Il mercato del lavoro secondo Anpal

Il punto sulle politiche attive del lavoro, sulle azioni e gli strumenti necessari per recuperare il crollo occupazionale, sull’importanza della formazione continua e delle nuove competenze, con Paola Nicastro, direttore generale di Anpal.

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di Laura Reggiani |

Tutte le iniziative messe in campo dalle istituzioni per promuovere l’occupazione e l’inserimento lavorativo, quelle che tra gli addetti ai lavori sono chiamate politiche attive, sono coordinate in Italia dall’Anpal, l’Agenzia Nazionale Politiche Attive del Lavoro, istituita nel 2015 nell’ambito del Jobs Act.

A dirigere Anpal, il cui Presidente è Domenico Parisi, è stata chiamata lo scorso anno l’avvocato Paola Nicastro. Presente solo da un anno all’interno di una delle istituzioni più importanti per il mondo del lavoro, Paola Nicastro ha però maturato una profonda esperienza nelle politiche del lavoro, prima come dirigente della Divisione VI della Direzione Generale per le politiche attive e passive del lavoro del Ministero del Lavoro, e poi come direttore generale di Inapp, l’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche.

Una voce, quindi, competente e professionale, a cui ci siamo rivolti per conoscere gli strumenti messi in campo per contrastare la disoccupazione, la situazione dei servizi per l’impiego e i rapporti tra pubblico e privato, il ruolo strategico dei Fondi Interprofessionali e l’importanza della formazione per lo sviluppo delle nuove competenze.

Ben conosciuta tra gli addetti ai lavori, meno tra la gente comune, Anpal svolge un ruolo fondamentale a supporto delle politiche attive del lavoro. Chi è Anpal, come opera e con quali strumenti?

L’Agenzia Nazionale Politiche Attive Lavoro promuove il diritto al lavoro, alla formazione e alla crescita professionale delle persone.

Il compito prioritario di Anpal è il coordinamento della rete nazionale dei servizi pubblici e privati per il lavoro e delle politiche attive del lavoro, guardando anche all’Europa, attraverso la rete Eures di incontro domanda/offerta dei paesi dell’Unione Europea.

Anpal ha, inoltre, l’incarico di portare a compimento il sistema informativo unitario del mercato del lavoro, per una migliore gestione del mercato del lavoro e il monitoraggio delle prestazioni delle politiche del lavoro, funzione questa svolta attraverso il sistema DOL operati- vo sul sito dell’Ente. Nel momento di oggettiva difficoltà che la crisi Covid ha generato, Anpal ha sostenuto anche il processo di trasformazione digitale, offrendo servizi di supporto ancora più “smart”, come l’app “Resto in campo” per favorire l’incontro fra domanda e offerta di lavoro nel settore agricolo.

Anpal promuove e coordina anche i programmi cofinanziati dal Fondo Sociale Europeo, fornisce supporto e accompagnamento alle Regioni nella predisposizione degli interventi straordinari e nella riprogrammazione di quelli in corso finanziati con i fondi comunitari e si occupa della programmazione e della gestione dei programmi operativi nazionali nelle materie di competenza.

A causa della pandemia sanitaria, nel secondo trimestre 2020 l’input di lavoro ha subito una eccezionale diminuzione. Pensa sia possibile recuperare questo crollo occupazionale? In quanto tempo? Con quali strumenti e misure?

La pandemia ha avuto effetti molto seri sull’economia e sull’occupazione, che solo in parte il blocco dei licenziamenti, anche attraverso il ricorso alla Cassa Integrazione, è riuscito a contenere. Nel contesto attuale è molto difficile fare previsioni in merito all’andamento del mercato del lavoro.

L’Istat prevede una riduzione sia delle ore lavorate sia delle unità di lavoro equivalente a tempo pieno nell’anno corrente e una moderata ripresa nel 2021: le unità di lavoro registrerebbero una contrazione nel 2020 del -9,3% per poi aumentare nel 2021 del +4,1%. La situazione rimane però molto incerta e fortemente connessa all’evoluzione dell’emergenza sanitaria.

