Formazione continua, lockdown e lessons learned

Oggi è possibile un cambio di paradigma dei sistemi formativi. Le sfide da affrontare sono legate alla didattica, alle infrastrutture digitali e alle piattaforme, ma non sono da sottovalutare quelle legate alle questioni amministrative.

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formazione continua a distanza

di Eugenio Gotti* |

Il lockdown ha reso evidente la modalità tradizionale di fare formazione. Lo ha fatto mostrandola nella forma dell’impedimento. La lezione d’aula in presenza si è resa di colpo impraticabile.

Gli attori del sistema formativo si sono mossi rapidamente per affrontare l’emergenza. Da una parte si sono prolungati i termini delle attività formative finanziate, dall’altra è stata riconosciuta valida la formazione a distanza sincrona. Analogamente allo Smart Working, ci siamo cimentati con lo Smart Learning.

Gli enti di formazione, i formatori, i lavoratori in formazione si sono in larga parte adattati alle nuove modalità, scoprendo che la formazione a distanza può funzionare, facendo esperienza diretta della capacità di tenuta delle infrastrutture digitali, dei divari digitali e iniziando a riflettere su opportunità e limiti, tecnologici e didattici, dello Smart Learning.

Si è anche capito che, come per lo Smart Working, qualche lezione appresa ci accompagnerà anche nel futuro, perché lo Smart Learning potrà ben essere utile anche oltre i tempi di pandemia.

La regolamentazione della formazione sincrona

Certo, per ora stiamo ancora agendo in una logica emergenziale. Regioni, Anpal e Fondi Interprofessionali hanno rapidamente regolato la nuova modalità di formazione, spesso in deroga alla disciplina ordinaria e solo per il periodo di emergenza sanitaria e comunque limitandosi alla formazione sincrona.

E questo è comprensibile, perché regolare la formazione a distanza sincrona è abbastanza semplice e rapido, essendo omologa alla formazione d’aula, con docenti e discenti che, sebbene in luoghi differenti, interagiscono simultaneamente in un setting apparentemente simile alla formazione in presenza: permangono i gruppi classe, il calendario, le voci di costo possono restare quelle ordinarie, tanto che chi aveva applicato le unità di costo standard per la formazione d’aula le ha mantenute valide per quella sincrona, considerando accettabile un minimo grado di scarto di costi tra le due forme di attività.

La regolamentazione si è quindi concentrata sulla dimostrazione dell’effettività della formazione a distanza realizzata, che è uno dei principi fondanti il riconoscimento e il finanziamento della formazione. Questo poiché, da un punto di vista formale, ciò che distingue la formazione a distanza sincrona rispetto a quella in presenza riguarda in primis la tracciatura e il controllo della presenza degli allievi e del docente, che garantisce l’effettività della formazione.

Ogni Regione e ogni Fondo hanno quindi disciplinato tali elementi in modo indipendente, chi chiedendo di registrare le lezioni a futura dimostrazione, chi facendo tenere registri individuali, chi tracciando i log delle piattaforme.

La regolamentazione della formazione asincrona

E che dire della formazione asincrona? Vi sono alcuni contesti nei quali è già possibile applicare la formazione a distanza asincrona, laddove precedentemente disciplinata dalle Regioni o dai Fondi.

È stata anche elevata dal 30% al 100% la possibilità di svolgere a distanza anche in modo asincrono la formazione regolamentata di cui alle “Linee Guida per l’utilizzo della modalità Fad/e-Learning nei percorsi formativi di accesso alle professioni regolamentate la cui formazione è in capo alle Regioni e Province Autonome” approvate il 25 luglio 2019 in Conferenza delle Regioni e Province Autonome.

Tuttavia, è bene evidenziare come tali linee guida si occupino del riconoscimento dell’attività formativa, ma non del suo finanziamento. Possiamo dire che complessivamente la disciplina della formazione a distanza asincrona è poco diffusa. Per questa carenza regolatoria, negli ultimi dieci anni è aumentata in modo significativo la distanza tra la formazione aziendale privata e quella riconosciuta e finanziata dai sistemi pubblici.

La Fad cresce ed evolve

Il mercato globale della formazione a distanza continua a crescere e ad evolversi. Uno studio di Knowledge Sourcing Intelligence dello scorso febbraio ha stimato una crescita del mercato e-Learning dai 188 miliardi di dollari del 2019 fino all’impressionante cifra di 319 miliardi di dollari nel 2025, con un incremento costante di quasi il 10% annuo.

Non dobbiamo pensare nemmeno che l’e-Learning di cui stiamo parlando sia ancora quello che abbiamo conosciuto tra gli anni ’90 ed i primi anni 2000, orientato a conservare e distribuire la conoscenza in modo standardizzato e sequenziale.

Al contrario, i nuovi trend si orientano a logiche che guardano in altre direzioni, dal social learning – con lo sviluppo di strumenti interni all’azienda per il confronto, la collaborazione, la costruzione condivisa di conoscenza con logiche wiki – ad ambienti di apprendimento che vedono l’utilizzo di simulazioni didattiche interattive, realtà virtuale, gamification.

