Un’occasione da sfruttare

L’egida autorevole di Mario Draghi unita a un vero e proprio “governissimo” può non solo scardinare il recente passato, ma anche aiutare a costruire un nuovo e diverso futuro.

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governo Draghi

di Rossano Salini* |

La decisione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella di affidare a Mario Draghi l’incarico per la costruzione di un nuovo governo, dopo la fine del Conte-bis, al di là delle contingenze politiche che riguardano la specifica fase in cui il Paese si trova in questo momento, porta a una riflessione di più ampio respiro.

L’ingresso sulla scena politica dell’ex presidente della Bce apre infatti scenari e prospettive anche di lunga durata, che vale la pena soppesare in maniera adeguata.

Prima di affrontare l’argomento, è bene però sbaragliare il campo da due possibili equivoci o errori di prospettiva; il primo riguarda lo spauracchio intorno a una presunta destituzione di funzione della politica a vantaggio della tecnocrazia; il secondo è un eccesso di idolatria nei confronti di un personaggio la cui importanza è sì indiscutibile, ma che non va nemmeno assolutizzata.

L’aspetto della delegittimazione della politica, attraverso operazioni di potere che ad alcuni possono sembrare poco trasparenti e comunque non avallate dal procedimento democratico per eccellenza, vale a dire il voto, pur se dotato di una sua ragionevolezza va però riequilibrato con la valutazione di altri elementi. Innanzitutto, la crisi politica grave – e a tratti imbarazzante quanto a improvvisazione e incompetenza – cui abbiamo assistito nell’ultimo periodo è un fattore importante intorno al quale l’intero nostro assetto democratico deve interrogarsi. Inutile accusare i tecnocrati o i poteri forti o addirittura presunti complotti, quando il punto di partenza di tutto è il pessimo uso che noi stessi stiamo facendo di quel tesoro prezioso che è la democrazia.

L’importanza dell’espressione popolare è stata svilita al punto tale da cercare il con- senso a tutti i costi con gli argomenti anche più bassi e vili, giocando sulla figura del politico come “uomo comune”, che ormai nella maggior parte dei casi altro non è che l’uomo caratterizzato da livelli sconcertanti di incompetenza. Tutto questo non è colpa dei tecnocrati; è colpa di tutto un sistema che ha accettato di ridurre la politica a tifo da stadio, mentre nel frattempo l’Italia rischia il default. Per quanto riguarda invece il rischio contrario, vale a dire una sorta di idolatria nei confronti di Draghi visto come salvatore della patria e deus ex machina che, con il suo diverso stile e atteggiamento, può risollevare le sorti del paese, dobbiamo vedere la cosa nella sua giusta dimensione: un intervento emergenziale è per sua natura un’eccezione, e come tale va guardato, tenendo sempre nella coda dell’occhio l’esigenza di un ritorno alla normalità.

mario draghi
Mario Draghi è Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana dal 13 febbraio 2021.

Alcune possibili implicazioni

Detto questo, la nascita del governo Draghi ha, come detto, una serie di implicazioni che vanno oltre la situazione contingente. Draghi ha in un certo senso sparigliato le carte, prima di tutto accettando l’incarico di Mattarella (andando anche contro le aspettative, perché molti fino al giorno prima erano più che scettici sulla possibilità che l’ex guida della Bce accettasse di infilarsi in un caos politico assai lontano dalla sua storia personale) e poi costruendo un governo in cui ha sapientemente calibrato la parte politica e la parte tecnica. Tutto questo apre una fase politica gravida di conseguenze, per tutti gli attori in gioco.

Il centrodestra ha di fatto subito una spaccatura, che dovrà comprendere e metabolizzare: Forza Italia, pur nella sua posizione minoritaria, ha confermato una cultura di governo diversa rispetto alle altre forze, e si è dimostrata trainante nelle scelte che contano; la Lega ha capito che era impossibile non vivere da protagonisti una transizione così importante e per di più sotto il cappello di una figura autorevolissima come Draghi; Fratelli d’Italia, a dispetto di una scelta che darà effetti immediati in termini di consenso, rischia però di condannarsi a forza marginale e strutturalmente non governativa, affetta da un “coerentismo” le cui motivazioni non sono così nobili come ad alcuni possono sembrare.   Insomma: una vera polveriera dalle conseguenze imprevedibili.

Il centrosinistra vive una crisi di identità che l’esperienza del governo Draghi non può che acuire: la scelta di avvallare un’alleanza di governo con il Movimento 5 Stelle ha lasciato strascichi nella classe dirigente del Pd come nell’elettorato, con un ondeggiamento ancora irrisolto tra scelta transitoria e alleanza politica stabile, e ben prima che tale dilemma venisse risolto si presenta ora la scelta obbligata di un’alleanza ancor più allargata, comprendente il centrodestra e l’odiatissima Lega di Salvini. Il Movimento 5 Stelle infine è sull’orlo dell’implosione: da movimento duro e puro, di lotta e di protesta, si è ridotto a forza che – dati alla mano – sembra l’unica disposta a fare alleanze con chicchessia pur di rimanere al governo.

Il Governo Draghi  offre un’opportunità di ricostruzione

Tutto questo sembra dunque far presagire a uno sfacelo generale dell’assetto politico a cui siamo stati abituati in questa lunga fase di transizione che chiamiamo Seconda Repubblica. Ma lo sgretolamento di un assetto assolutamente fragile può facilmente tramutarsi nell’occasione di una ricostruzione vera e solida, su basi più durature. È da più di vent’anni che tutti i protagonisti dello scenario politico italiano sono ben consapevoli del fatto che l’esigenza primaria è quella di un’ampia e lungimirante ridefinizione delle regole del gioco, una sorta di nuova Costituente. Non si è mai avuto il coraggio di farlo, vuoi per opportunismo, vuoi per cecità, vuoi per mancanza di coraggio. Fatto sta che sempre la logica dell’interesse di breve termine e la paura di perdere posizioni e consensi ha bloccato ogni ipotesi di riforma strutturale del sistema. Ora, l’egida autorevole di Draghi da un lato, e la circostanza assolutamente eccezionale di un vero e proprio “governissimo” comprendente tutto l’arco parlamentare, può non solo scardinare il recente passato, ma anche costruire il futuro, creando le condizioni necessarie per fare ciò che in questa lunga transizione non si è fatto. Non è un governo Costituente, lo sappiamo; ha compiti tanto contingenti quanto fondamentali, a partire dal Recovery Plan e dalla gestione di pandemia e post-pandemia. Ma l’occasione è da sfruttare al massimo, anche dal punto di vista della ridefinizione del sistema. E le premesse per un cambiamento sostanziale dell’assetto politico ci sono tutte.


* Rossano Salini, laureato con lode in lettere classiche, dottore di ricerca in italianistica, è giornalista professionista. Ha pubblicato articoli e interviste su diverse testate nazionali.

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