A partire da questo quadro, il ruolo delle politiche attive del lavoro e di Anpal appare, oggi più che mai, fondamentale, anche per recuperare l’aumento degli inattivi, cioè di coloro che non cercano più il lavoro. Inoltre, la pandemia ha accentuato il ruolo strategico del FSE quale strumento per la salvaguardia dell’occupazione, il rafforzamento delle competenze e il sostegno all’inclusione attiva.

In questo quadro, è stato istituito presso Anpal il Fondo Nuove Competenze, di cui parleremo dopo, ma che vorrei sottolineare da subito rappresenta uno strumento altamente innovativo attraverso il quale saranno implementati processi di reskilling dei lavoratori.

L’assegno di ricollocazione è una misura coordinata da Anpal e gestita tramite la rete pubblico-privata dei servizi per il lavoro. Qual è il rapporto con le Agenzie per il lavoro? Come si può migliorare la sinergia fra pubblico e privato?

La rete dei servizi pubblico/privata non è di certo esclusivamente connessa all’assegno di ricollocazione, ma è il modello scelto dal nostro ordinamento per erogare in forma integrata i servizi per l’occupazione sul territorio nazionale.

Ovviamente il livello di collaborazione è diversificato, a seconda dei territori, essendo la gestione dei servizi per l’impiego demandata alle Regioni. Compito di Anpal è coordinare questa rete ed elevare il livello di mediazione organizzata del sistema (a fronte dell’elevata percentuale di mediazione informale, storicamente tipica del mercato del lavoro italiano).

In tal senso Anpal gestisce l’albo delle Agenzie per il Lavoro e l’Albo dei soggetti accreditati per le politiche per il lavoro, tramite cui si realizza il vero presupposto per la collaborazione tra pubblico e privato.

Un milione e 600 mila sono i Neet registrati a Garanzia Giovani. Cosa si può fare di più per aiutare i giovani a entrare nel mondo del lavoro? Tirocini e apprendistato sono strumenti adatti?

Dal 2014 la Garanzia Giovani, promossa dalla Commissione europea, rappresenta uno dei principali programmi d’intervento rivolti ai Neet per contrastarne l’inattività e la disoccupazione.

Il programma offre ai giovani un percorso che, a partire dalla presa in carico da parte dei servizi per il lavoro, li accompagna verso un’occupazione. Alcune delle misure offerte, in particolare il tirocinio e l’apprendistato, hanno l’obiettivo di aiutare i giovani nella transizione dalla scuola al mondo del lavoro. Il tirocinio, in particolare, si è dimostrato una misura efficace nel permettere ai giovani di acquisire direttamente in un contesto lavorativo le skill necessarie per un inserimento più consapevole nel mondo del lavoro.

Occorre tuttavia continuare a lavorare per innalzare la qualità di questa misura, affinché diventi realmente un’occasione di crescita professionale per i giovani. In prospettiva è opportuno valorizzare e promuovere ulteriormente il percorso di sostegno all’autoimpiego e autoimprenditorialità, che può rappresentare per un giovane un’opportunità di lavoro. Attualmente il progetto “Yes I start up!” e il “Fondo Selfiemployment” rappresentano valide iniziative per i giovani Neet.

Anpal coordina anche la rete dei servizi per il lavoro. Qual è la situazione dei Centri per l’Impiego? Come si possono rendere in grado di affrontare un mercato del lavoro in cambiamento?

La situazione della rete dei Centri per l’impiego è in continua evoluzione.

Sono infatti in atto dei piani di rafforzamento che prevedono diversi interventi. Il primo riguarda l’incremento degli organici dei Cpi fino ad arrivare al raddoppio degli attuali 7.800 addetti, con l’immissione di 11.000 nuovi operatori prevista nel “Piano di potenziamento dei Cpi” del 2019. Un secondo intervento è relativo alla informatizzazione delle procedure amministrative e all’unificazione degli archivi amministrativi dei SIL locali.

Un ulteriore intervento riguarda l’attivazione del servizio DOL sul portale Anpal, che permette a cittadini e imprese di pubblicare candidature e vacancies e agli operatori dei Cpi di agire come intermediari nei processi di matching. Infine, un ultimo  intervento è relativo alla definizione di una strategia verso i datori di lavoro con un ampliamento dell’offerta territoriale di servizi alle imprese, ovvero più sportelli e più personale dedicato e formato allo scopo, e con il potenziamento dei sistemi informativi centrali.

