MANAGERITALIA | Accordo individuale sullo smart working

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Bisogna agevolare la trasformazione organizzativa del lavoro per favorire il benessere e la competitività di persone e aziende. L’accordo individuale non deve essere prassi, ma solo eccezione migliorativa.

“L’obbligatorietà dell’accordo individuale nella normazione del così detto smart working è controproducente. Perché limita la libertà e l’efficacia organizzativa del management e si rivela, soprattutto nelle aziende più grandi, la mera moltiplicazione di accordi fotocopia, senza alcuna possibilità di una vera contrattazione individuale. L’accordo individuale deve servire solo nel caso di condizioni di maggior favore rispetto a quanto prevede la legge ed è previsto dalla contrattazione collettiva nazionale o aziendale”. Così il presidente di Manageritalia Mario Mantovani.

La trasformazione in atto nel lavoro – continua Mantovani – ci impone di renderlo davvero smart. Evitando che la normativa serva più a complicare il ruolo che imprenditori e manager hanno nella definizione di una nuova organizzazione del lavoro. Quindi, fissati diritti, tutele e doveri da legge e contrattazione, il ricorso all’accordo individuale deve servire solo a prevedere eventuali condizioni di maggior favore nel rapporto tra azienda e lavoratore. E deve permettere al management di adattare il lavoro alle esigenze di persone e aziende, soprattutto in relazione al tipo di lavoro “smart” che quel settore e ruolo richiedono. Questo anche per non complicare inutilmente la vita alle Pmi e bloccare come troppo spesso accade il loro upgrade culturale e organizzativo. Certo, semplificare non deve far perdere di vista aspetti di diritto e tutela determinanti. Quindi va garantita copertura assicurativa INAIL a tutti i lavoratori in SW, con procedure semplificate di determinazione del rischio e procedure ridotte al minimo.

“Usciamo poi una volta per tutte – conclude Mantovani – dall’equivoco di definire smart quello che è solo lavoro a distanza, a casa o in ufficio. Oggi, il lavoro, per essere fonte di benessere e produttività, si deve liberare sempre più spesso dei classici e ormai arcaici vincoli spazio-temporali. Solo così potremmo rendere il lavoro davvero smart prevedendo la necessaria flessibilità in termini di luoghi, tempi e modi nei quali lo si svolge. Anche le parole e il loro significato hanno un peso nel determinare gli ineluttabili e determinanti cambiamenti culturali e comportamentali”.

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