In tali ambienti, l’apprendimento parte dall’esperienza e viene supportato da funzioni guida passo-passo, prove ed errori, contenuti visivi interattivi, che stimolano un apprendimento attivo. Inoltre, tali ambienti analizzano le azioni dell’allievo per adeguarne in modo dinamico il percorso e ottimizzare costantemente il processo di apprendimento. E non dimentichiamo la possibilità di fruire di tali ambienti in movimento: il mobile learning è anch’esso in crescita esponenziale.

Siamo di fronte ad un’evoluzione mondiale, che riguarda in primis gli Stati Uniti e l’area Asia-Pacific, quella a maggior crescita dell’e-Learning. Coinvolge innanzitutto l’ambito della formazione aziendale, dove la logica di efficacia ed efficienza è sentita maggiormente, ma è interessante vedere l’estendersi di tali approcci anche alla prima formazione, a partire sicuramente dal livello terziario, che già ha visto l’esplosione dell’e-Learning attraverso i Mooc.

È significativo, tuttavia, che tale contesto evolutivo riguardi nel nostro Paese sostanzialmente la formazione aziendale privata. Allo stato attuale, non si rileva né un’adeguata disciplina generale ad essa dedicata né, tanto meno, adeguati strumenti di finanziamento e di gestione a disposizione di lavoratori e imprese.

Abbiamo avuto in questi mesi l’opportunità di scontrarci con i limiti della formazione in presenza per poter riflettere sullo sviluppo di altre forme di apprendimento. Possiamo forse oggi più facilmente guardare anche alla possibilità di superare alcuni pregiudizi della formazione continua nell’ambito dei sistemi pubblici, che pongono limiti all’azione e che rischiano di lasciare i sistemi pubblici arretrati rispetto alla formazione privata.

Potremmo discutere di diversi di questi limiti, dalla formazione on the job a quello della formazione solo durante l’orario di lavoro, dal coaching al riconoscimento della formazione informale e non formale, fino alla mancata relazione tra le competenze dei repertori regionali e nazionali e i contratti di lavoro.

Per quanto riguarda la formazione asincrona, al di là di ogni valutazione didattica, è indiscutibilmente un limite il suo mancato riconoscimento da parte dei sistemi formativi pubblici.

Il cambio di paradigma dei sistemi formativi

Oggi è tecnologicamente possibile un cambio di paradigma dei sistemi formativi. Certo, tale sfida pone innanzitutto rilevanti questioni  didattiche, di accesso alle infrastrutture digitali, del software e delle piattaforme da utilizzare, ma non sono da sottovalutare quelle amministrative.

Perché, riprendendo la metafora kantiana della colomba la cui ebrezza di libertà si spinge fino al punto di considerare stoltamente l’aria in cui il volo si realiza come un freno alle sue possibilità di librarsi a piacimento, il formatore e il tecnologo che progettassero l’innovazione dei sistemi formativi pubblici nell’astrattezza di un rapporto con la burocrazia, non guadagnerebbero strada, nonostante i loro sforzi.

Poiché l’azione amministrativa è fondamentale per l’esistenza stessa di un sistema pubblico di formazione, per la gestione degli incentivi e dei finanziamenti, per il riconoscimento delle certificazioni e delle qualifiche. È quindi da capire come far evolvere il paradigma oggi vigente nell’azione amministrativa che riguarda la formazione. Certo, in questo nuovo quadro regolatorio si dovranno mantenere saldi i principi di riconoscimento e di finanziabilità, attualizzandone l’applicazione e i relativi strumenti, tenendo conto delle potenzialità e del cambiamento che determina l’e-Learning.

Lo sforzo dovrà essere quello di definire una disciplina che sia in grado di rispondere contemporaneamente sia ai principi generali di finanziabilità dell’intervento sia di valorizzare appieno i progressi tecnologici, evitando sovra regolamentazioni e limitazioni del potenziale dell’e-Learning.

Se l’azione cambia, anche l’oggetto del finanziamento cambierà di conseguenza. Se nella formazione asincrona la funzione trasmissiva è affidata a uno strumento e non a una persona, si dovranno rimborsare i costi di sviluppo degli strumenti e non l’erogazione diretta dell’attività. Se la presenza fisica non è la condizione di effettività della formazione, non sarà più il registro d’aula il documento di verifica amministrativa, ma i log di tracciamento delle piattaforme. Se la fruizione della formazione è indipendente dal tempo, non avrà più senso il calendario delle lezioni, ma si dovrà comunque avere la possibilità di un controllo in itinere.

È in alcuni di questi esempi che intravvediamo come il cambiamento di paradigma della formazione dovrà trovare il suo rispecchiamento nel quadro regolatorio. Si tratta di superare la burocrazia difensiva, di superare la coazione a ripetere schemi sicuri, per procedere sulla strada della buona amministrazione e dell’innovazione.


* Eugenio Gotti è Vice Presidente Esecutivo area Human Capital della società di consulenza manageriale PTSCLAS ed esperto di politiche attive del lavoro.

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