Uno sforzo, questo, che ha lo scopo di agevolare la transizione verso modelli organizzativi e di servizio più adeguati non solo al volume, ma anche al grado di complessità e specializzazione della domanda che proviene oggi dal mercato del lavoro.

Gli incentivi economici ai datori di lavoro sono un altro strumento importante per sviluppare l’occupazione. Quali sono i più interessanti a disposizione delle imprese?

La logica degli incentivi è sempre stata quella di stimolare l’occupazione, specie per quelle fasce e segmenti del mercato del lavoro che hanno maggiori difficoltà legate all’età, alle aree regionali meno sviluppate, a settori economici specifici e anche al genere.

In questa direzione, si sono mossi anche i programmi Pon Spao e il Pon Iog, che hanno messo a regime incentivi che si sono dimostrati efficaci, poiché hanno consentito e consentono di inserire nel mercato del lavoro, attraverso l’attivazione di contratti a tempo indeterminato, anche target considerati storicamente problematici, come i disoccupati di lunga durata e, appunto, i Neet. Questa strategia verrà ancora alimentata, come dimostra anche “IO Lavoro” che intende incentivare le imprese all’assunzione di giovani con età tra i 16 e 24 anni e adulti di 25 anni e oltre senza impiego regolarmente retribuito da almeno sei mesi.

Lei ha visto nascere i Fondi interprofessionali e li ha seguiti nella loro crescita. Rispetto allo stato in cui li aveva lasciati come considera oggi l’impatto e la loro importanza nelle politiche attive?

Sicuramente hanno aumentato la loro influenza nell’ambito della formazione continua, considerando sia la crescita costante nelle adesioni, sia del contributo finanziario ricevuto da Inps.

Oggi più di allora rappresentano pertanto il principale veicolo di sostegno al finanziamento della formazione aziendale, specie per le imprese di dimensioni micro e piccole, che non dispongono generalmente di propri finanziamenti. Si consideri che lo stock delle imprese, intese come il cumulato delle organizzazioni che hanno aderito ai Fondi paritetici interprofessionali negli ultimi anni, continua a manifestare incrementi per la sempre maggiore consapevolezza delle aziende dell’importanza strategica della formazione.

In questo particolare momento di grande cambiamento, è fondamentale riuscire a fare evolvere le modalità di formazione e di apprendimento delle organizzazioni, per adeguarsi al “new normal”. Inoltre, in anni recenti i Fondi hanno sperimentato e messo in atto forme innovative nel sostegno alla formazione in più direzioni. Si è assistito, ad esempio, a una crescente polarizzazione delle risorse su temi legati all’introduzione di innovazione per la competitività e al contempo a una diminuzione di risorse su temi più ‘conservativi’.

Si è anche visto un nuovo interesse a modalità formative di tipo esperienziale e a distanza, quest’ultima così fondamentale nel periodo che stiamo vivendo, e si è iniziato a dare maggior peso alla programmazione formativa per competenze, che consente anche di certificare i percorsi formativi, così come si è cercato di individuare prassi di finanziamento dei piani sempre più snelle e tese a minimizzare i tempi tra la comparsa delle esigenze formative e l’attuazione dei piani presentati.

La mission dei Fondi assume quindi, oggi, una importanza strategica fondamentale anche nell’identificazione delle strategie di apprendimento più efficaci, in ottica innovativa, con l’obiettivo di semplificare le procedure di accesso alle risorse, di coinvolgere maggiormente le piccole e medie imprese, quelle meno strutturate e i lavoratori in situazioni di vulnerabilità.

Nell’ultimo rapporto sulla formazione continua si evidenzia il ruolo centrale dei Fondi nella diffusione della formazione. Come si pone Anpal per rendere ancora più efficiente l’attività dei Fondi?

