Gender gap: quattro aziende italiane hanno centrato i requisiti della certificazione IDEM prima dell’entrata in vigore del Decreto Semplificazioni e del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza).
Gender Gap: l’attualità mondiale
La parità di genere è definita dalla Commissione Europea come una “condizione essenziale per un’economia innovativa, competitiva e prospera”. Eppure, la situazione a livello globale subisce in maniera evidente le conseguenze della pandemia. I progressi avuti negli ultimi anni, mappati nel Global Gender Gap Report del World Economic Forum, hanno subito un arresto nel corso dell’ultimo anno. Riportando, purtroppo, il tempo di chiusura del gap di genere sopra i 100 anni (135 anni). La pandemia ha infatti colpito duramente l’economia globale, producendo i suoi effetti soprattutto sulle categorie di lavoratori più deboli. Basti pensare che in Italia le donne rappresentano il 70% delle persone che hanno perso il lavoro nel 2020.
Come affrontare questa crisi? L’Unione Europea e diversi Stati stanno lavorando per contrastare il gender gap. Il nostro Paese ha accantonato 10 milioni di euro all’interno del PNRR, per poi implementare anche la Strategia Nazionale per la Parità di Genere. Il primo obiettivo della Strategia Nazionale è guadagnare 5 punti nella classifica del Gender Equality Index dell’EIGE nei prossimi 5 anni. L’intento è rientrare tra i primi 10 paesi europei in 10 anni.
Le iniziative italiane per la parità di genere
Inoltre, negli ultimi mesi è stata introdotta la Legge 162/2021, che modifica il codice delle pari opportunità e introduce importanti novità sul tema della parità di genere. L’obiettivo è colmare il gender gap all’interno del mondo del lavoro, agendo su più fronti:
- disposizione di nuove fattispecie discriminatorie per dare concreta attuazione del principio di parità;
- introduzione della certificazione di pari opportunità per le aziende pubbliche e private che impiegano più di 50 dipendenti e ulteriori vantaggi per le aziende virtuose;
- inserimento di quote di genere anche negli Statuti delle società controllate dalle P.A. e non quotate nei mercati regolamentari.
La certificazione della parità di genere, in particolare, potrà garantire più inclusione e la diminuzione del gender pay gap. Un problema oggi che oggi si attesta al 12,8% per la retribuzione globale annua all’interno del settore privato. Si prevede poi di aumentare anche l’occupazione femminile, che a settembre 2021 era del 49,5%, a fronte di un tasso di occupazione maschile al 64,6%.
4 aziende control il gender gap
In questo contesto spiccano quattro aziende, che hanno ben compreso quanto gli accorgimenti che vanno a colmare il gender gap in ambito professionale possano dar vita ad ambienti lavorativi più stimolanti e collaborativi. Queste aziende hanno deciso di intraprendere autonomamente un percorso verso la piena parità di genere, ottenendo la certificazione IDEM.
La certificazione di Gender Equality di IDEM viene assegnata in seguito a un rigoroso modello di misurazione e diagnosi. Gli indicatori principali sono relativi a retribuzioni, opportunità di carriera, organizzazione e cultura organizzativa.
Politecnica
Scegliendo di contribuire agli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU, questa azienda ha deciso di raggiungere entro quella data la piena parità numerica delle persone della propria organizzazione, suddivisa al 50% tra donna e uomo. Attualmente, la popolazione della società (280 lavoratori) è per il 47% donna e gode di piena parità di remunerazione.
“La progettazione, fatta per le persone, è un mondo che necessita anche di una spiccata sensibilità femminile – spiega Francesca Federzoni, presidente di Politecnica -. Non possiamo pensare che l’occhio e il punto di vista progettuali siano unicamente ed esclusivamente maschili. La certificazione IDEM “bronzo” premia il percorso fatto da Politecnica per garantire pari opportunità di crescita personale e professionale a tutte le persone dell’organizzazione, senza distinzione di genere, ma evidenzia il gap tra la domanda e la disponibilità di competenze sul mercato. L’impegno di Politecnica, che pure ha posto le condizioni, insomma, non basta. Mancano i presupposti di ecosistema nel settore della progettazione: serve una vera trasformazione sociale e culturale per una maggiore inclusione e attrazione delle donne nei percorsi di formazione STEM. C’è una difficoltà oggettiva a trovare figure professionali femminili legate all’ingegneria e reperire laureate in questo ambito. Serve dunque favorire l’inclusione delle donne anche in quegli ambiti di competenza che culturalmente tendono a escluderle”.
Euro Company
Negli ultimi anni Euro Company è diventata Società Benefit (2018), ha ottenuto la certificazione B Corp (2019), vinto il premio “Innovatori Responsabili” della Regione Emilia-Romagna grazie a un progetto di mobilità sostenibile per i dipendenti (2020). In questo 2021 ha ottenuto anche la certificazione IDEM per la parità di genere. A questo progetto ha fortemente contribuito l’appartenenza dell’azienda a Fondazione Libellula.
“Crediamo fortemente che la parità di genere sia un diritto umano fondamentale e la condizione necessaria per un mondo prospero e giusto – dichiara Mario Zani, direttore generale di Euro Company -. Siamo quindi molto orgogliosi di avere ottenuto questo importante riconoscimento, l’inizio di un nuovo e stimolante percorso e non un punto d’arrivo. Siamo convinti che la cultura del rispetto dei diritti e l’inclusione debbano non solo essere alla base dell’agire quotidiano di ogni realtà aziendale, ma anche servire da esempio per la comunità in cui ogni azienda opera”.
Elior
Per raggiungere questo importante obiettivo, Elior ha fissato target sia a livello di Gruppo che specifici per l’Italia, grazie ad una strategia di Diversity & Inclusion che accompagnerà le scelte dell’organizzazione nei prossimi anni. Elior punta a raggiungere il 30% di top manager donne nel 2025 e il 40% entro il 2030. Il percorso dell’azienda non si ferma alle sole figure dirigenziali. Il middle management dovrà essere rappresentato da donne per il 37,5% entro il 2025 e per il 47% entro il 2030.
“La crescita e lo sviluppo della nostra azienda non possono prescindere da un percorso di inclusione sempre più forte dei talenti al femminile – sottolinea Ilaria D’Aquila, direttrice Risorse Umane e Organizzazione di Elior -. Le donne, il 71% della nostra forza lavoro, rappresentano già un’ampia quota del motore propulsivo che ci permette ogni giorno di soddisfare al meglio i nostri clienti. Vogliamo fare sì che le loro competenze ed esperienze vengano sempre di più valorizzate. A questo scopo abbiamo presentato una Policy D&I e settato degli obiettivi specifici che ci guideranno verso una sempre maggiore inclusione. In questo senso la certificazione IDEM rappresenta un primo fondamentale passo avanti di cui siamo molto orgogliosi”.
Gruppo Montenegro
Grazie all’ottenimento della certificazione bronzo, Gruppo Montenegro stabilirà ulteriori piani di azione per continuare il percorso contro il gender gap, consapevole della strada percorsa e dei passi ancora da intraprendere.
“Inclusione e uguaglianza sono i principi di Gruppo Montenegro – spiega Cristina Danelatos HR director del Gruppo Montenegro . Valori che ci aiutano a creare un ambiente e un futuro migliori per le nostre persone, i consumatori, i partner e le comunità in cui operiamo. La certificazione IDEM con il suo rigore scientifico-metodologico è per noi un importante strumento di accelerazione della parità di genere all’interno della nostra organizzazione”.