Superare il gap delle competenze con gli ITS

Legacoop agroalimentare e Randstad Research: lavoro nell'agroalimentare, rafforzare e qualificare gli ITS per superare il mismatch di competenze.

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Con un fatturato di oltre 500 miliardi di euro e quasi 4 milioni di occupati, la filiera agroalimentare estesa (comparto agricolo, industria alimentare, distribuzione e Horeca) rappresenta il primo settore economico del nostro Paese. La pandemia di Covid-19 ha colpito il settore in maniera relativamente ridotta, con una contrazione del 4% in termini di valore aggiunto su base annua.

Ora si profila lo spazio per una ripartenza dinamica, facendo leva sulle eccellenze, per avviare, in corrispondenza con il significativo rilancio degli investimenti sulla spinta delle risorse del Next Generation EU, un percorso di sviluppo di lungo periodo sempre più orientato alla sostenibilità.

Puntare sulle competenze

Ma c’è il rischio che la persistente difficoltà di reperimento di alcune figure professionali coerenti con le esigenze poste dall’evoluzione produttiva ed organizzativa del settore rappresenti un collo di bottiglia ed un ostacolo alla crescita. Per questo è necessario un cambiamento che coinvolga tutta la filiera dell’istruzione, in particolare Istituti Tecnici e Licei.

Ad evidenziarlo è “Ambiente futuro: il lavoro che verrà”, un focus sul settore agroalimentare realizzato da Randstad Research, il centro di ricerca sul lavoro del Gruppo Randstad, per Legacoop Agrolimentare.

La ricerca ha preso in esame le industrie alimentari e delle bevande (escludendo agricoltura e commercio di prodotti alimentari), concentrandosi sui 10 profili per i quali si registrano le maggiori difficoltà di reperimento a fronte di assunzioni pianificate. In termini percentuali, guidano la classifica i tecnici dell’organizzazione e della gestione dei processi produttivi (75% di difficoltà di reperimento), seguiti dai meccanici e montatori di macchinari industriali (47%), dai tecnici della produzione e preparazione alimentare (46%), dagli operai specializzati addetti a panificazione e produzione di pasta (43%), da artigiani e operai specializzati nelle lavorazioni casearie (36%).

Rispondere prontamente ad un settore in trasformazione

“Lo studio che Randstad ha elaborato ci offre la possibilità di avere un quadro più chiaro del nostro settore in continuo cambiamento – sottolinea Cristian Maretti, Presidente di Legacoop Agroalimentare – e anche per questo le adeguate competenze all’interno delle cooperative diventano fondamentali per poter valorizzare al massimo anche gli investimenti tecnologici che le imprese si apprestano a fare. L’Europa ci offre con il Next generation Eu una grande possibilità di crescita che le nostre associate sapranno tradurre in progetti concreti.”

“Il nostro territorio è ricco di storia e di cultura anche nel settore della produzione agroalimentare, che ha rappresentato per tanto tempo il nostro carattere distintivo e che oggi costituisce ancora un asset estremamente importante per la nostra economia – afferma Marco Ceresa, Group Chief Executive Officer Randstad. È un settore oggi pronto ad accogliere competenze e profili in grado di rispondere a un mercato in piena espansione fra tradizione e trasformazione organizzativa e digitale. La formazione rimane uno strumento fondamentale per poter soddisfare l’importante richiesta di figure professionali che al momento mancano all’appello”.

Come si spiega la difficoltà di reperimento dei profili ricercati? Da un’indagine interna effettuata da Randstad risulta che il motivo più indicato come causa di mismatch di competenze è la sottoqualificazione dei lavoratori dal punto di vista tecnico/scientifico (57,8%), seguita dalla scarsa capacità di aggiornarsi e tenersi al passo con i cambiamenti tecnologici e/o organizzativi (31,1%), da altri motivi (27%), dalle scarse capacità di ascolto e di percezione degli obiettivi (22,5%), dalle limitate attitudini relazionali, di negoziazioni, di capacità di risolvere situazioni (22,3%).

