di Franco Amicucci* |
Il lockdown di questi mesi ha solo evidenziato e accelerato un processo che era in atto da anni, quello della digitalizzazione dei processi di apprendimento.
Come per lo Smart Working, in tema di modalità di svolgimento delle attività lavorative, la formazione a distanza, si è rivelata la soluzione emergenziale per dare sostegno al settore della formazione e permettere alle aziende, anche in un difficilissimo momento storico, di continuare a formare i propri lavoratori facilitando i processi di aggiornamento, riconversione e riqualificazione professionale alla luce degli “sconvolgimenti” nella vita privata e lavorativa derivati dalla pandemia globale. Da “II Rapporto Nazionale Skilla sui Fondi Interprofessionali”, pubblicato lo scorso febbraio, emerge come nel 2020 la percentuale stimata di formazione a distanza finanziata dai Fondi paritetici interprofessionali si è attestata al 38,5% con un aumento del 32% rispetto al 2019, anno in cui la Fad finanziata rappresentava solo il 6,5% del totale. Un dato che viene avvalorato da un’analisi di mercato condotta a novembre 2020 da Bva Doxa per Skilla su un campione di 400 aziende sopra i 250 dipendenti: il 42% delle aziende ha adottato le modalità di formazione a distanza a partire dall’emergenza Covid-19, aggiungendosi al 44% di aziende che già le utilizzavano prima della pandemia e oltre il 90% delle aziende che le ha sperimentate per la prima volta ha dichiarato che, essendosi dimostrate opportunità, le utilizzerà anche per il futuro.
La sfida degli Enti formativi
Con questa rapida evoluzione, le tradizionali società di formazione sono state sottoposte alla necessità di un rapido adeguamento del loro agire, con investimenti in infrastrutture tecnologiche, piattaforme e rapido aggiornamento dei propri progettisti e docenti per poter mantenere parte dei piani già programmati in modalità virtuale. Un’accelerazione che ha fatto scoprire nuove modalità di fare formazione, pur con il rischio dell’improvvisazione e della mancanza di tempo per l’aggiornamento alle nuove metodologie.
La maggior parte delle società si è rapidamente riorganizzata, stimolata dai principali Fondi interprofessionali, per continuare le attività programmate in modalità webinar (teleformazione). In questo modo si è riusciti a limitare i danni della mancata formazione d’aula, anche se per molte società il 2020 ha visto una riduzione dell’attività in alcuni casi del 50% rispetto all’anno precedente, ma questa fase, pur con tutte le sue difficoltà, ha rappresentato un momento di riflessione importante sul futuro della formazione.
Questo rapido adeguamento delle società di formazione alle nuove modalità virtuali ha permesso di affrontare la crisi e di mantenere vive le reti sociali, ma anche di recuperare ritardi e sperimentare potenzialità a molti sconosciute: stanno emergendo punti di forza e di debolezza. Se si è toccato con mano che le relazioni umane e l’educazione possono viaggiare anche in rete, vi è oggi la consapevolezza che formare a distanza non significa erogare la stessa didattica con strumenti diversi: occorre riprogettare i percorsi. Come riporta il “Manifesto della Dad” redatto da Sirem e Skilla nel 2020: “Negli anni ‘60 del secolo scorso la DaD si identificava con lezioni notturne trasmesse alla televisione, in cui il docente erogava il suo sapere: questa modalità replicava, in forma patinata, la lezione in presenza senza prevedere nessuna interazione con colui che apprende. L’approccio didattico oggi è totalmente diverso e comprende un ventaglio molto ampio di strategie, metodi e linguaggi, prima ancora che di dispositivi tecnologici. Non si tratta solo di comunicare attraverso internet: al centro del nuovo approccio si pone la necessità di attivare la rete delle conoscenze e di mettere in situazione chi partecipa, favorendo un’interazione continua tra chi insegna e chi apprende”. Non è la sola tecnologia a fare la differenza, ma i modelli pedagogico-didattici che dialogano con il digitale.
La consapevolezza che la formazione del futuro non potrà più essere quella di prima e che la modalità di formazione ibrida, tra fisico e digitale, sarà la modalità prevalente è ormai patrimonio comune. La sfida del post pandemia è allora quella della qualità, di una formazione online coinvolgente, piacevole, che investa sui nuovi linguaggi multimediali e che metta in campo modalità di comunicazione e interazione tipiche delle culture mediali più evolute, basti pensare alla migliore cultura divulgativa televisiva, ai codici comunicativi del cinema e del teatro, allo storytelling, al linguaggio degli youtuber più affermati.
Lo spazio ibrido dell’infosfera
Nell’infosfera, lo spazio ibrido dove vita reale e digitale si integrano e compenetrano, sono presenti opportunità di apprendimento come mai prima nella storia, in parte fruibili gratuitamente. Opportunità che saranno colte da chi saprà acquisire le nuove competenze dell’apprendimento: “self-directed learning”, abilità digitali e sociali avanzate, disponibilità ad apprendere (e disapprendere vecchi schemi) per tutto l’arco della vita. Il potere e l’autorità del docente esperto di contenuto che lo trasmette ai suoi allievi sta venendo meno, perché il contenuto è sempre più liberamente fruibile dalla rete, mentre il bisogno emergente nei sistemi di apprendimento è quello dell’apprendere ad apprendere, per tutto l’arco della vita, nei contesti ibridi, nell’infosfera.
I nuovi docenti saranno sempre più learning coach, abilitatori di queste nuove abilità. Questo apre un grande processo di re-skilling e up-skilling di tutto il mondo della formazione italiana, che vedrà progettisti, docenti, manager della formazione coinvolti nell’acquisizione di nuove abilità, competenze, culture dell’apprendimento. Ma anche le società di e-learning tradizionale, che ora vivono un boom grazie alla pandemia, sono a rischio nei prossimi anni; presto la produzione e-learning sarà come il power point, facile da realizzare in autonomia da parte delle aziende e le tradizionali piattaforme e-learning, che hanno vissuto un boom durante la pandemia, saranno presto soppiantate da nuovi ed evoluti ambienti digitali in grado di connettere le opportunità dell’infosfera.
* Franco Amicucci è presidente di Skilla – Amicucci Formazione, ed è autore del nuovo libro “Apprendere nell’infosfera” edito da Franco Angeli