Come noto, i Fondi sono uno dei soggetti della rete nazionale per le Politiche attive del lavoro, e Anpal esercita la funzione di vigilanza e monitoraggio delle attività finanziate dai Fondi. Ciò implica il loro coinvolgimento in diversi ambiti e il constante ascolto delle loro esigenze proprio al fine di accompagnarne le attività anche rispetto ai punti di sviluppo evidenziati in precedenza, specie in quest’ultimo periodo in cui vi è stata da parte dei Fondi stessi la necessità di tramutare molta formazione programmata da modalità in presenza a modalità a distanza e di definire meglio ambiti di intervento a contrasto della crisi causata dal Covid-19.

Non a caso, i Fondi potranno partecipare alla formazione delle imprese che faranno richiesta del Fondo Nuove Competenze. Anpal intende mostrarsi parte attiva e dinamica nei confronti dei Fondi, fornendo linee guida, riscontri a quesiti, circolari informative e di aggiornamento sui temi di attualità e programmazione formativa, con l’obiettivo di favorire l’efficientamento della gestione dei sistemi, testimoniando l’attenzione rivolta al processo innovativo che, sempre più in questi anni, sta caratterizzando l’attività di formazione, alla luce di un crescente e maggiormente diffuso impiego delle nuove tecnologie informatiche.

Tutti i lavoratori sono chiamati ad aggiornare le proprie competenze e ad acquisirne di nuove, soprattutto in ambito digitale. Ci sono delle risorse specifiche a diposizione di questo?

Occorre evidenziare che Anpal, fin dalla sua costituzione, ha investito molte risorse a supporto dell’acquisizione di competenze digitali per i cittadini e le imprese; basta citare iniziative come “Crescere in digitale” e “Ict nel Mezzogiorno”. In questa direzione, inoltre, proprio nell’ambito della riprogrammazione del Pon Spao, è in previsione uno stanziamento di 100 milioni di euro per intervenire, in collaborazione con le Regioni, a sostegno dell’adattamento al cambiamento.

Tra gli obiettivi strategici dell’iniziativa vi è quello di trasferire competenze per sfruttare le potenzialità degli strumenti digitali, supportando i lavoratori che intendono utilizzare le nuove tecnologie digitali in funzione di investimento anti-crisi.

Ha accennato prima al Fondo Nuove Competenze. Ci può spiegare più in dettaglio lo strumento?

Il Fondo Nuove Competenze, in modo del tutto innovativo, interviene per innalzare il livello del capitale umano nel mercato del lavoro, offrendo ai lavoratori l’opportunità di qualificarsi e di dotarsi degli strumenti utili per adattarsi alle nuove condizioni del mercato del lavoro, acquisendo “nuove competenze”, e sostenendo le imprese nel processo di adeguamento ai nuovi modelli organizzativi e produttivi determinati dall’emergenza epidemiologica.

Il Fondo finanzia il costo del lavoro, comprensivo degli oneri contributivi e assistenziali, relativo alle ore di frequenza dei percorsi di sviluppo delle competenze stabiliti dagli accordi collettivi, ma non è destinato al finanziamento delle attività formative. I destinatari sono i datori di lavoro del settore privato che abbiano stipulato entro il 31 dicembre di quest’anno accordi collettivi di rimodulazione dell’orario di lavoro per mutate esigenze organizzative e produttive dell’impresa, stabilendo che parte dell’orario di lavoro sia finalizzato alla realizzazione di appositi percorsi di sviluppo delle competenze del lavoratore.

Attualmente la dotazione del fondo è di 730 milioni di euro, incrementabile con conferimenti di risorse di Pon e Por Fse. Anpal è responsabile dell’attuazione dell’intervento: curerà l’istruttoria delle istanze e autorizzerà Inps, soggetto pagatore, all’erogazione del contributo.

Chi è Paola Nicastro

Laureata in giurisprudenza alla Sapienza di Roma nel 1989, Paola Nicastro ha lavorato come avvocato specializzandosi in diritto del lavoro. È entrata nella Pubblica Amministrazione nel 2000 con incarico dirigenziale, ricoprendo incarichi in diverse divisioni del Ministero del Lavoro e occupandosi di gestione di progetti speciali per aziende in crisi, di interventi nell’ambito degli aiuti di Stato e di controllo dei fondi strutturali. Dal 2013 al 2019 è stata Direttore Generale dell’Inapp, contribuendone al rilancio come istituzione di ricerca nel campo delle politiche sociali, del lavoro e della formazione.Paola Nicastro

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