di Laura Reggiani |
Confsal è nata nel 1979 dalla fusione di due sindacati autonomi, Snals, sindacato della scuola, e Unsa, sindacato della Pubblica Amministrazione, con lo scopo di rappresentare una valida alternativa al sindacalismo ideologico legato a limitate e funzionali relazioni partitiche e, quindi, spesso rappresentativo di una visione ristretta o distorta del mondo del lavoro. Oggi, con oltre 1,5 milioni di tesserati nel settore pubblico, privatistico e della protezione e sicurezza, sia in servizio sia in pensione, Confsal è la più grande confederazione autonoma. Alla guida del sindacato c’è dal 2017 Angelo Raffaele Margiotta che sta facendo di Confsal un protagonista attivo e attento nel mondo del lavoro e nella società civile.
Quali sono i principali valori che ispirano Confsal e a quali tipologie di lavoratori si rivolge?
Il valore fondante della nostra strategia politico-sindacale sta nella centralità della persona e nella valorizzazione del lavoratore inteso come fondamentale protagonista della vita economica e sociale del Paese. L’organizzazione interna è ancorata ai principi di democrazia, pluralismo e indipendenza, che garantiscono un effettivo protagonismo partecipativo. Confsal ha anche una visione europeista e globale, e su questo mi sento particolarmente impegnato, affinché ci possa essere un’estensione reale dei diritti e dei doveri, per costruire un mondo del lavoro governato da leggi eque, nel quale la ricchezza possa essere distribuita più equamente tra le persone che contribuiscono a produrla; garantito da una contrattazione di qualità per combattere il dumping sociale e salariale in Italia e negli altri paesi; basato sul riconoscimento della professionalità e delle competenze; sostenuto da forme estese di tutela della salute e sicurezza.
Lo stretto radicamento sul territorio e il contatto quotidiano con la sua base, attraverso le sue federazioni, permette a Confsal di offrire, a lavoratori, pensionati e giovani, servizi capillari sia di tutela dei diritti sia di assistenza presso i Caf e i Patronati, oltre a una molteplicità di proposte in campo assicurativo e legale. Voglio inoltre sottolineare l’importanza delle iniziative di formazione, promosse sia per i quadri dirigenti sia per i singoli lavoratori, che stiamo ampliando non solo attraverso convegni, seminari, webinar ed eventi online, ma anche attraverso una serie di progetti che si avvarranno sempre di più di piattaforme e-learning per garantirne una maggiore diffusione, con modalità che meglio possano rispondere ai fabbisogni dei lavoratori e conciliare i tempi di vita, lavoro e formazione.
Come si sta muovendo Confsal per affrontare e supportare un mercato del lavoro in continuo cambiamento?
Già da qualche anno abbiamo messo al centro dell’attenzione il lavoratore e il futuro dei nuovi lavoratori come “persone”. In questo paradigma economico sociale, la formazione per tutto l’arco della vita diventa trasversale su ogni politica attiva e propulsiva del lavoro ed è indipendente dalla tipologia di rapporto di lavoro. Questa è, in parte, la nostra idea di impresa sociale in cui l’azienda è protagonista assoluta dell’economia del territorio e dello sviluppo sostenibile. La nostra confederazione sta mettendo in campo tutte le sinergie a supporto di una gestione della bilateralità sempre più proiettata all’interesse comune di una società civile.
In particolare il nostro focus è più rivolto alle Pmi e alle micro imprese, oggi più che mai annullate dalla competizione con i colossi del mercato globale. Sempre, nelle nostre proposte di cambiamento vi sono strategie di lungo periodo che stiamo sviluppando con i nostri partner datoriali e che sono legate a sensibilizzare le aziende e i dirigenti per favorire interventi di trasformazione digitale, per noi legata anche alla riorganizzazione del lavoro: l’utilizzo dello Smart Working deve essere legato all’emergenza occupazione, dove lo sblocco dei licenziamenti prospetta una catastrofe sociale senza paragoni. Il digitale rendendo più flessibile l’orario e le condizioni di lavoro non può essere vittimizzato dalle piccole e micro imprese, che rappresentano circa il 90% del nostro tessuto produttivo, perché determina concorrenza sleale nel mercato globale. Deve essere, invece, considerato il maggiore alleato per cavalcare la concorrenza dei colossi del web. Per questo chiediamo al Governo di investire nello sviluppo economico attraverso finanziamenti alle micro e piccole imprese, che unendosi in reti di filiera produttiva o innovativa possono ristrutturarsi e connotarsi come impresa 4.0.
