di Virna Bottarelli |
Quello delle Pal è anche uno dei campi di prova del rapporto Stato-Regioni.
A marzo la Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome ha pubblicato il documento “Proposta di linee guida per la riforma delle Politiche Attive del Lavoro”, in cui si evidenzia la necessità di “prevedere servizi e misure di politica attiva per il lavoro da erogare a tutti i cittadini e rafforzare la rete dei servizi per l’impiego con capacità operative tali da fornire ai cittadini il giusto supporto per l’inserimento lavorativo”. E si ribadisce che Stato e Regioni devono agire in coordinamento per garantire l’uniformità dei servizi per il lavoro su tutto il territorio nazionale.
Pal, Regioni e Centri per l’Impiego
A oggi, infatti, le misure di politica attiva del lavoro sono declinate in modo diverso nelle Regioni e anche il ruolo svolto dai Centri per l’Impiego cambia da territorio a territorio. In merito a questi ultimi e ai Servizi, inoltre, le Regioni evidenziano difficoltà strutturali che ne limitano l’efficacia e ribadiscono la necessità di un loro potenziamento, che tenga però conto delle competenze necessarie a migliorarne il funzionamento. Come si legge nella Proposta: “Il Piano straordinario di Potenziamento dei Cpi del 2019 ha previsto l’assunzione da parte delle regioni di un contingente di personale fino a un massimo di 11.600 nuovi operatori. Si tratta, però, di un tetto massimo di spesa per ciascuna amministrazione regionale, che non può essere tradotto automaticamente in un numero fisso di persone da assumere, in quanto appare fortemente correlato ai profili professionali richiesti per l’implementazione del sistema”.
In sostanza, il Piano ha previsto un potenziamento quantitativo senza considerare un adeguamento delle competenze dei lavoratori in organico, necessario per allinearsi “alle mutate esigenze del mercato del lavoro”. A definire meglio il quadro interviene il Pnrr, con cui il nostro Paese si è impegnato, in risposta alle raccomandazioni della Commissione Europea, “a garantire un maggiore sostegno alle transizioni occupazionali fornendo alle persone in cerca di lavoro un sostegno personalizzato, che comprenda servizi di consulenza, orientamento e tutoraggio, valutazione e convalida delle competenze, assistenza nella ricerca di un impiego, sostegno all’imprenditorialità e, solo ove necessario, indirizzamento ai servizi sociali”. Il Pnrr include, come già detto, un piano di riforma delle politiche attive del lavoro e vincola i finanziamenti a obiettivi precisi anche per quanto riguarda i Centri per l’Impiego. Almeno 250 Cpi devono aver completato entro il 2022 il 50% delle attività (escluse le infrastrutturali) previste nel Piano regionale di rafforzamento e almeno 500 Cpi devono aver completato le attività previste nel Piano regionale entro il 2025. Ma che cosa si sta facendo sul territorio in tema di politiche attive?
Val d’Aosta | Luigi Bertschy
Assessore Sviluppo economico, formazione
e lavoro
A seguito del completamento del Piano di potenziamento dei Cpi abbiamo realizzato una profonda riorganizzazione dei servizi al lavoro. Sul territorio sono presenti due Cpi, nei comuni di Aosta e Verrès, e un servizio satellite nel comune di Morgex. Nel complesso, 44 operatori si occupano di orientamento di base, orientamento specialistico, incontro domanda-offerta, servizi alle imprese, collocamento mirato e svantaggio, e di attività di back office, come comunicazione, supporto amministrativo e sistemi informativi.
I vecchi uffici di collocamento, visti soprattutto come sportelli amministrativi, si stanno trasformando in veri servizi di accompagnamento al lavoro, supportando le persone, ma anche le imprese, nelle diverse fasi di ricerca attiva, formazione, riqualificazione ecc. Da quando sono terminati i contratti dei navigator, ossia dalla fine del 2021, sul lavoro dei Centri per l’Impiego incide anche la gestione dei percettori di RdC. Gli operatori dell’orientamento di base, in particolare, hanno visto aumentare il proprio carico di lavoro con attività di gestione amministrativa e colloqui con i beneficiari. La vera sfida è cambiare l’immagine che i Cpi hanno presso la collettività e la si può affrontare con un lavoro graduale, basato sull’impegno e la professionalità degli operatori e su una buona comunicazione.
Nella fase avviata con l’approvazione del Piano Politiche per il Lavoro 2021/23, che vede come destinatari delle politiche attive essenzialmente giovani, lavoratrici e lavoratori, imprese e soggetti svantaggiati, è stata avviata anche un’attività di aggiornamento delle banche dati. Sostenuta da una robusta azione di comunicazione e da appuntamenti, per favorire la diffusione della cultura del lavoro nella comunità. Anche nella nostra regione, infatti, rileviamo difficoltà di reperimento di personale con specifiche professionalità e di lavoratori disponibili per esperienze lavorative stagionali. Infine, va detto che quanto previsto dal Pnrr si inserisce in una programmazione regionale già ben definita, che le nuove risorse messe a disposizione dal programma GOL permetteranno di implementare e rendere ancora più performante. Target principale del nostro programma sono i lavoratori stagionali, a partire da quelli impiegati negli impianti a fune e nel settore turistico-ricettivo, ai quali saranno rivolti i percorsi formativi di upskilling.
