di Tania Cariani |
Il lavoro da remoto è un nuovo modo di vivere, se pensiamo sia solo un nuovo modo di lavorare probabilmente ci sbagliamo.
Tanto si sta scrivendo e tanto si scriverà, ma la sensazione è che si navighi ancora a vista tra chi desidera “tornare a come era prima”, come se nulla fosse accaduto e chi all’estremo opposto pensa di poter utilizzare le modalità imposte dalla pandemia come “nuova normalità”, senza una strategia e adeguate riflessioni.
Una cosa è certa: la pandemia ha rivoluzionato il modo di lavorare. Tutti, in qualche modo, si sono dovuti adeguare ai cambiamenti per un istinto di sopravvivenza. Le aziende che non avrebbero mai immaginato – e che non erano nemmeno pronte – a sostenere una formula “smart” si sono viste, talvolta costrette, ad adattarsi ad un cambio repentino. Le aziende che, invece, avevano già fatto dello smart working la loro filosofia lavorativa, hanno retto meglio il colpo.
Verso una nuova organizzazione?
Grandi e piccole aziende si stanno organizzando per una modalità mista, hanno ridotto gli spazi degli uffici per lasciare posto a “scrivanie a prenotazione” un po’ come il coworking nato per i liberi professionisti.
Forse non è così semplice. L’individuo si trova ora solo, anche se paradossalmente è sempre connesso, ma non è inter-connesso: abbiamo scoperto che l’ufficio è un luogo importante, non un semplice contenitore di attività e scelte precipitose dettate dal risparmio sugli affitti o dalla mera convenienza di avere del tempo da gestire a piacere, potrebbero non essere scelte efficaci e profittevoli.
Può essere il momento buono per fare un salto di paradigma: rinforzare l’individualità per operare ancor meglio nell’organizzazione, sembra una contraddizione ma non lo è.
Tracciare il sentiero della propria rotta individuale è sempre più importante in tempi instabili e complessi e saperlo fare unendo la nostra parte razionale a quella emotiva renderà le nostre scelte solide nel tempo e quindi saremo persone più sicure in qualsiasi ambiente ci troviamo.
Riflettere sull’individuo per il bene collettivo
Sempre più dobbiamo capire cosa ci muove, da dove arriva la nostra energia che si chiama motivazione. La motivazione estrinseca data da retribuzione, carriera, riconoscimenti è volatile o insufficiente quindi è necessario che le persone imparino a connettersi maggiormente con la motivazione intrinseca.
In qualsiasi tipo di organizzazione conoscere e far emergere la motivazione intrinseca è un fattore fondamentale per attivare e mantenere la soddisfazione nel proprio lavoro, a maggior ragione se le persone sono distanti e hanno minori possibilità di incontro e appagamento nel feedback giornaliero.
Tutto ciò alla fine passa sempre sotto il grande cappello della Comunicazione, saper comunicare con noi stessi, riconoscere le nostri parti in gioco siano esse il “killer” o il “bambino” che c’è in noi, saper comunicare agli altri imparando a distinguere tra i nostri capricci e necessità, in sintesi comunicare dando un senso e uno scopo a quello che dico e chiedo è fondamentale per creare nuovi sistemi organizzativi basati sull’impegno e la gratificazione delle persone e non solo su qualcosa che deve essere fatto.
Con il lavoro da remoto la comunicazione è passata in primo piano. L’attenzione a farsi capire in modo chiaro e diretto ha creato delle prime difficoltà, in particolar modo per coloro abituati a condividere uno spazio fisico e che si sono trovati a comunicare mediante chat. Oltre ad adattarsi ad una nuova metodologia di lavoro risulta fondamentale imparare una comunicazione moderna, che sappia allinearsi alla trasformazione in atto.
Sembra un’utopia? Può essere molto più semplice di quanto sembri se veramente lo si desidera.