Il messaggio di questo particolare periodo storico è chiaro: bisogna guardare al futuro tenendo conto dei cambiamenti in atto e pensare a un’Italia nuova sotto molteplici punti di vista.
“Serve un ‘progetto Paese’ che proietti l’Italia verso il nuovo scenario socio-economico-politico che si sta delineando, che sarà diverso da quello che abbiamo conosciuto fino a prima della pandemia. Non basteranno le misure tampone adottate per arginare le ricadute economiche negative della crisi sulle diverse categorie sociali, economiche e produttive. Le Parti sociali sono pronte a fornire al Parlamento e al Governo il loro sostegno in termini di proposte ed idee, sia per la fase della più acuta dell’emergenza, sia nella programmazione della fase immediatamente successiva di graduale riapertura. La ripartenza deve costituire l’occasione per ragionare sui nodi critici del Paese, disegnando il modello di sviluppo e ripensando al valore dei servizi pubblici essenziali. Le azioni che si mettono in campo per gestire l’emergenza condizioneranno il modo in cui ne usciremo. L’uso delle tecnologie digitali, quelle dell’informazione e della comunicazione si stanno rivelando strategici. Non possiamo più ignorarlo. Siamo al limite del lockdown sostenibile per l’economia”.
È il messaggio emerso all’unanimità dall’Assemblea del Cnel che si è riunita in videoconferenza, approvando lo stress test.
L’emergenza che porta al cambiamento
“Nei prossimi mesi e per tutto il 2021, dunque, il nostro Paese avrà davanti un’opportunità unica per provare a colmare alcuni gap strutturali storici che sono emersi in tutta la loro urgenza durante l’emergenza sanitaria. La sanità, la scuola, l’infrastruttura digitale e il welfare, hanno mostrato limiti enormi legati al loro mancato adeguamento al contesto attuale. La semplificazione amministrativa è un elemento essenziale per un’azione rapida a supporto delle misure adottate durante la fase emergenziale. La prossima emergenza che si verificherà non potrà trovare il nostro Paese impreparato. Dobbiamo imparare a convivere con regole che rendano compatibile l’emergenza sanitaria con quella economica – aggiunge il presidente Tiziano Treu – Dobbiamo incalzare l’Europa perché persegua la strada degli eurobond, in alternativa, saremo legati a regole intergovernative basate su un quadro di grande incertezza e, allora, il problema oltre che economico e sociale può effettivamente diventare anche politico”.
Le azioni che si metteranno in campo nelle prossime settimane per far ripartire gradualmente il Paese dopo il lungo lockdown disegneranno l’Italia dei prossimi 10 anni.
Ripartire uniti
“L’assenza di una posizione unitaria e l’incapacità di prendere decisioni sui grandi problemi economici e sociali e di solidarietà rischia di compromettere il grande progetto europeo. Occorre trovare nuovi spazi comuni e superare l’assetto attuale di una costruzione intergovernativa che vede, da un lato, una sovranità monetaria e, dall’altro, la libertà per gli Stati di accedere individualmente a politiche economiche e di sviluppo, fiscali e industriali”, sottolinea il vicepresidente Elio Catania.
“Abbiamo davanti lo spettro della recessione e della crisi sociale. Bisogna prefigurare una ripartenza nel più breve tempo possibile che affronti i grandi nodi strutturali del sistema Paese lavorando ad un nuovo modello di sviluppo e affrontando la crisi industriale. Sulla sanità e il valore dei servizi pubblici centrale è importante il ruolo dello Stato. Alcune scelte vanno riviste. Non dobbiamo dimenticare le sfide economiche che ci attendono già in questa fase di emergenza”, rileva la vicepresidente Gianna Fracassi.
“Il decreto Liquidità appena approvato dal Governo appare un passo importante nella giusta direzione della tutela del sistema produttivo e della stabilità finanziaria delle imprese e delle banche. Ma il problema centrale sta nella velocità di attuazione delle misure: rapidità di attuazione delle decisioni e snellimento delle procedure amministrative sono le due variabili cruciali perché non si vanifichi l’efficacia delle misure, scongiurando una crisi sociale devastante che comprometta la tenuta dell’assetto democratico del Paese”, conclude il Cnel.