Lombardia | Melania De Nichilo Rizzoli
Assessore Formazione e lavoro
Regione Lombardia affronta le sfide relative al rilancio dell’occupazione tramite un ampio ventaglio di interventi di Pal e di formazione, con particolare attenzione alle categorie più fragili e in difficoltà, come donne e giovani. In questo momento di transizione, particolare importanza hanno assunto le nostre misure per la formazione: con la misura Formare per Assumere, ad esempio, in meno di un anno sono state formate e hanno trovato un impiego più di 6.000 persone, di cui più del 50% sono donne. Con riferimento ai più giovani, invece, la Regione ha attivato azioni di contrasto alla dispersione scolastica nell’ambito di Garanzia Giovani, tramite la realizzazione di percorsi destinati ai Neet.
Per quanto riguarda i Centri per l’Impiego, come determinato dagli accordi con il Ministero del Lavoro, a inizio anno è stato approvato il Piano Attuativo Regionale della Lombardia (PAR). Già avviato, prevede una grande valorizzazione dei nostri Cpi, anche attraverso l’assunzione di nuovo personale. Parliamo di 1.300 lavoratori di vario profilo solo in Lombardia, assunti a tempo indeterminato. Si tratta soprattutto di operatori nel mercato del lavoro, specialisti del mercato e dei servizi del lavoro, tecnici informatici e specialisti informatici statistici. Entro la fine del 2022 raggiungeremo il contingente complessivo indicato dal Ministero.
Friuli-Venezia Giulia | Alessia Rosolen
Assessore Lavoro, formazione, istruzione, ricerca, università e famiglia
Le politiche del lavoro in Friuli-Venezia Giulia hanno come centro focale la formazione e si avvalgono di diverse fonti di finanziamento. 350 milioni di euro arrivano dal FSE, circa 14 milioni da GOL (solo nel 2022) e altri 15 milioni di euro circa, ogni anno, sono messi a disposizione dalla Regione per coprire gli incentivi alle assunzioni, le misure volte a tutelare i lavoratori interessati da crisi aziendali e quelle come i Cantieri di lavoro, che riguardano lavori di utilità pubblica e sociale. Destinatari delle Pal sono principalmente i fruitori di Naspi e RdC, circa 33mila persone all’anno, ma anche i lavoratori coinvolti in crisi aziendali e, quindi, beneficiari di ammortizzatori come Cassa Integrazione e Contratti di solidarietà.
Vi sono poi misure regionali dedicate a determinate fasce della popolazione. Attivagiovani per i Neet e incentivi destinati alle imprese che privilegiano l’assunzione di donne (in particolare giovani madri). Inoltre, l’assessorato si occupa anche delle politiche in materia di famiglia e di armonizzazione vita-lavoro ed è quindi inevitabile, nonché opportuno, che tali politiche abbiano una declinazione lavoristica. Possiamo citare in proposito gli interventi, in larghissima misura coperti con risorse regionali, per l’abbattimento delle rette degli asili nido e per Dote Famiglia (misura a sostegno delle spese dei nuclei famigliari con minori per le attività extrascolastiche dei figli minori), che superano i 50 milioni di euro l’anno.
I nostri Centri per l’Impiego, infine, stanno completando il piano di rafforzamento previsto dalla riforma delle Pal e nel loro funzionamento non si rilevano particolari criticità, anche se la presa in carico dei percettori del RdC ha indubbiamente appesantito i carichi di lavoro. Stiamo quindi potenziando strutture e organico e abbiamo l’obiettivo di rafforzare anche le relazioni con le aziende locali. Il nostro è comunque un buon modello di politiche attive. Lo dimostra il fatto che siamo tra le prime Regioni in Italia per quanto riguardo il successo occupazionale dei percettori di RdC e che un numero crescente di aziende si rivolge a noi sia per la preselezione e selezione del personale, sia per la formazione. Venendo al Pnrr, va detto che già nel 2019 e 2020 avevamo adeguato il nostro quadro normativo con una serie di interventi che vediamo ripresi anche in GOL, programma per il quale contiamo di avviare il bando entro fine giugno.
Liguria | Giovanni Berrino
Assessore Lavoro, trasporti, turismo
In Liguria le politiche attive si basano su un fondamentale principio di diversificazione, volto a evitare la sovrapposizione di misure analoghe e a intercettare le necessità di una platea più ampia. I progetti a favore dei disoccupati e delle categorie più fragili del mondo del lavoro sono diversi. Dal Progetto Over 40, a Pascal (Politiche Attive per lo Sviluppo delle Competenze al Lavoro) rivolto ai disoccupati con più di 30 anni di età, al Progetto Fast (Finanziamento Anticrisi per il Sostegno Territoriale) per reintegrare i lavoratori oggetto di licenziamento. Un’attenzione particolare è poi riservata ai Neet, con la Fase II del Programma Nuova Garanzia Giovani, nell’ambito del PON IOG, in corso di realizzazione, e una dotazione finanziaria di oltre 12 milioni di euro. La pandemia di Covid-19 ha poi richiesto una riprogrammazione degli interventi con Piani straordinari a sostegno di specifici settori (spettacolo, servizi di pulizie e mense scolastiche) e, in particolare, del settore turistico. Per il quale vige il Patto per il lavoro nel Turismo, che eroga bonus alle imprese turistiche che stipulino contratti di lavoro di durata superiore ai sei mesi. Solamente nel 2021, le domande di bonus hanno superato i 20 milioni di euro.
