Le dimissioni volontarie riguardano oltre 1 milione di italiani

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Dimissioni volontarie, i dati italiani del 2021

Le dimissioni volontarie sono un fenomeno in crescita anche in Italia: lo confermano i dati 2021 dell’ultima indagine di Fondazione Studi Consulenti del Lavoro.

Il report evidenzia che 1 milione e 81 mila dipendenti italiani nei primi nove mesi del 2021 hanno deciso di lasciare volontariamente il lavoro. Quasi uno su due, dopo aver rassegnato le dimissioni, non ha più un contratto attivo perché è alla ricerca di un’altra occupazione, per aver deciso di avviare un’attività in proprio o per scelte di vita diverse.

Dimissioni volontarie: commento ai dati

L’indagine “Le dimissioni in Italia tra crisi, ripresa e nuovo lavoro” si basa sui dati delle Comunicazioni Obbligatorie del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e analizza il fenomeno delle dimissioni volontarie, che appare trasversale sotto diversi punti di vista. Il confronto tra i primi tre trimestri del 2019 e del 2021 evidenzia, infatti, che i dimissionari non sono solo giovani, con un basso livello di istruzione e residenti al Nord. C’è un incremento tra i segmenti tradizionalmente meno interessati, in particolare adulti, laureati e tutti i lavori qualificati.

“Il fenomeno delle dimissioni volontarie non è nuovo per la realtà italiana, ma lo è il suo incremento – afferma Rosario De Luca, Presidente della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro -. Capiremo solo nei prossimi mesi la vera portata, soprattutto rispetto alle motivazioni, visto che non è possibile stimare all’interno della quota di lavoratori dimessi e non rioccupati quanti potrebbero aver deciso di avviare un’attività in proprio, essersi occupati irregolarmente o più semplicemente aver deciso di smettere di lavorare. Ancora una volta emerge, tra l’altro, che le maggiori opportunità di rioccupazione riguardano i profili tecnici e specializzati dove è più alto il divario domanda/offerta. Mentre i più penalizzati nella ricollocazione successiva sono i lavoratori a basso tasso di formazione e occupazione. È urgente investire su queste direttrici per adeguare le competenze alla nuova realtà che ci troviamo a vivere nel post-pandemia”.


Consulta il report completo della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro

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