Un anno cruciale per la formazione

La necessità di adottare modalità online per l’erogazione e fruizione di corsi di formazione ha indotto aziende ed enti a intensificare l’uso delle piattaforme di e-learning, soluzioni di cui sentiremo sempre più parlare e destinate a diventare sempre più intelligenti.

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“Nel 2020 le aziende hanno dovuto ripensare la formazione aziendale con nuove modalità quali webinar e aule virtuali: un cambiamento che da necessità è diventato opportunità, da coltivare anche al termine dell’emergenza”, dice Franco Amicucci, presidente di Skilla, società di Digital Learning presente nel mercato italiano da 20 anni.

Proprio Skilla offre un interessante aggiornamento sul ruolo dell’e-learning nella formazione finanziata con il “Rapporto 2021 Digital Learning e Fondi Paritetici Interprofessionali”. Il documento fa il punto su quanto è successo nel 2020 con l’irrompere della pandemia, lo stop alle attività in presenza e l’avvio a tutto campo della formazione on-line, in un quadro di regole che si sono in qualche modo dovute adattare alla situazione. Anpal si è da subito attivata per garantire il funzionamento dei Fondi Paritetici Interprofessionali e consentire alle aziende di continuare ad erogare la formazione continua nella modalità a distanza: il 10 marzo ha inviato ai Fondi una comunicazione nella quale chiedeva loro di prevedere “opportune modalità di tracciabilità della formazione erogata, al fine di permettere di verificare l’effettivo e corretto svolgimento delle attività formative”, e sottolineava “la necessità di attenersi a quanto normativamente previsto dalle Regioni e Province Autonome per l’utilizzo della Fad”.

Il riferimento era alle linee guida emesse nel 2019 dalla Conferenza delle Regioni e delle Provincie Autonome, nelle quali “la percentuale massima consentita di impiego delle modalità di formazione a distanza è pari al 30 % del monte ore complessivo del corso”. Il 31 marzo la Conferenza ha derogato temporaneamente la limitazione del 30% e Anpal ha inviato una nuova comunicazione ai fondi, nella quale riconosceva la possibilità di utilizzare la Fad in sostituzione della formazione in presenza. Era però consentita esclusivamente la formazione a distanza sincrona, anche ai lavoratori destinatari di trattamenti di integrazione salariale.

A dicembre, infine, la Circolare di Anpal in tema di “Orientamenti sulle modalità di controllo della formazione a distanza finanziata dai Fondi interprofessionali in considerazione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19” ha fatto luce sui “requisiti minimi strutturali e tecnologici” delle piattaforme utilizzate per l’erogazione della Fad, focalizzandosi sulle modalità di tracciamento automatico, che restano un requisito fondamentale. Nello specifico, la circolare prevede che la piattaforma tecnologica debba garantire l’autenticazione dei partecipanti e dei docenti e che il registro, anche se elettronico, “resta un adempimento obbligatorio”. Deve riportare i docenti, i referenti di piano, i partecipanti, il titolo del piano formativo e il relativo codice identificativo, l’eventuale titolo del progetto e, per ogni modulo/ azione formativa, la data e l’orario di svolgimento.

La circolare stabilisce anche le informazioni che il Fondo deve ricevere da parte del soggetto attuatore prima dell’avvio delle attività didattiche in Fad: un documento illustrativo di strumenti e modalità di gestione del servizio in modalità Fad; la descrizione delle modalità di valutazione dell’apprendimento durante il percorso di formazione a distanza; l’indicazione della piattaforma utilizzata e del web link nonché le credenziali per poter accedere da remoto all’aula virtuale da parte del personale addetto alle verifiche; il calendario e i docenti impegnati.

SU QUALI ASPETTI PUNTARE PER UN E-LEARNING PIÙ ATTRATTIVO

L’e-learning ha indubbiamente diversi aspetti positivi: il maggior numero di dipendenti che è possibile coinvolgere, con più rapidità e a minori costi; la facilità di adesione alla formazione; la possibilità per i partecipanti di conciliare meglio lavoro e vita privata; la ricchezza e varietà dei contenuti disponibili. Per coglierli, tuttavia, è necessario uno sforzo da parte dei formatori e degli enti di formazione nell’aggiornamento in tema di metodologie di apprendimento digitali. Serviranno investimenti per adattare le proprie competenze ai nuovi strumenti, per rendere l’apprendimento coinvolgente ed efficace anche a distanza. Sul tema, fornisce qualche spunto Jessica Ballarin, E-Learning Specialist che si occupa di supportare aziende, associazioni e professionisti nella scelta, progettazione, sviluppo e gestione delle soluzioni di e-learning. Ballarin è Ceo di EBS (www.elearning-bs.it).