Il ruolo fondamentale degli ITS

Un ruolo importante, per colmare questi gap, può essere svolto dagli Istituti Tecnici Superiori. Quelli attivi in ambito agroalimentare sono 18, collocati in 12 regioni (in testa la Lombardia con 4 ITS, seguita dalla Sicilia con 3, dal Lazio con 2), ognuno dei quali ha la possibilità di caratterizzare i percorsi formativi adattandoli alle esigenze del mercato di riferimento. Nell’ambito innovazione/circolare/green, tra i percorsi più innovativi sono da segnalare: tecnico superiore per lo sviluppo innovativo, l’automazione e il packaging per il comparto agroalimentare delle filiere cerealicola, lattiero casearia e ortofrutticola (Campobasso); tecnico superiore nelle produzioni ortofloricole di qualità ed ecosostenibili (Bari); tecnico superiore nell’applicazione di tecnologie 4.0 nelle filiere agroalimentari (Bari); tecnico superiore per le certificazioni e la tutela dell’agrifood con tecnologie innovative (Bari); agribusiness manager e salvaguardia ambiente (Treviso).

La via da perseguire è, in generale, quella di ampliare e rafforzare la capacità formativa degli ITS, in linea con i fabbisogni professionali espressi dalle imprese. Un passo in questa direzione può essere rappresentato dalla riforma del sistema ITS, inserita nel PNRR, che prevede l’incremento degli iscritti da 5.097 a 18.750 e dei diplomati da 3.761 a 5.250, il potenziamento dei laboratori con tecnologie 4.0, la formazione dei docenti perché siano in grado di adattare i programmi formativi ai fabbisogni delle aziende locali, lo sviluppo di una piattaforma digitale nazionale per le offerte di lavoro rivolte agli studenti in possesso di qualifiche professionali.

Per rendere più efficace il percorso di riforma, nello studio si forniscono alcuni spunti di policy che sarebbe opportuno adottare sugli ITS: un rapporto con le Università basato sul dialogo e non sulla concorrenza, anche premiando le Università che attuano percorsi virtuosi insieme agli ITS (es. percorsi 2 + 1, con conseguimento doppio titolo di studio); sostenere una gemmazione dei percorsi tra regioni, favorendo la contaminazione e la diffusione di best practices sul territorio nazionale; la semplificazione a partire dalla forma giuridica (Fondazione in partecipazione), fino ad arrivare alla continuità di finanziamento, affrancandosi dalla logica del Bando su base annuale; favorire l’evoluzione degli ITS in centri di ricerca e sviluppo dell’area tecnologica di riferimento, in collaborazione con le imprese e i distretti in cui operano.

Un nuovo paradigma per l’organizzazione del lavoro: le “costellazioni” di professioni

Il Focus propone, inoltre, un nuovo possibile paradigma per l’organizzazione del lavoro: le “costellazioni” di professioni, distinte in professioni emergenti trasversali, professioni centrali e professioni specialistiche. Tra le prime figurano: esperto in irrigazione selettiva, esperto di blockchain per il monitoraggio, rilevatore di emissioni di gas serra, broker delle tecnologie per sistemi ottimali di gestione a distanza (dall’irrigazione, ai robot, ai droni), produttore di biochar dalla gassificazione delle potature. Tra le seconde l’agronomo dell’agricoltura rigenerativa, il progettista per la mappatura delle filiere, l’imprenditore/tecnico gestionale della circolarità, il tecnico di gestione della filiera, lo specialista dell’informazione certificata. Infine le professioni specialistiche: tecnico della permacultura, ambasciatore vitivinicolo della sostenibilità, gestore di fattorie verticali, informatico, progettista di app per la riduzione dello spreco alimentare, produttore di concimi ecosostenibili, addetto alla prevenzione e gestione degli incendi.


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