Sostenibilità e rispetto: le organizzazioni ripartano da qui

CFMT – Centro Formazione Manager del Terziario – e Wise Growth hanno realizzato una ricerca dal titolo “Costruire una cultura del rispetto: un viaggio tra innovazione e sostenibilità umana”, sondando la sensibilità delle imprese su temi come diversità e inclusione. Il risultato? Tra il dire e il fare, c’è ancora una certa distanza

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rispetto sostenibilità pixabay

Come impattano fattori come inclusione, rispetto, sostenibilità umana sulle organizzazioni? Possono questi valori rappresentare dei veri e propri driver di crescita e innovazione? Su queste tematiche CFMT – Centro Formazione Manager del Terziario – e Wise Growth hanno condotto un’indagine con l’obiettivo di ricostruire un quadro realistico e sincero dell’interesse attuale rispetto ai temi della Diversity & Inclusion e dialogare sull’evoluzione semantica e pratica di questo campo, focalizzandosi in particolare sull’importanza del rispetto in azienda e sugli elementi che rendono rispettosa un’azienda. Dai risultati della ricerca si sono anche ottenuti elementi utili a innovare le proposte sulla “diversity & inclusion”, collegandole meglio a temi di grande interesse per i manager come l’innovazione e la sostenibilità.

La ricerca

Il campione analizzato, clusterizzato per genere, età, dimensionamento delle aziende (da 0 a oltre 750 dipendenti) e settore di attività (servizi alle imprese, no profit, commercio di largo consumo, turismo, chimico farmaceutico, servizi alle persone), si rivela convinto sostenitore del legame causale diretto tra inclusione e innovazione: l’86% ritiene convintamente che un’azienda più inclusiva sia anche più innovativa. Se da un lato la D&I sembra quindi essere un tema tecnico fondamentale e non una moda, dall’altro emerge un apparente paradosso, poiché nello stesso campione, convinto dell’importanza cruciale della D&I, il 43% crede che l’argomento sia troppo inflazionato. Convinzioni e percezioni trasversali alle età e ai generi, sebbene il legame tra innovazione e D&I e conseguente saturazione sia sottolineato più dagli uomini che dalle donne. Non sono moltissime le aziende dei rispondenti nelle quali si sono tenuti corsi di D&I nell’ultimo anno: circa la metà delle grandi aziende (oltre i 125 milioni di euro di fatturato) e percentuali molto più basse di aziende di magnitudo inferiore.

Cambiare approccio

La cultura del rispetto emerge come uno degli elementi più importanti per la valorizzazione delle risorse in azienda per la quasi totalità degli intervistati poiché a loro dire sarà un driver importante nel nuovo hybrid work. Ma cos’è che fa sentire più rispettati in azienda, rendendo quindi l’organizzazione “più rispettosa”? Tra le varie scelte possibili i manager e dirigenti puntano su una leadership e una cultura organizzativa inclusive e sull’ascolto, ma anche su altre vie di lavoro e di impegno. In particolare, l’ascolto associato a termini quali considerazione, riconoscimento, idee, espressione, competenze, opinioni, obiettivi, processi, collaborazione e condivisione. Quali sono le leve da utilizzare per promuovere inclusione e innovazione? Per metà dei rispondenti cruciale diviene il ruolo del leader nel coltivare un ambiente rispettoso e premiante.

La sostenibilità, altro pilastro fondamentale dell’indagine, è stata sottoposta al giudizio dei dirigenti e manager del terziario in quattro dimensioni: sostenibilità ambientale, digitale, economica e umana. Stimolati a quantificare separatamente l’importanza dei diversi parametri, gli intervistati hanno dato all’unanimità punteggio massimo alla sostenibilità umana seguita da quella ambientale, economica e, con un certo distacco, da quella digitale. Questo risultato, trasversale ad aziende di tutte le dimensioni, evidenzia come diversi temi a forte valenza etica si stiano fondendo, trasformando e integrando con il business ora nei processi ora nella natura stessa delle organizzazioni.

“Ci aspettavamo di ritrovare un forte riconoscimento del legame tra inclusione ed innovazione da parte dei manager, l’innovazione passa attraverso l’intelligenza collettiva più ampia, aperta”, commenta Simone Pizzoglio, Presidente di CFMT, “tuttavia la D&I è un tema di cui si parla tanto ma che non trova ancora ampio riscontro all’interno delle organizzazioni, specie in quelle più piccole. Le grandi aziende sono più coinvolte perché più strutturate, ma non è detto che le piccole non siano sensibili al tema: piuttosto, l’informalità spesso tende a nascondere pratiche positive. Bisogna contrastare l’idea che impegnarsi nella D&I sia un costo e che faccia perdere tempo. È una questione di approccio culturale, che deve essere inclusivo, necessario per far convivere le diversità”.

In definitiva, è evidente che la sostenibilità umana è la chiave per il benessere e la crescita di individui e organizzazioni: sviluppare una cultura organizzativa davvero sostenibile dal punto di vista delle persone è la chiave per continuare a crescere e creare profitto.


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