso sei finestre bimestrali.

Perché la formazione continua rappresenta un fattore strategico per la crescita del mondo produttivo?

La formazione è al centro delle strategie aziendali quando queste vanno nella direzione della crescita e dell’acquisizione di punti di competitività. L’economia italiana vive grazie alla grande capacità di innovazione che le piccole e medie imprese dimostrano al pari dei gruppi più strutturati. È una nostra prerogativa ed è necessario salvaguardarla e valorizzarla anche attraverso l’azione dei fondi interprofessionali che mettono a disposizione risorse concrete per allineare le competenze alle urgenze del mercato e agli obiettivi del management.

L’Italia può sviluppare un’economia della conoscenza?

La nostra specificità, anche in riferimento alle produzioni tradizionali, ha sempre fatto emergere la qualità dei processi e delle lavorazioni. Le filiere, in modo quasi del tutto spontaneo e informale, hanno raggiunto livelli di eccellenza sulla base di una cultura alta e profondamente responsabile del lavoro. È un percorso che si è manifestato in tutti i settori del Made in Italy. Con il tempo le imprese e le istituzioni hanno compreso, però, che uno scenario simile non poteva essere lasciato in balia della buona volontà dei singoli. Per continuare a rispondere alla sfida di alimentare con successo la domanda serviva un’azione capillare e puntuale nell’ambito della formazione.

Da qui la necessità di codificare i processi, le filiere e migliorare il capitale umano. Formazienda si inserisce in questo quadro con una missione ben precisa. Dobbiamo sviluppare la vocazione italiana che fa della conoscenza e dell’innovazione il proprio elemento di unicità nel contesto globale. E dobbiamo farlo coinvolgendo il più possibile le micro, piccole e medie imprese.

Per rispondere alla sua domanda direi che sì, a mio avviso è possibile costruire un’economia della conoscenza perché questo è il vero dna delle nostre realtà produttive, ma non bisogna illudersi neanche per un solo istante di poter vivere di rendita. La formazione deve diventare la priorità delle politiche di governo nell’ambito dell’economia e del lavoro. Una necessità ancora più urgente in una fase dominata dai cambiamenti della tecnologia 4.0.

La digitalizzazione è una delle tematiche che promuovete maggiormente. Ormai è una necessità anche per le Pmi, da sempre un vostro target privilegiato. Qual è il trend delle adesioni?

La digitalizzazione si inserisce nell’asset strategico dell’innovazione che ha sempre caratterizzato i contenuti e le finalità dei nostri avvisi. Si tratta di una tematica molto vicina alle esigenze delle Pmi che, anche per questo motivo, sono sempre più attratte nell’orbita dei fondi interprofessionali. A Formazienda sono attualmente iscritte 110mila imprese per 775mila lavoratori e, da quando siamo nati nel 2008, non abbiamo mai smesso di crescere.

È un segnale che premia certamente il nostro modo di operare, che abbina certezza delle procedure e velocità dei finanziamenti, ma è anche la prova che la legge 388/2000 istitutiva dei fondi interprofessionali ha predisposto una soluzione idonea ed efficace. Il meccanismo può essere naturalmente soggetto a modifiche migliorative, ed esiste a riguardo un ampio e fecondo dibattito in merito al superamento del prelievo forzoso sul versamento dello 0,30% e dei vincoli europei sugli aiuti di stato, ma è indubbio che i fondi interprofessionali hanno svolto e continuano a svolgere un ruolo prezioso per dare seguito alla natura fortemente innovativa della nostra imprenditoria.

La presenza sistematica di soggetti deputati a sostenere iniziative nell’ambito della formazione continua, di concerto con le aziende e con gli enti di formazione che dialogano con il sistema produttivo dimostrando tutta la loro grande efficacia proprio in riferimento al servizio rivolto alle Pmi, permette inoltre di realizzare un’azione anticiclica per fronteggiare i momenti di recessione e la disoccupazione strutturale riqualificando gli occupati, agevolando l’inserimento dei giovani e dando un contributo alla crescita del Paese.

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