I percorsi formativi scelti dalle imprese all’interno dell’Avviso 2/2021 di Fondirigenti restituiscono un quadro nitido delle strategie aziendali messe in campo in epoca post-pandemica.
In questo senso, i risultati del bando a sostegno del “Made in”, pubblicato il 18 novembre 2021 e chiuso il 4 febbraio scorsi, forniscono una rappresentazione fedele dell’orientamento di quattro settori chiave duramente colpiti dalla crisi economica. Legno e arredo, moda e accessori, automotive e turismo provano infatti a ripartire con la formazione. Un totale di 154 piani formativi manageriali presentati e finanziamenti per oltre 2,1 milioni di euro (a fronte di 1,5 milioni stanziati).
Avviso 2/2021 “Made In”
Le risorse sono orientate a supportare lo sviluppo delle competenze manageriali e l’aumento della competitività di queste quattro filiere. Attraverso diverse aree di intervento formativo:
- transizione 4.0;
- sostenibilità ambientale ed economia circolare;
- lavoro agile
- gestione del ritorno alla “normalità” post-pandemica;
- riorganizzazione della supply chain.
L’ultimo punto, legato soprattutto a finanza innovativa e accesso ai finanziamenti pubblici, diventa strategico in ottica di Pnrr. La sua attuazione richiede infatti alle aziende delle skill dirigenziali adeguate e competitive.
Cosa dicono i dati
In generale, emerge una più ampia partecipazione delle grandi imprese rispetto alle Pmi. Inoltre, se le grandi imprese sono concentrate in particolare nell’automotive, le Pmi caratterizzano soprattutto il settore della moda. Quanto alla distribuzione territoriale ai primi posti ci sono Lombardia, Piemonte e Veneto. Il Sud, invece, vede la maggior parte dei piani arrivare dalla Campania.
Rispetto ai quattro settori coinvolti, moda e automotive hanno raccolto le adesioni maggiori, l’83% dei piani pervenuti. Il turismo, al contrario, conta solo sette piani, a causa della ridotta presenza di dirigenti nel settore e alla forte crisi del comparto. Il settore della moda raccoglie maggiori adesioni in Lombardia (importante distretto del fashion e alta moda). Il Piemonte, coerentemente con il proprio tessuto industriale, si concentra sull’automotive.
La sostenibilità è l’area di intervento maggiormente prescelta e supera, per la prima volta, il tema della transizione digitale. Ampio lo spazio dedicato anche al tema del lavoro agile e a quello della riorganizzazione della supply chain. Sono invece pochi i piani dedicati alla finanza innovativa.
Il successo dei piani aggregati
L’Avviso 2/2021, oltre a consentire il consueto finanziamento di piani aziendali singoli, ha previsto per la prima volta la possibilità di presentare piani aziendali aggregati (tematici o ‘di filiera’), con il coinvolgimento di un minimo di tre fino a un massimo di 10 imprese dello stesso settore.
Se “l’unione fa la forza”, l’Avviso 2/2021 si conferma una via virtuosa al rafforzamento delle filiere. Si contano infatti 15 piani aggregati: tre nell’ambito della filiera del legno, quattro nella moda e sette per l’automotive. Uno solo (nel Lazio) per il turismo. Otto piani coinvolgono aziende di regioni diverse: in totale, fanno parte di piani aggregati 62 imprese (il 40% di quanto presentato).
Oltre 400 manager in via di formazione
La richiesta media di finanziamento è stata pari a 13.873 euro, inferiore di circa 1.000 euro alla soglia dei 15.000 euro prevista dall’Avviso 2/2021. Le ore complessive di formazione saranno 22.424 per 401 dirigenti, con una partecipazione media di 2 dirigenti per piano. La graduatoria dei piani ammessi a finanziamento sarà pubblicata sul portale di Fondirigenti al massimo entro 90 giorni dal termine della presentazione. Le attività dovranno concludersi entro 6 mesi dalla data di pubblicazione della graduatoria.
“Con questo avviso – commenta il presidente Carlo Poledrini -, Fondirigenti compie un ulteriore passo in avanti per fornire alle imprese. E soprattutto alle imprese dei settori del “Made in” più colpite dalla pandemia, le competenze fondamentali per la ripartenza. Le grandi transizioni che caratterizzeranno il nostro tessuto produttivo avranno bisogno di manager con competenze nuove e flessibili, capaci di trasformare il modo stesso di essere dell’impresa. Manager capaci di “pensare” in modo digitale, sostenibile, inclusivo, e di alimentare la filiera di cui fanno parte”.