Pensa sia possibile recuperare il calo occupazionale indotto dalla pandemia?
È presto per guardare con ottimismo al tema occupazione, che resta uno dei principali nodi da sciogliere: a meno di non ricorrere sine die a misure tampone come il blocco dei licenziamenti e la cassa integrazione nelle sue varie forme, occorrerà presto fare i conti con il fatto che alcune imprese saranno costrette a licenziare e altre, forse, addirittura a fallire. Di qui l’importanza di un programma di politiche attive del lavoro che prendano in carico, riqualifichino e accompagnino le persone verso una nuova occupazione, con gli strumenti più adeguati come, ad esempio, un assegno di ricollocazione uniformato ai suoi scopi istitutivi e sottratto all’assistenzialismo del Reddito di Cittadinanza. Sul punto Confsal propone l’istituto del “preavviso attivo”, con cui l’azienda che si appresta a licenziare un lavoratore per ragioni non disciplinari si fa carico attivamente della sua eventuale e auspicabile ricollocazione presso altre attività della medesima o presso attività di altre imprese. Il Preavviso attivo consiste in uno “status ponte” durante il quale verrà data comunicazione del licenziamento a tutti i soggetti che hanno la possibilità di favorire nuove opportunità di lavoro: l’Ente Bilaterale, l’Associazione datoriale, la Federazione sindacale. Si trasformerebbe così lo status del singolo da lavoratore licenziato a lavoratore ricolloca- to. Nel periodo di preavviso attivo il lavoratore avrà anche diritto a permessi per colloqui e percorsi di formazione.
Ha citato il Reddito di Cittadinanza: come migliorare questo strumento?
Il reddito di cittadinanza si è, forse troppo ambiziosamente, proposto un duplice obiettivo: sostenere i nuclei familiari con un aiuto economico, ma anche favorire progetti di inclusione sociale e lavorativa e agevolare la ricerca di lavoro attraverso la guida dei cosiddetti navigator, i circa 3mila dipendenti di Anpal che offrono consulenza presso i tradizionali centri per l’impiego. Tuttavia, nei primi 18 mesi il contributo del reddito di cittadinanza al calo della disoccupazione non sembra avere dato i risultati sperati.
Confsal propone di indirizzare il reddito di cittadinanza verso due specifici impieghi. Il primo riguarda misure volte allo sviluppo della “fabbrica delle competenze”; la proposta parte da una puntuale disamina delle professionalità richieste dalle aziende, redigendo un apposito “inventario”. Lo step successivo è l’attivazione – seguendo il modello di successo degli ITS, grazie ai quali trova lavoro oltre l’80% dei diplomati – di un percorso di formazione presso apposite Scuole Tecniche Superiori finanziato dalle aziende “inventariate” e dallo Stato e mirato rispetto alle peculiarità professionali richieste da queste. Terminato il percorso, le aziende interessate inquadreranno i neo-diplomati con contratti di apprendistato (o istituti simili finanziati col reddito di cittadinanza), per poi convogliarli verso forme contrattuali più stabili. Il risultato finale, sarà il tanto auspicato allineamento tra la domanda e l’offerta di lavoro qualificato. Il secondo impiego riguarda invece le misure di welfare aziendale a sostegno delle famiglie dei lavoratori; in particolare, si propone di predisporre strutture a latere a quelle aziendali, in cui siano allestiti asili nido, scuole dell’infanzia e altre realtà educative. In tali realtà potrebbero trovare collocazione i docenti abilitati e il personale Ata inseriti nelle graduatorie del Miur, che non hanno ricevuto alcuna convocazione dalle scuole per le supplenze. In questo modo si stima di poter erogare fino a 200mila redditi di cittadinanza, con effetti positivi in termini di produttività del lavoro, essendo i lavoratori/genitori messi in condizioni di lavorare in modo più sereno.
Cos’altro si può fare per sviluppare l’occupazione in Italia?