Quali sono i requisiti fondamentali che una piattaforma e-learning deve avere oggi per essere efficace, indipendentemente dall’azienda e dal settore ai quali è destinata?

Una delle caratteristiche più importanti è sicuramente la modularità. Una piattaforma e-learning deve dare la possibilità di organizzare il materiale didattico in “Learning Object”, ovvero moduli didattici che offrono lato utente la possibilità di apprendere a piccoli passi (modulo per modulo) e lato piattaforma la possibilità di usarli singolarmente, per inserirli in altri corsi. C’è poi l’interattività, che può essere realizzata creando quiz interattivi alla fine di ogni lezione, in modo da rendere l’utente attivo nel suo percorso di apprendimento, e non un solo ascoltatore di un contenuto video o fruitore di una semplice lettura.

Non va infine trascurata la tracciabilità di ogni attività: l’azienda che eroga la formazione deve tenere traccia dell’effettivo percorso formativo del dipendente. In genere, se la piattaforma lms rispetta lo standard Scorm (Shareable Content Object Reference Model), si ha la conformità allo standard internazionale per quanto concerne la tracciabilità.

Ci sono ancora dubbi da parte delle aziende nell’adottare piattaforme di e-learning? Come possono essere incentivate?

Sicuramente la situazione creatasi con il Covid-19 ha dato maggiori opportunità all’e-learning. Molte aziende hanno dovuto avvicinarsi di più all’online e questo ha aperto una porta alla Fad, ora presente in molte più aziende rispetto ai tempi pre-pandemia. Per quanto riguarda come incentivare le imprese, personalmente credo ci sia ancora molto da fare, soprattutto nella realtà italiana, per far sì che l’e-learning faccia parte della cultura di ogni azienda. Questa modalità di formazione crescerà, ma, come nella maggior parte dei casi, ai cambiamenti serve tempo. Le aziende più innovative riusciranno a vedere i tanti benefici del formare i propri dipendenti in e-learning: migliore apprendimento, migliore performance nel lavoro, risparmio e, soprattutto, materiale che durerà nel tempo. Provi a pensare: un corso in aula fisica ha un inizio e una fine che coincide con la giornata e l’orario della formazione. Un corso e-learning asincrono può durare per sempre! Salvo per qualche aggiornamento a qualche contenuto, magari dopo qualche anno. Solo questo è un aspetto molto interessante di contenimento dei costi.

Si parla di una crescente esigenza di engagement del discente: quali sono gli aspetti sui quali si lavora maggiormente per rendere l’e-learning coinvolgente?

Creare corsi online coinvolgenti non è affatto semplice, ma una delle cose fondamentali da non trascurare mai è la chiarezza dei contenuti. Spesso i discenti non si mostrano coinvolti non tanto perché i contenuti non sono abbastanza interessanti, ma perché non sono stati creati in maniera chiara: chi ha costruito il corso, si è limitato a inserire contenuti in quantità, ma questo non è sufficiente per creare un corso chiaro e coinvolgente.

Ovviamente, per raggiungere il suo massimo risultato nell’engagement degli utenti e tenerne sempre viva l’attenzione, qualsiasi corso dovrà avere contenuti multimediali realizzati ad hoc e quiz interattivi alla fine di ogni lezione, ma è sbagliato pensare che un corso per essere coinvolgente debba essere sempre super interattivo: dalla mia esperienza decennale nel settore, posso affermare che la chiarezza e l’organizzazione dei contenuti sono più importanti di qualsiasi gioco interattivo.

Ci sarà bisogno anche di una formazione per i formatori che, lavorando “a distanza”, si troveranno a gestire aspetti diversi e nuovi nel rapporto con i discenti. Che cosa può dirci in merito?

Sicuramente ce ne sarà bisogno. Io sono laureata in Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni e mi sono specializzata in formazione. Nei cinque anni dei miei studi universitari, di e-learning ho sentito parlare ben poco.

Purtroppo, pretendiamo che le aziende facciano dei passi in avanti, ma ancora prima sono le Università che dovrebbero preparare gli specialisti nella formazione a distanza.

Oggi trovare percorsi formativi universitari in Italia, per il formatore che voglia a sua volta formarsi in questo ambito, è davvero difficile: devi semplicemente studiare da solo o studiare all’estero, specialmente in America. Probabilmente questo è uno dei primi problemi che riscontriamo nella lunga e lenta ascesa dell’e-learning.

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