Il fenomeno del “workplace bullying”, ovvero il bullismo sul posto di lavoro, diventa sempre più preoccupante negli Stati Uniti, ma anche in Europa e in Italia.
All’interno dei contesti professionali, infatti, si sta diffondendo una nuova forma di vessazione e di comportamento sociale violento e reiterato nei confronti di colleghi e collaboratori.
Lo confermano gli ultimi dati dell’indagine condotta da Espresso Communication per Great Place to Work Italia sulle principali testate mondiali del settore HR.
Cosa significa workplace bullying oggi
Il bullismo trova linfa all’interno degli ambienti lavorativi a tal punto da essere definito da HR Executive come fonte di una “epidemia fuori controllo”. Secondo il portale d’informazione americano, che riprende i dati del Workplace Bullying Institute, addirittura oltre 7 dipendenti su 10 (75%) dichiarano di essere stati bersaglio o di aver assistito ad atti di bullismo sul posto di lavoro. Per un totale che va oltre i 79 milioni di collaboratori coinvolti solo negli Stati Uniti.
Il fenomeno può includere abusi verbali, condotte offensive, intimidazioni o aggressioni, causando sia danni fisici sia un crescente stato di angoscia mentale. Nonché alto assenteismo e rotazione dei dipendenti e bassa produttività. Di conseguenza, danni notevoli alla reputazione di un’azienda.
I manager contano
In questo scenario emerge la figura del responsabile d’azienda, chiamato ad ascoltare il proprio team operativo per trovare soluzioni ottimali. “La pandemia ha ulteriormente rafforzato una problematica già esistente – afferma Beniamino Bedusa, presidente di Great Place to Work Italia. – All’interno di ogni luogo di lavoro è fondamentale avere, anzi percepire, un clima aziendale produttivo e stimolante. Per questo motivo, i capi d’azienda sono e saranno sempre più importanti. I collaboratori necessitano di essere ascoltati: solo così è possibile trovare soluzioni mirate, tempestive ed efficaci per contrastare un fenomeno che si sta diffondendo a macchia d’olio in buona parte dell’universo professionale e lavorativo”.
Gli esempi di aziende e manager virtuosi ci sono. Questi, oltre ad ascoltare le singole persone, le supportano e creano iniziative, policy e benefit per occuparsi del loro benessere psicofisico.
Workplace bullying in Europa
Il workplace bullying non è un fenomeno che riguarda solo gli Stati Uniti, ma anche l’Europa. Basta leggere l’ultima survey del portale britannico People Management: più di un quarto dei collaboratori coinvolti afferma di essere stato vittima di vessazioni sul luogo di lavoro. E ancora, secondo l’Irish Times il 9% dei lavoratori irlandesi ha subito atti di bullismo.
Gli effetti psicologici correlati a queste esperienze risultano devastanti, con l’alta probabilità di avvertire problemi di salute mentale come ansia e depressione. Il “peso” del bullismo sul lavoro emerge anche guardando i topic d’interesse sui social. L’hashtag #workplacebullying conta su Instagram oltre 19mila contenuti pubblicati per raccontare la problematica attraverso i canali digitali.