Il sostegno ai lavoratori deve passare anche attraverso interventi pubblici a supporto delle imprese. Confsal propone di ampliare la platea dei beneficiari del bonus da cuneo fiscale includendo i lavoratori dipendenti percettori di redditi fino a 8.000 euro, cosiddetti incapienti. Tale intervento normativo dovrà essere realizzato in armonia con l’introduzione del salario minimo orario. La criticità attuativa del salario minimo legale deriva dal fatto che i vari disegni di legge e anche il dl 658 si basano su un errore di fondo: voler attuare una riforma storica a costo zero per lo Stato, scaricandone l’intero onere sui conti aziendali e ignorando che l’impatto economico investirebbe proprio i settori più deboli, quali agricoltura, artigianato, servizi e alcuni sub-settori dell’industria, già caratterizzati da minimi salariali contrattuali più bassi. Questi sarebbero paradossalmente chiamati a sostenere costi devastanti, che minerebbero la stabilità delle aziende. A fronte di questo impatto si verificherebbe il ricorso ad azioni elusive (riduzioni orario, sotto-dichiarazioni) oppure la fuoriuscita dal sistema della contrattazione collettiva, con un incremento di quei fenomeni negativi che si intendono contrastare.
Le stime Istat evidenziano come il maggiore impatto dell’incremento retributivo si verificherebbe in alcuni sub settori, in particolare nei servizi. I maggiori costi aziendali e l’incremento del costo del lavoro inciderebbero con alte percentuali sul margine operativo lordo. È quindi inevitabile una riforma radicale del sistema fiscale (tramite adeguamenti progressivi degli assegni familiari, ampliamento della no tax area e riparametrazione delle aliquote Irpef) e contributivo (tramite decontribuzioni progressive a sostegno delle nuove assunzioni e delle stabilizzazioni del personale). Tali interventi non dovranno prescindere dalla diversa incidenza che il costo del lavoro ha sul Mol dei vari settori produttivi. È infine auspicabile un approccio sistemico che metta insieme tutte le risorse nazionali ed europee (Next Generation Eu e Sure) in vista della tu- tela delle lavoratrici e dei lavoratori e del rilancio dell’economia nazionale.
Cosa pensa dello Smart Working, modalità di lavoro che ha coinvolto nell’ultimo anno così tanti lavoratori?
Lo Smart Working durante il lockdown ha rappresentato una sorta di “sperimentazione forzata”, disposta su atto unilaterale e quindi a esclusiva discrezionalità del datore di lavoro. Occorre pensare allo Smart Working come a un modello organizzativo in grado di apportare notevoli strumenti di welfare e qualità della vita del lavoratore. Abbiamo imparato che lo Smart Working, opportunamente adottato, ha risvolti positivi in termine di efficacia ed efficienza, che non tutti i lavoratori devono compiere spostamenti per recarsi fisicamente nelle sedi aziendali, che si può lavorare ed essere pagati in relazione a obiettivi e non a un monte ore stabilito.
Soprattutto, dovremmo aver imparato che conciliare carriera e famiglia è assolutamente possibile se le modalità di lavoro sono più smart, ma occorre che alcune regole vengano modificate in base al nuovo contesto e ai nuovi lavori. Tuttavia, alcune aziende sono chiamate a superare l’ingiustificata alea di sfiducia e a ripensare e adattare processi e strutture consolidate nell’ottica della digitalizzazione anche attraverso un uso intelligente e produttivo di tutte le risorse, tenuto conto degli interessi e delle esigenze del lavoratore. Lo Smart Working è uno strumento importante, atto ad inserirsi in un progetto più ampio di sviluppo del nostro Paese e segna la strada verso un mondo del lavoro progressivo e orientato al futuro. Per tal motivo è necessario risolvere e sanare le criticità e i vulnus della normativa di riferimento L. 81/2017. Confsal chiede che tale processo vada risolto avvalendosi degli strumenti della contrattazione collettiva, consentendo e garantendo il riconoscimento e la determinazione dei diritti, ancor prima che questi vengano concordati nell’accordo individuale, come ad esempio il diritto alla disconnessione, alla salute e sicurezza, al riconoscimento del merito nonché alla gestione dei tempi di lavoro. Non ritengo sufficiente e risolutivo agire solo attraverso l’intervento legislativo.
Bilateralità e Welfare Aziendale sono poco utilizzati. Come diffondere questi strumenti?
Per diffondere gli strumenti della bilateralità è necessario rendere concreti i servizi che le parti sociali propongono e offrono alle aziende, ai lavoratori e alle loro famiglie. Gli enti bilaterali rappresentano il punto di riferimento entro cui le parti sindacali e datoriali condividono decisioni, negoziano strategie e generano benefit di qualità per sostenere il welfare aziendale. Bonus, scatti, incentivi e altre premialità possono essere pianificabili in coerenza con obiettivi di business aziendali. I nostri imprenditori hanno sempre apprezzato forme di incentivazione delle prestazioni, soprattutto quando queste producono profitto.
