Si apprende solo per scelta

Spesso manifestiamo un inconsapevole pregiudizio verso chi ha raggiunto il successo grazie all’intenso lavoro. Preferiamo pensare che sia il risultato di talento e/o fortuna, ma non è proprio così

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Deliberate practice nella formazione digitale

a cura di APPrendere |

Nel suo celebre libro “Grinta: il potere della Passione della Perseveranza”, Angela Duckworth illustra in modo efficace quanto il talento sia sovrastimato.

Grazie a un profondo ed esteso lavoro di ricerca svolto tra i cadetti dell’accademia di WestPoint, la Duckworth ha verificato quali fossero le caratteristiche personali in grado di prevedere i successi (o gli abbandoni) degli aspiranti ufficiali. Ottenendo risultati molto eloquenti. Possedere un talento inteso come “la somma delle capacità di una persona, ovvero doni innati, abilità, nozioni, esperienze, intelligenza, capacità di giudizio, atteggiamento, personalità e iniziativa”, non è di per sé un precursore del successo!

Il caso di Steven Bradbury

Steven Bradbury, pattinatore di short track, è il primo australiano ad aver vinto una medaglia d’oro alle olimpiadi invernali a Salt Lake City nel 2002 nella gara dei 1000 metri. La sua storia è esemplare. Steven nasce nel 1973 appena fuori Sydney in un paese dove gli sport principali sono, come facilmente comprensibile, il surf, la pallanuoto e il cricket. Lui sente invece un’attrazione irresistibile verso il ghiaccio. Inizia a pattinare a 8 anni. Si impegna molto e riesce ad avere un discreto successo.

A 21 anni ha nel suo medagliere una serie di trofei conquistati con la staffetta ai mondiali e incassa un terzo posto alle olimpiadi di Lillehammer in Norvegia. Ha di fronte a sé un futuro promettente. Proprio nel 1994 lo stesso anno delle olimpiadi in Norvegia, quando Steven ha 21 anni, subisce un gravissimo incidente di gara in una competizione di coppa del mondo. Bradbury è in testa quando cade e l’affilata lama del pattino di un avversario gli trapassa il quadricipite da parte a parte recidendo la femorale. Perde circa 4 litri di sangue sulla pista. Subisce una importante operazione dove suturano la ferita con oltre un centinaio di punti. È dura ma la sua determinazione gli consente di riprendere gli allenamenti e ritornare a gareggiare a buoni livelli. Nel 2000, quando Steven ha 27 anni, subisce un altro incidente. In allenamento sbatte la testa contro la balaustra che limita la pista rompendosi il collo e due vertebre. I medici dichiarano che la sua carriera di pattinatore è finita.

Nel 2002 ci sono le Olimpiadi a Salt Lake City. Steven ha ripreso a pattinare e ad allenarsi seriamente. Ma l’infortunio subito è stato davvero grave e la sua capacità di prepararsi all’evento limitata. Non ha nessuna speranza di vittoria, ma vuole caparbiamente partecipare. Si iscrive a tutte le gare individuali dello Short Track. Ai quarti di finale dei 1000 metri arriva terzo ed è eliminato (passano solo i primi due classificati). Succede però un evento che lo favorisce. Il secondo classificato, un canadese campione del mondo in carica, viene squalificato per aver ostacolato un altro concorrente. Steven ha accesso alle semifinali. La gara si svolge poco dopo. Bradbury parte malissimo, è subito ultimo distanziato da chi sta contendendosi l’accesso alla finale. Nel rettilineo finale, il campione olimpionico in carica perde aderenza mentre è in testa, il secondo cerca di superarlo ma cade a sua volta coinvolgendo anche il pattinatore che lo segue. Steven Bradbury da ultimo distaccato è il secondo classificato. Ha accesso alla finale dei 1000 metri alle Olimpiadi.

Ha la consapevolezza di essere arrivato alla finale grazie a una serie di eventi che lo hanno favorito. Così come sa di avere ben poche speranze di poter accedere al podio. È il più vecchio, ha una serie di infortuni importanti alle spalle e non ha potuto allenarsi quanto tutti gli altri hanno fatto. Nello short track si corrono quattro gare in due con solo mezz’ora di pausa tra una gara e l’altra. Troppo per il suo livello di preparazione. La finale parte malissimo. È ultimo e non riesce a mantenere il contatto con gli altri. Ancora una volta, all’ultima curva, accade l’impossibile. Il concorrente in terza posizione scivola e cade, coinvolgendo un altro pattinatore che cadendo trascina con sé anche i due davanti. Bradbury è così distaccato che, quando passa, nessuno è in grado di bloccargli la strada. Assolutamente stupito passa il traguardo. Steven Bradbury ha vinto l’oro olimpico. Rimane famosa la sua gara e soprattutto la dichiarazione che fece nella conferenza stampa. “Non ero certamente il più veloce, ma non penso di aver vinto la medaglia nel minuto e mezzo della gara. L’ho vinta per aver lottato un decennio nel calvario”.

Deliberate practice: cosa significa

Spesso manifestiamo un inconsapevole pregiudizio verso chi ha raggiunto il successo grazie all’intenso lavoro e alla propria determinazione. Preferiamo pensare che sia il risultato del talento e/o della fortuna che li ha resi dei predestinati. La storia di Steven Bradbury è significativa. Fallimento e successo si intersecano costantemente in un’unica sequenza di eventi. Sono espressione dello stesso evento e contemporaneamente lo determinano. Quanta fatica e che dura lotta ha dovuto combattere Steven per raggiungere il suo successo.

James Clear ha definito il concetto di “Deliberate Practice” intendendo con questo un particolare tipo di esercizio realizzato con sistematicità. Caratterizzato da una precisa intenzionalità nella sua esecuzione: quella di migliorarsi per raggiungere un risultato elevato. Nell’accompagnare e sostenere una persona nel suo processo di apprendimento, non possiamo dimenticare che il suo successo dipenderà anche dalla quantità di energia che riuscirà a dedicare al processo stesso.

In questo senso la flessibilità e poliedricità del digitale ci offre concretamente la possibilità di attivare le individuali leve motivazionali indispensabili per una sana attivazione della deliberate practice. 


L’articolo è realizzato in collaborazione con APPrendere, società di consulenza e servizi nell’ambito della formazione online.

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