Il contesto in cui viviamo da diverso tempo ci ha abituato a cambiamenti repentini e a un certo grado di instabilità. Certo è che nessuno poteva immaginare quanto sta accadendo a causa di un virus, a meno di essere appassionati di fantascienza scientifica.
Da un lato l’allenamento, appunto, ha fatto sì che in tempi brevissimi ci siamo trovati comunque a operare in una situazione mai sperimentata dall’essere umano, come quella del lockdown, dall’altro le nostre strutture biologiche, cervello in primis, sono ancora “antiche” per certi aspetti e per continuare a sostenere questo impatto è importante capire come funzioniamo e come possiamo sfruttare al meglio i meccanismi naturali.
Emozioni, corpo, razionalità
Nella cultura occidentale si tende a privilegiare la componente razionale, quindi a sforzarsi di trovare delle ragioni e spingersi verso nuovi comportamenti su questa base.
Oramai da un po’ di tempo si è compreso che questo non basta, anzi, la parte cognitiva/razionale in realtà è l’ultima che dovrebbe essere messa in campo per fissare le nuove conoscenze acquisite.
Il processo di cambiamento si basa su tre elementi: emozioni, corpo, razionalità. La componente emotiva è la vera base del cambiamento, solo se la nostra parte emotiva sorregge le decisioni che prendiamo queste saranno sostenibili nel tempo, altrimenti verranno abbandonate al primo ostacolo.
Quando siamo sotto stress o in situazioni di pericolo è predominante, e guida il nostro modo di agire, la parte più antica del nostro cervello, quella legata alla gestione delle emozioni e alla memoria, quindi, cosa succede? Che procediamo per “reazione” basandoci su un senso di urgenza o sulla nostra esperienza passata. Questo lo ha dimostrato molto bene Daniel Kahneman, psicologo e premio Nobel per l’economia, nel suo testo “Pensieri lenti e pensieri veloci”.
Questa modalità non va bene se dobbiamo ripensare ai nostri comportamenti, trovare strategie per affrontare il futuro, immaginare nuovi approcci: per fare ciò dobbiamo usare la parte del cervello chiamata neocorteccia, la zona più evoluta dove possiamo attuare questi pensieri.
Va da se’ che dobbiamo quindi essere in grado di collegarci con quello che stiamo provando per essere efficaci in questa direzione. Se siamo nella paura, rabbia, frustrazione, insoddisfazione, ansia, timore, preoccupazione, tristezza sarà la parte del cervello emotivo che ci sta guidando e non saremo in grado di pensare diversamente o intraprendere cambiamenti, saremo in protezione di quello che abbiamo o che già facciamo, che peraltro non è più così utile.
Quali sono invece le emozioni e i sentimenti che sorreggono la parte creativa? Sono la curiosità, l’interesse, la tranquillità, la soddisfazione, il senso di sfida, la connessione, la speranza.
Le potenzialità del corpo
E qui entra in gioco il corpo, ci siamo dimenticati di lui ma è parte fondamentale perché è attraverso il corpo che noi “sentiamo” le emozioni, che sono dei processi biochimici (a differenza dei sentimenti che sono più elaborati e complessi) dove una serie di neurotrasmettitori è responsabile di farci sentire quella particolare emozione.
Sempre attraverso il corpo possiamo aiutarci e cercare quelle emozioni citate sopra che ci possono aiutare ad affrontare momenti complessi. Ognuno di noi può trovare la sua modalità utilizzando tutte le potenzialità del corpo: c’è chi si rigenera con un’attività sportiva, chi beneficia del potere della musica, chi usa l’olfatto e quindi utilizza i profumi giusti come la lavanda per tranquillizzarsi o la menta per stimolare la creatività e chi trova le sue risorse negli alimenti che aiutano l’umore, contenendo analoghi di quei neuro- trasmettitori di cui abbiamo detto.
In sintesi è importante allargare la nostra conoscenza e il nostro sguardo per poter affrontare uno dei momenti forse più complicati per l’essere umano, sfruttando tutto quello di cui siamo attrezzati: le nostre emozioni, il nostro ragionamento e il corpo come tramite.
*Tania Cariani è co-founder e Head of Delivery Innovation di Disclose srl, una start-up che si occupa di formazione e che ha sviluppato un nuovo concept che aiuta le organizzazioni ad agire sui talenti delle persone utilizzando l’intelligenza emotiva, il coaching e le conoscenze in ambito neuroscientifico.