Per loro stornare parte del profitto destinandolo al welfare aziendale significa mantenere motivante l’impegno dei lavoratori così come per questi ultimi vuol dire dare un valore economico alla loro prestazione. Confsal concretizza la propria visione di impresa sociale orientandosi nella direzione di utilizzare gli enti bilaterali come strumenti di negoziazione capaci di creare lavoro, mantenere occupati i lavoratori, formare nuove competenze, estendere l’interesse aziendale sulle famiglie dei lavoratori ecc. In questo contesto la bilateralità diventa strumento sociale che se ben governato dà alle imprese una prospettiva diversa del profitto, che non è soltanto quello in uscita dal bilancio, ma ciò che rientra come flusso economico e relazionale dall’esterno in termini anche di stabilizzazione del brand e del business. Così l’impresa diventa il volano con cui si ridistribuisce ricchezza sul territorio.
Sicurezza sul lavoro: qual è l’impegno del sindacato? E quello dei datori di lavoro?
Confsal da sempre è fortemente impegnata sul tema della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro ed è in “prima linea” nel confrontarsi in maniera diretta con le Istituzioni e con i rappresentanti dei datori di lavori affinché vengano destinati maggiori investimenti sul fronte soprattutto della prevenzione. Abbiamo in tal senso raggiunto due importanti traguardi: l’ottenimento, per il lavoratore, dell’equiparazione dell’infezione da Covid-19 come infortunio sul lavoro, recepito dal Decreto “Cura Italia”, e la messa in campo, con la Confederazione Datoriale “Sistema Impresa”, del Progetto “Prospettiva Lavoro” che, in virtù dell’adozione di nuovi modelli di organizzazione e di gestione, ha consentito alle aziende di non interrompere le attività produttive e di ridurre, per i lavoratori, al minimo la possibilità di contagiarsi, tanto da ottenere il marchio di qualità di “Covid – Impresa Protetta”.
Venendo allo “skill mismatch”, che cosa si può fare per colmarlo?
Su questo tema la nostra idea è di liberare definitivamente la circolazione delle competenze e delle professioni, attraverso un sistema di Job placement che metta in correlazione la domanda dei reali fabbisogni dei settori produttivi con l’offerta di formazione specialistica. Essa deve essere mirata a sostenere l’insediamento e l’ottimizzazione delle nuove tecnologie a vantaggio delle imprese che le richiedono e di quelle per cui è necessario sensibilizzarne l’acquisizione.
In questo scenario di cambiamento innovativo incide negativamente il divario determinato dalla mancanza di attenzione alle politiche intergenerazionali. Gran parte delle imprese aspettano l’ultimo giorno di pensionamento dei dipendenti adulti per sostituirli con giovani lavoratori. Ed è così che dalle imprese spariscono vecchi profili professionali che potrebbero restituire ai giovani impulsi per adeguare le loro competenze digitali e creative per la realizzazione di nuovi modelli produttivi o di business supportati dalla solidità della struttura storica che li ha resi possibili. L’Europa elargirà nel settennato 2021-27 molte risorse per sostenere la transizione scuola lavoro ed è per questo che il nostro sindacato sta per strutturare accordi di partenariato con aziende che, partecipando direttamente alla formazione dei giovani, potranno farli crescere nel contesto in cui entrambi risiedono, si relazionano e si evolvono. Pensiamo alla istituzione di scuole di alta specializzazione che permettano di colmare il divario che si determina nelle micro e piccole imprese dove la presenza del manager titolare non può fare a meno di quadri intermedi. Dipendenti che non sono dirigenti ma che li sostituiscono di fatto. Di queste risorse il mercato ne richiede ogni giorno. Più industria 4.0 si evolve, maggiore sarà il fabbisogno di imprese 4.0 per stare al passo con i tempi. In tale direzione, il nostro sindacato è impegnato nella ricerca e rilevazione di skill trasversali e specialistiche, prelevando direttamente i fabbisogni dal mercato del lavoro e riportandole all’interno nei profili dei propri Ccnl, pronti a renderle spendibili e retribuibili in funzione del livello contrattuale in cui sono inserite.
Che ruolo riveste la formazione nelle strategie di Confsal?
