Ci sono attività che anche il Consulente del lavoro più volenteroso, da solo, non può snellire. Ce ne sono però molte altre che la digitalizzazione negli ultimi anni ha contribuito a rendere più efficienti.
Le esperienze dei CdL con i software trovano conferma nei dati di mercato: “Gli studi professionali hanno aumentato gli investimenti nel digitale più delle aziende (+18% contro +2,3%), segno di una cultura digitale sempre più matura”, afferma Federico Iannella, Ricercatore dell’Osservatorio Professionisti e Innovazione Digitale del Politecnico di Milano. L’analisi del Politecnico di Milano rispecchia la propensione crescente alla digitalizzazione degli Studi: nonostante le difficoltà dell’emergenza Covid, o forse proprio in virtù di quelle, nel 2020 buona parte di essi ha incrementato il budget Ict. Le tecnologie più diffuse sono la firma elettronica, utilizzata dal 98% degli studi legali e multidisciplinari e dal 96% di commercialisti e Consulenti del Lavoro, e la firma digitale remota (79% dei consulenti del lavoro e 93% dei multidisciplinari). Ancora marginale è la diffusione di tecnologie di frontiera come l’Intelligenza Artificiale (impiegata dal 10% dei consulenti del lavoro e dal 14% degli studi multidisciplinari).
È tempo, allora, di parlare di Consulenti del Lavoro 4.0? Sì, perlomeno secondo Andrea Martini, Project Leader HR di Readytec Spa: “In una nuova fase di rivoluzione industriale anche il Consulente del Lavoro è chiamato a una profonda revisione, sia dei processi che degli strumenti di lavoro. In estrema sintesi, il nuovo Consulente 4.0 dovrebbe cercare di digitalizzare i processi di acquisizione del dato e di tutte quelle attività a ridottissima marginalità. Dovrà pertanto scegliere una serie di infrastrutture hardware e software che gli consentano di poter dedicare il suo tempo alla consulenza, affidando il data entry agli strumenti informatici”. Ecco allora che per il CdL il software deve soddisfare un requisito principale di semplicità, sia in termini di fruibilità del servizio, che deve essere accessibile da qualunque tipo di dispositivo e a qualunque ora del giorno, sia in termini di apprendimento vero e proprio delle procedure. “Il software deve aiutare ad abbattere i tempi di realizzazione di un processo, sia esso cartaceo o informatico. Purtroppo, vedo anche soluzioni pesanti nella gestione: in questi casi deduco che chi le ha realizzate sia carente nella conoscenza dell’ambito di lavoro al quale il software è destinato”, conferma Riccardo Zanon, Consulente del lavoro dell’omonimo Studio, secondo il quale un software è valido solo se contribuisce effettivamente a ridurre i tempi di lavoro. Un esempio positivo in questo senso lo fornisce infine Luigi Beccaria, Consulente del Lavoro che, dati alla mano, sostiene di avere conseguito, grazie alla digitalizzazione, un risparmio delle tempistiche di elaborazione nell’ordine del 10%: “Per le attività di amministrazione del personale ed elaborazione buste paga e per gli adempimenti previdenziali e assicurativi delle imprese clienti adottiamo la soluzione Zucchetti Pagheweb, che ci è utile per gestire anche altre nostre attività di consulenza”.
Mettersi in rete grazie al software
Proprio Zucchetti è uno dei nomi più rappresentativi quando si parla di soluzioni pensate per accelerare il processo di digitalizzazione degli Studi, oggi chiamati a competere in un mercato sempre più globalizzato, e a rispondere alle nuove esigenze dettate dal cambiamento che ha interessato i loro stessi clienti.
Domenico Uggeri è vicepresidente della software house italiana e spiega come la stessa abbia realizzato una piattaforma HR integrata, che contempla tutti gli aspetti di gestione delle risorse umane: non solo elaborazione paghe, ma anche rilevazione presenze, talent management, formazione, welfare aziendale, fringe benefit. “Le Pmi italiane sono sempre più direttamente coinvolte in un percorso di transizione digitale anche per gli adempimenti di carattere amministrativo e organizzativo, per una gestione più efficiente del personale”, spiega Uggeri. “Le imprese hanno la necessità di sentirsi ‘in rete’ con il consulente del lavoro, di andare al di là del servizio di elaborazione dei cedolini per avere una consulenza più approfondita e costante su tutti gli aspetti legati alle risorse umane. Anche le piccole imprese, infatti, con l’avvento del web e del mobile possono utilizzare servizi estesi per ciò che riguarda ad esempio la comunicazione telematica con la pubblica amministrazione, con il consulente del lavoro nel ruolo di fondamentale intermediario tra questi soggetti”. Da parte loro, i Consulenti del Lavoro chiedono applicazioni sempre più automatizzate, che rendano meno complesse le problematiche inerenti alla normativa.
La risposta di Zucchetti è in soluzioni che, oltre alle forme tradizionali di calcolo, includono algoritmi di intelligenza artificiale. Dice ancora Uggeri: “Questi semplificano le attività di rendicontazione e di generazione dei cedolini, consentono di evitare errori e offrono analisi predittive, per supportare le aziende clienti nei loro processi decisionali”. La spinta alla digitalizzazione è stata poi accelerata dall’emergenza sanitaria: “Nell’ultimo anno abbiamo abilitato tutti i nostri clienti alle nuove modalità Smart Working e Digital workplace. Le persone che nel periodo di lockdown hanno lavorato da casa lo hanno potuto fare grazie alle tecnologie digitali. In particolare, le soluzioni ‘Zucchetti HR’ in cloud, nativamente web, hanno permesso di accedere alle informazioni aziendali da qualsiasi luogo e in qualsiasi momento, anche mediante una semplice app installata sul proprio smartphone o sul tablet. Oltre a consultare le disposizioni in tema di sicurezza, il dipendente poteva ad esempio segnalare le sue condizioni salute e persino prenotare a distanza una postazione di lavoro o una sala riunioni, verificando in tempo reale il numero di colleghi presenti per rispettare le norme sul distanziamento sociale”.
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