I tredici Cpi che operano sul territorio ligure, ai quali se ne aggiungerà prossimamente uno nuovo (La Spezia Antoniana), sono coinvolti in un profondo processo di riforma. Abbiamo proceduto a una globale digitalizzazione dei servizi, tuttora in corso di implementazione, avviato lavori di ristrutturazione in tutte le sedi e assunto 189 nuove unità di personale. È in via di progettazione anche la redazione di piani formativi mirati al rafforzamento delle competenze specialistiche e delle soft skill, con un’attenzione particolare alla capacità di analisi del mercato locale. I nostri Cpi hanno anche superato lo “stress test” del RdC. Dalla seconda metà del 2019 i Centri hanno convocato circa 27mila beneficiari e sottoscritto oltre 22mila Patti per il Lavoro. Gestendo un flusso di utenza difficilmente inseribile in percorsi di politica del lavoro, perché costituito in gran parte da persone con bassa scolarizzazione e nessuna esperienza professionale.
La legge di bilancio 2022 ha però portato un ulteriore aggravio all’attività dei Cpi, prevedendo incontri mensili in presenza di verifica dell’attività di ricerca attiva del lavoro da parte dei beneficiari di RdC in carico: significa convocare ogni mese circa 6 mila persone per incontri di monitoraggio che rischiano di trasformarsi in una mera prassi amministrativa. Questo ulteriore onere arriva oltretutto nella delicata fase di avvio del Programma GOL, che destina per quest’anno alla Regione 21milioni e 296mila euro. Dovremo programmare al meglio le azioni per garantire che le tante risorse a disposizione, alle quali si aggiungerà a breve la programmazione del FSE+ 2021-2027, siano investite per rispondere ai bisogni di cittadini e imprese, favorendo l’occupabilità anche delle categorie più fragili. Ad aprile abbiamo avuto la validazione del nostro Piano di attuazione regionale da parte di Anpal e prevediamo di coinvolgere, entro la fine del 2022, circa 14mila beneficiari. L’offerta formativa di GOL con percorsi di up-skilling e re-skilling progettati e riservati in prima istanza per target sottoposti a condizionalità, potrà essere una risposta efficace ai fabbisogni formativi dei beneficiari di RdC.
Umbria | Michele Fioroni
Assessore Sviluppo economico, innovazione, digitale e semplificazione
La Regione Umbria, anche mediante l’Agenzia Regionale per le Politiche attive del Lavoro (Arpal Umbria), gestisce le risorse finanziarie a essa attribuite dalla politica di coesione della UE, 813 milioni di euro per la programmazione 2021/2027. In Umbria operano cinque Cpi e 15 Sportelli per il Lavoro; 220 persone lavorano in Arpal Umbria e circa il 62% del personale ha più di 50 anni. Il Piano di potenziamento che è stato attivato consentirà all’Agenzia di reclutare, entro la fine dell’anno in corso, 92 risorse a tempo pieno e indeterminato. I finanziamenti nazionali permetteranno anche un rinnovamento delle attrezzature informatiche e di alcune delle sedi dei Cpi, oltre a un piano di formazione per il personale già in organico.
Per quanto riguarda gli strumenti attivati, l’ultimo, in ordine cronologico, è il programma Rework, che si concretizza attraverso l’analisi e la valorizzazione delle competenze dei destinatari dell’iniziativa e la loro riqualificazione verso i profili ricercati dal mercato del lavoro regionale. Da fine settembre 2021 a marzo 2022 si sono iscritte al programma circa 4mila persone, prevalentemente disoccupati di lunga durata, donne, Neet, percettori di Naspi. Molti sono altamente scolarizzati, a conferma di un trend che da anni caratterizza negativamente la nostra regione: un’elevata percentuale di disoccupazione intellettuale. Da GOL arriverà invece in Umbria una prima assegnazione di 11 milioni e 264mila euro. Per la regione si tratta di un’opportunità e di un banco di prova, perché solo recentemente si è introdotta pienamente la sussidiarietà pubblico-privata nell’erogazione dei servizi per il lavoro e la formazione.
Gli strumenti previsti dal Pnrr saranno declinati operativamente dai servizi per l’impiego, i Cpi e le agenzie per il lavoro accreditate. E permetteranno di migliorare le possibilità di impiego per le fasce più deboli, introducendo in questo nuovo paradigma organizzativo il mondo della cooperazione. Mediante la stipula di convenzioni tra soggetti pubblici e privati nell’ambito dello svantaggio sociale e delle disabilità, si massimizzeranno le possibilità di azione di ciascun soggetto, migliorando le performance dell’intero sistema.
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