La formazione continua è un tema imprescindibile per il futuro della nostra società e per garantire una cittadinanza attiva e democratica nel mondo del lavoro, è il luogo ideale in cui evolversi, crescere e aprirsi socialmente. Per noi la formazione è un insieme di momenti, contenuti e attività che, all’interno di un efficace metodo di apprendimento, si trasformano in valore aggiunto. Lo sviluppo della persona e la competitività delle imprese sono strettamente legati alla loro capacità di promuovere e avviare processi di innovazione, capacità che si raggiunge solo attraverso percorsi formativi volti all’aggiornamento e alla qualificazione professionale. Sia le politiche europee che la riforma del lavoro indicano nella formazione continua la migliore forma di tutela dei lavoratori, poiché li rende soggetti competitivi e appetibili per il mercato del lavoro e per le aziende. Orientare i giovani a scegliere la propria strada ma anche accompagnare gli adulti, nella formazione e soprattutto nella transizione verso nuovi lavori è una attività fondamentale per Confsal.
Per la diffusione della formazione continua e professionale i Fondi Interprofessionali hanno un ruolo centrale. Qual è il rapporto di Confsal con essi?
Ottimo. Si sta lavorando insieme come parti sociali in una dimensione coesa nei principi etici, funzionali, strategici e organici propri della bilateralità. Il senso vero della bilateralità viaggia attraverso le politiche attive del lavoro, di riqualificazione e di ricollocazione a cui i due fondi interprofessionali partecipati da Confsal, Fonarcom e Formazienda, stanno lavorando per finanziare progetti di forma- zione continua. Per rendere fruibile e tempestiva l’azione formativa, Confsal sta lottando per semplificare processi e velocizzare le procedure di finanziamento affinché le imprese possano investire just in time nei processi di riorganizzazione aziendale e di inclusione del digitale nei sistemi produttivi. La centralità della formazione è per il nostro sindacato la priorità socio-economica del paese, non solo perché la offre, ma anche perché vanno tutelate le strutture che la organizzano, in quanto anch’esse generatrici di posti di lavoro. I nostri fondi finanziano la formazione correlata di struttura e documentazione di identificazione della competenza, affinché i lavoratori possano richieder- ne la validazione e ottenere una certificazione spendibile ovunque in Italia e in Europa.
Ci può fare un bilancio di questi ultimi due anni alla guida di Confsal e anticiparci gli impegni e le sfide dei prossimi due?
Il mio sforzo prioritario è stato mettere a fattore comune energie e competenze per la costruzione di un forte spirito identitario. Ho ricercato un ampio confronto con tutte le federazioni, con soggetti esterni e personalità di rilievo sociale e scientifico sui temi importanti. Insieme abbiamo costituito una sorta di decalogo sulle priorità da affrontare, sfide impegnative, che riguardano il lavoro pubblico e privato. La crisi, soprattutto nel mezzogiorno, già cronica, si è aggravata, ma è l’intero Paese che rischia molto perché la crisi è purtroppo strutturale.
Per far ripartire l’Italia, Confsal ha avanzato proposte che abbracciano tutti i campi. Questioni che ritengo strategiche sono le politiche di sostegno alla famiglia, alle donne e alla natalità, gli interventi su sanità, scuola, formazione continua, PA, tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Confsal è già impegnata anche sui temi della riforma del sistema assistenziale e previdenziale, della rivisitazione degli strumenti di sostegno al reddito e sullo sviluppo delle politiche attive. La pandemia ha messo in evidenza, anche in modo drammatico, divari e disuguaglianze: questo richiede uno sforzo collettivo e una visione complessiva della società e del Paese, anche per sfruttare appieno le risorse del Recovery Fund. Serve un Patto del lavoro tra sindacato e rappresentanti delle imprese, che coniughi la valorizzazione e il benessere della persona con la promozione della competitività delle aziende, soprattutto di quelle che investono nella crescita dei lavoratori.
Il cammino è lungo, ma in questi tempi bisogna accelerare il passo. Ciò richiede una nuova stagione di relazioni sindacali dove sono certo che Confsal saprà interpretare al meglio il nuovo ruolo richiesto al sindacato.
Chi è Angelo Raffaele MargiottaInizia la sua attività lavorativa nel 1970 nell’amministrazione scolastica dedicandosi anche all’impegno sociale del sindacato. L’attività sindacale inizia nella seconda metà degli anni 70 nello Snals di Napoli. Nel 1995 approda alla Segreteria generale Snals. Nel 2001 assume la guida del sindacato della sua regione. Alla fine del 2017 il Consiglio Generale Confsal lo elegge Segretario Generale della Confederazione. In questa veste, si sta dedicando alla professionalizzazione dei quadri interni e alla realizzazione di eventi sindacali, facendo di Confsal una protagonista nel mondo del lavoro e nella società civile. A gennaio 2019 Angelo Raffaele Margiotta è stato riconfermato all’unanimità Segretario Generale. È consigliere del Cnel e componente del Cesi. |