di Daniela Garbillo |
Secondo il 64% di un panel composto da 7.261 lavoratori ibridi di diversi Paesi – Regno Unito (2.003), Francia (1.001), Germania (1.002), Spagna (1.000), Svezia (1.005), Polonia (1.000) ed Emirati Arabi Uniti (250) – la cultura del lavoro d’ufficio, dopo la pandemia da Covid-19, è cambiata per sempre.
Ai lavoratori sono state fatte domande sulla percezione del lavoro da remoto e sul ritorno in ufficio e stando ai risultati emerge come per moltissime persone il lavoro ibrido rappresenti ormai un nuovo modello dal quale non si potrà più tornare indietro. Il sondaggio è stato condotto da Censuswide nel mese di agosto 2021 per conto del produttore inglese di soluzioni per audio e videoconferenze Poly. L’82% degli intervistati dichiara che gli piacerebbe poter lavorare almeno un giorno alla settimana da casa, mentre il 54% sostiene che vorrebbe poter ripartire più equamente il tempo che passa in ufficio con quello in cui si collega da remoto.
Lavorare da casa: pro e contro
Secondo il panel di lavoratori ibridi, i tre benefici principali del lavoro da casa sono la possibilità di evitare lunghi spostamenti, il migliore equilibrio tra lavoro e vita privata e la riduzione dello stress. Allo stesso modo, rispetto alla domanda su che cosa rimpiangono del lavoro da casa ora che si torna alla normalità, molti hanno evidenziato la possibilità riposarsi un po’ di più, di passare più tempo con la famiglia e poter finire di lavorare all’ora prevista.
Tra i contro, invece, emerge la sottile linea che separa il lavoro flessibile dall’essere sempre attivi: più della metà dei lavoratori (58%) ritiene che l’aumento del lavoro da remoto si confonda con il rimanere costantemente connessi, e questo crea situazioni in cui si è incapaci di “staccare” veramente e rilassarsi. Il secondo maggiore inconveniente rilevato è dato dalle aspettative di disponibilità a ogni ora che il lavoro da remoto può generare, mentre il terzo punto è la mancanza dei momenti di svago con i colleghi. E ancora, tra i primi cinque svantaggi del lavoro da remoto troviamo la difficoltà di collaborazione, la mancanza di assistenza informatica e di soluzioni tecnologiche appropriate per il lavoro da casa.
Il 47% degli intervistati, inoltre, si è detto preoccupato del fatto che lavorare da remoto limita le possibilità di imparare dai colleghi e il 52% teme che i lavoratori ibridi o da remoto possano essere discriminati o trattati diversamente rispetto a chi torna in ufficio a tempo pieno.
La socialità e il fattore rumore
Dopo aver passato molti mesi in “isolamento” forzato a casa propria, tra i motivi di preoccupazione per il ritorno in azienda il 42% dei lavoratori afferma di essere diventato più sensibile al rumore e ha quindi timore per le arrabbiature che potrebbero sorgere con i colleghi troppo rumorosi. Sono soprattutto i più giovani (molti dei quali hanno iniziato a lavorare proprio durante la pandemia) quelli più preoccupati per il ritorno alla normalità. In questa fascia d’età, infatti, il 62% riferisce di non essere mai andato in ufficio e il 72% afferma che l’idea di doverci andare crea ansia.
In generale, tra tutti gli intervistati, il 56% è preoccupato per il fatto che i livelli di rumore in ufficio possano ridurre la produttività; il 42% teme di arrabbiarsi se i colleghi sono troppo rumorosi; il 60% pensa che sarà più suscettibile nei confronti dei colleghi che fanno rumore e gli impediscono di concentrarsi; il 40% teme che sarà più incline ad arrabbiarsi in ufficio. C’è poi, al contrario, un 34% che spera di tornare in ufficio perché il rumore che ha in casa è fonte di eccessiva distrazione.
Le battute, andare a pranzo con clienti o colleghi e il lavoro di squadra sono le tre cose delle quali si sente di più la mancanza con il lavoro da remoto, mentre le tre principali ragioni per cui si considera importante tornare in azienda sono le possibilità che offre per il brainstorming e la collaborazione, la partecipazione alle riunioni e l’accesso a strumenti e tecnologie migliori. Ultimo, ma non ultimo, il lavoro da casa ha cambiato anche qualche regola d’etichetta: secondo il 53% degli intervistati (il 61% tra i lavoratori del settore finanziario) il lavoro ibrido ha marcato la fine dell’abito giacca e cravatta.
“The Great Resignation”
Il ritorno graduale alla vita “normale” sta portando con sé anche conseguenze inattese. Tra queste il fenomeno che è già stato battezzato come “The Great Resignation”, ovvero l’aumento delle dimissioni in molti settori, dove i lavoratori piuttosto che tornare al “vecchio” modo di lavorare – in ufficio 5 giorni su 7 – preferiscono licenziarsi e cercare alternative. Secondo Poly, per evitare di perdere il personale, le aziende dovranno impegnarsi per creare esperienze più equilibrate e su misura per tutti i dipendenti, indipendentemente da dove decidano di lavorare. Questo significa analizzare i differenti profili degli impiegati per capire i tipi di personalità e le preferenze per quanto riguarda gli stili di lavoro, in modo che tutti possano dare il massimo ovunque si colleghino.
È necessario, inoltre, dotare tutti i dipendenti degli strumenti giusti per lavorare sia in ufficio che da remoto e modernizzare gli spazi di riunione degli uffici, in maniera che non ci siano differenze in termini di connessione e collaborazione, indipendentemente da dove si collega ogni partecipante.