Niente “Eureka!” se la formazione è imposta

Se vogliamo collaboratori proattivi che portino idee nuove e di valore all’interno delle aziende, dobbiamo creare i presupposti per attivare le persone e trasformarle da spettatori ad attori della loro crescita professionale.

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immagine di una lampadina e della scritta eureka

di Sandra Paserio* |

La formazione è uno strumento d’oro. Tramite la formazione i collaboratori escono dalla routine. Crescono, acquisiscono nuove competenze, ricevono stimoli che gli permettono di trovare soluzioni innovative e iniziare un viaggio.

Un viaggio meraviglioso che porta con sé la scoperta, stimolando quella curiosità e quella creatività ormai assopita dalla quotidianità. Un viaggio in un ambiente dove si conoscono persone nuove, dove si ascoltano esperti del settore. Un viaggio che stimola il cervello, mettendo insieme quei pezzetti del puzzle che fanno gridare: “Eureka”.

Quell’esclamazione che ricorda Archimede, il matematico siracusano, quando, dopo essere entrato nella vasca da bagno, si rese conto che il volume di acqua spostata era uguale al volume della parte del corpo immersa nell’acqua. Un’intuizione geniale che lo portò alla soluzione del quesito posto da Gerone, dubbioso di essere stato truffato dal proprio orefice: trovare il modo di verificare il peso e la purezza della corona d’oro realizzata dall’artigiano. Un’intuizione potente. Talmente potente da portarlo a correre nudo tra le vie di Siracusa per condividere la sua scoperta.

Ma, quando si arriva a gridare Eureka? Quando la mente è pronta a ricevere nuovi stimoli. Quando la curiosità di imparare cose nuove è maggiore rispetto all’impegno e alle difficoltà generati dall’imparare. Una lampadina che, non solo non si aziona a comando, ma che è impossibile da accendere se la resistenza al cambiamento ne spegne l’interruttore.

La resistenza al cambiamento

Sono decine le persone che ho incontrato nei percorsi di cambiamento che sono state mandate a dei corsi di formazione. Persone che si trovavano in aula perché qualcuno gli ha detto di andarci.

Persone demotivate che vivono la formazione come l’ennesima punizione perché non hanno capito il motivo e l’utilità di quel corso. Persone che associano i percorsi formativi alla scuola, alla sofferenza dello studio, al peso dei libri e alle sgridate dei genitori. Il loro pensiero va agli insegnanti che li etichettavano come “fannulloni”.

Quelli che scaldavano la sedia in attesa del suono della campanella. Un’associazione irrazionale che fa riaffiorare le stesse emozioni provate allora. Emozioni che innescano quella resistenza al cambiamento ostacolando l’innovazione.

Modificare la strategia

Per evitare questo scenario, dobbiamo imparare la strategia e agire prima.

Dobbiamo spostare la nostra attenzione e fare come Alessandro Magno, uno dei più grandi strateghi della storia che, durante una delle sue spedizioni belliche, si trovò davanti a un problema apparentemente insormontabile: trovare il modo di superare una fortezza inespugnabile indiana situata a 2000 metri di altezza, circondata da montagne con pareti lisce, raggiungibile solo percorrendo un sentiero molto stretto che, se imboccato, li avrebbe condotti sicuramente alla morte. Ed ecco che il re macedone spostò l’attenzione da “vincere il nemico” a “raggiungere la cima della montagna”.

Riunì il pool di scienziati ed esperti che gli era al seguito. Stimolò la creatività del suo team fino a trovare una soluzione fuori dagli schemi: arrampicarsi sulla roccia utilizzando le funi e i pioli delle tende. Una soluzione, che oggi chiamiamo “scalata in cordata”, che portò alla vittoria del re macedone. I soldati, infatti, una volta raggiunta la vetta lanciarono le frecce sulla roccaforte militare. Lo stupore dei nemici fu talmente forte che, convinti di avere a che fare con un essere divino, non opposero resistenza e consegnarono le chiavi della città ad Alessandro. Un esempio di strategia passato alla storia e da cui trarre insegnamento.

Se vogliamo dei collaboratori proattivi che provino il piacere di gridare “Eureka” e di portare valore all’interno delle nostre aziende, dobbiamo usare la strategia.

Dobbiamo spostare la nostra attenzione: da “dire ai dipendenti di partecipare ai corsi” a “trovare il modo di stimolare i nostri collaboratori affinché siano loro a chiedere di fare formazione”. Perché non si può obbligare i collaboratori a imparare.

Occorre solo creare le condizioni per trasformare le persone da spettatori ad attori della loro vita professionale.


*Sandra Paserio è Consulente del Lavoro, Business Coach, Sei Assessor certificato e Consulente Strategico in Paserio & Partners.

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