Diversità e inclusione: le due facce del futuro lavorativo

In questo nuovo contesto, un dibattito essenziale deve essere dedicato a come le organizzazioni siano in grado di creare un ambiente inclusivo e diversificato per i loro dipendenti.

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Le comunità tecnologiche hanno discusso per anni sul “futuro del lavoro”, relegando il concetto a qualcosa di vago e lontano. La conversazione ha spesso ruotato su come poter rendere il posto di lavoro più efficiente e collaborativo e in molti dei dibattiti e confronti che ho avuto di recente la tematica dell’inclusività ha decisamente assunto un posto rilevante.

Nel 2020 ambienti e pratiche di lavoro hanno attraversato un cambiamento totale. Stiamo assistendo all’aumento della forza lavoro distribuita, una modalità secondo la quale l’ufficio non deve essere necessariamente il centro del business e la gran parte dei dipendenti ha la possibilità di accedere alle risorse e agli strumenti per lavorare da qualsiasi luogo, sia esso la casa, l’ufficio, il bar o una combinazione di questi.

Una recente ricerca di VMware e Vanson Bourne ha scoperto che in tutta l’area EMEA c’è stato un aumento del 41% dei dipendenti (percentuale che in Italia tocca il 69%) che ora riconosce il lavoro a distanza come un prerequisito piuttosto che un benefit.

Il passaggio a una forza lavoro distribuita non avverrà certamente da un giorno all’altro, e non per tutte le organizzazioni o i lavoratori, ma è probabile che pensiero e concezioni sottostanti diventino sempre più la norma. In questo nuovo contesto, un dibattito essenziale deve essere dedicato a come le organizzazioni siano in grado di creare un ambiente inclusivo e diversificato per i loro dipendenti.

Verso un lavoro più diversificato e inclusivo

Pensiamo ai genitori che lavorano. Sono finiti i giorni in cui bisognava destreggiarsi tra la corsa a scuola e il tragitto verso l’ufficio per non perdere il primo meeting della giornata. Un ambiente di lavoro distribuito, dove la posizione fisica diventa irrilevante e il management assicura un orario flessibile, rende possibile per i genitori programmare il proprio orario di lavoro nei luoghi più consoni e funzionali, che sia la casa, l’ufficio o qualsiasi altro posto.

Dimenticate i turni settimanali flessibili, l’uscita anticipata per andare a prendere il figlio all’asilo e, soprattutto, dimenticate di giudicare la vostra produttività in base a ciò che avete fatto esclusivamente tra le 9 e le 17.

Il lavoro distribuito e flessibile può risolvere alcune delle sfide più ardue legate all’equilibrio tra lavoro e vita privata per la gestione dei figli, poiché la mancanza di spostamenti offre la possibilità di lavorare più vicino a dove i figli vanno a scuola. Attraverso questa modalità, è più facile per i genitori che lavorano poter dare il proprio meglio. Una flessibilità, questa, che ha portato l’82% dei responsabili aziendali in EMEA a dichiarare che è oggi più facile assumere i genitori che lavorano.

Ma non finisce qui. Senza la limitazione fisica dell’ufficio, spesso inteso come panacea universale, il bacino dei talenti si è allargato a più aree geografiche. L’ufficio non è più circoscritto al raggio di azione del pendolarismo, e i datori di lavoro hanno ora la possibilità di reclutare i migliori candidati ovunque, dalle città ai villaggi più remoti, entrando in contatto con chi non veniva considerato a causa della distanza fisica. Infatti, più di tre quarti dei responsabili aziendali del Nord Europa ora trovano più facile reclutare anche chi vive al di fuori dei principali centri economici.

Il modello di lavoro distribuito rimuove anche l’ostacolo di dover viaggiare verso il proprio posto di lavoro, rendendo più facile e realistico trovare un impiego per le persone con disabilità, per coloro che non possono permettersi costi di trasporto o che non vivono vicino a snodi di trasporto efficienti.

Il virtuale ha aumentato la fiducia e la sicurezza

Il cambiamento delle modalità di lavoro ha avuto un impatto anche sul modo in cui interagiamo con i colleghi. La natura virtuale a cui ci siamo abituati nell’ultimo anno ha inaspettatamente realizzato per alcuni dipendenti un nuovo senso di fiducia e sicurezza nella loro vita lavorativa. Molti si sentono più sicuri nel parlare in video conferenza (64% in EMEA, 67% in Italia) e due terzi affermano di essere più tranquilli nel relazionarsi con la leadership, una tendenza decisamente benvenuta e dalla quale spero che anche noi, leader aziendali, saremo in grado di trarne il meglio per tutti.

In questo nuovo scenario, stiamo anche osservando una diminuzione del divario di genere con quasi sette su dieci intervistati che affermano che il tempo nelle riunioni è ora più equamente diviso tra partecipanti uomini e donne.

Il ruolo dei responsabili aziendali nel futuro di un luogo di lavoro inclusivo

Passare a un modello di lavoro pienamente funzionale, efficiente e distribuito che sia collaborativo e inclusivo richiederà certamente tempo.

Allo stato attuale, nel Nord Europa, più di un quarto crede la cultura dei vertici aziendali scoraggi il lavoro a distanza. Anche se la maggioranza può non essere d’accordo, quasi un terzo degli intervistati afferma che non si sente supportato o incoraggiato ad adattarsi al futuro del lavoro, e quasi la metà si preoccupa dell’autoisolamento.

I responsabili aziendali devono quindi riconoscere che, se stanno implementando un modello di lavoro distribuito, hanno la responsabilità di adattare le loro pratiche per garantire il benessere del personale anche se fisicamente lontano dall’ufficio.

L’anno appena trascorso ha imposto un cambiamento profondo quanto veloce di come e dove lavoriamo. Le aziende e i dipendenti dovrebbero riconoscere le opportunità che questa nuova modalità può realizzare. Come responsabili aziendali, desideriamo una forza lavoro performante, impegnata e responsabilizzata. Per questo, una formazione appropriata e modelli di gestione devono essere sempre considerati e messi al primo posto per fare in modo che le preoccupazioni di tutta la forza lavoro siano risolte – non solo quelle che, da sempre, sono le più chiacchierate e discusse. Comprendere che non sia più così importante il luogo in cui un dipendente vive, mettendo in atto le giuste pratiche, è oggi fondamentale per creare un ambiente di lavoro inclusivo, in grado di funzionare serenamente per tutti coloro che vi lavorano, indipendentemente da dove si trovano.

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