L’occupazione è il fine, la formazione è il mezzo

Il Pnrr e il programma Gol possono davvero guidare la svolta del mondo del lavoro italiano: a che punto siamo e come utilizzare questi strumenti? Dai dati dell’Osservatorio digitale di Cnos-Fap e Pts sugli avvisi relativi a formazione professionale e politiche attive pubblicati dalle regioni nel 2021 emergono peculiarità e debolezze delle policy attuali

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Osservatorio Cnos-Fap e Pts sulla formazione professionale e le Pal

di Maria Cecilia Chiappani |

4,5 miliardi da distribuire tra le regioni italiane e 3 milioni di disoccupati da prendere in carico entro il 2025. Il programma Gol (Garanzia per l’Occupabilità dei Lavoratori) ha le carte in regola per inaugurare una nuova era delle politiche attive del lavoro in Italia.

Ma le sfide, per giocare efficacemente questa partita, sono molte. A cominciare dalla gestione dei progetti, che deve diventare multilivello e garantire uniformità di servizi tra nord e sud Italia. Una necessaria omogeneità di approcci, metodi e risultati che si trova a fare i conti con l’evoluzione in atto nel mondo del lavoro. Dagli effetti della pandemia sui processi produttivi (digitalizzazione dei processi e dei canali di distribuzione) al lavoro flessibile (smart working e forme ibride), fino alle mutate esigenze in termini di professioni e competenze. Scenari complessi, ulteriormente appesantiti dall’attuale situazione di incertezza economica. Qui entra in scena il Pnrr: un’occasione unica di sviluppo per i sistemi regionali verso processi più strutturati. Si conferma dunque positivo e propositivo il messaggio lanciato da Cnos-Fap (Centro Nazionale Opere Salesiane – Formazione Aggiornamento Professionale) e Pts in occasione del “Seminario sulle Politiche Attive del Lavoro e della Formazione Professionale” che si è svolto a Roma a fine giugno.

Formazione e occupazione: il 2021 tiene il passo

Al centro della giornata, i risultati dell’Osservatorio 2021 di Cnos-Fap e Pts, trasformato da quest’anno in una piattaforma digitale. Al fine di esaminare le scelte compiute dalle amministrazioni territoriali, in una riflessione più generale sugli scenari che dal 2020 caratterizzano la formazione e i servizi del lavoro, l’analisi ha coinvolto un patrimonio informativo di 276 avvisi. In sostanza, i bandi pubblicati nell’arco del 2021 dalle 19 regioni italiane e dalle province autonome di Trento e Bolzano.

Occupazione e formazione: dati cnos-fap e pts del 2021

Di questi, 169 erano relativi alle politiche della formazione, con stanziamenti pari a 977.628.757 euro, e 107 alle politiche attive del lavoro, con 525.486.609 euro. Nel 2020 gli avvisi erano 265: 182 rivolti alla formazione e 83 alle politiche attive. In termini economici, rispettivamente 1.104.492.839 euro e 741.762.434 euro. Questi dati, però, vanno letti considerando l’eccezionalità del periodo. Sono stati attivati infatti molti bandi regionali volti a sostenere la didattica online, mentre il blocco di molte attività produttive e dei licenziamenti ha “abbassato” il numero di interventi volti all’inserimento lavorativo. Interessante notare, invece, che nel 2021 i bandi sono tornati in linea con gli andamenti pre-Covid.

Le regioni virtuose

Con un totale di 39 avvisi il Lazio “vince” la classifica regionale. Seguito da Emilia-Romagna (28), Veneto e Marche (22), Lombardia (20) e Valle d’Aosta (16). Tra le meno attive, la Provincia Autonoma di Trento (2), Puglia e Umbria (3). Quanto alla tipologia di intervento, Marche, Lombardia, Basilicata e Piemonte hanno pubblicato più avvisi relativi alle politiche del lavoro rispetto alla formazione professionale. Le restanti regioni – Basilicata, Campania, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Molise, Provincia di Trento, Puglia, Sicilia, Toscana, Valle d’Aosta e Veneto – hanno prodotto più avvisi riguardanti la formazione professionale.

Per quanto riguarda il totale delle risorse stanziate per entrambe le politiche, spiccano Lombardia, con 496.304.400 euro, e Lazio, con 160.585.926 euro. La regione del Nord, per esempio, ha rivolto maggiori finanziamenti alla formazione (359.054.400 euro) rispetto alle Pal (137.250.000 euro). Ma è una tendenza che tocca molte aree d’Italia. Nel complesso, solo 9 regioni hanno ridotto la quantità di risorse: si tratta di Sicilia, Puglia, Piemonte, Sardegna, Toscana, Emilia-Romagna, Molise, Liguria e Provincia di Trento.

Come va la formazione professionale

Per quanto riguarda le politiche della formazione, il totale dei finanziamenti è stato destinato nel 70% dei casi alla formazione ordinamentale (681.000.980 euro). Nel 19% agli interventi a supporto (185.299.609 euro) e nell’11% alla formazione non ordinamentale (108.638.168 euro). L’Osservatorio evidenzia i passi avanti del sistema, anche se permane l’eterogeneità dei contesti regionali. In alcuni territori è radicato e concorre insieme al mondo dell’istruzione e dell’alta formazione alla crescita delle giovani generazioni.

Altre realtà mostrano invece una certa discontinuità negli interventi, oppure demandano parti della filiera professionalizzante. Altre ancora hanno parzialmente colto la sfida creando un vero e proprio sistema Iefp (Istruzione e Formazione Professionale). La Regione Toscana, per esempio, eroga percorsi finalizzati all’acquisizione del diploma professionale realizzati solamente da istituti professionali accreditati alla formazione. Indirizzando di fatto agli organismi formativi solo i percorsi triennali e gli interventi formativi biennali per drop out. In Basilicata, gli ultimi finanziamenti per la IeFP risalgono al 2019. Insomma, a distanza di anni i sistemi sono ancora molto differenti. Anzi, in alcuni casi l’istruzione professionale assolve il ruolo che spetterebbe all’istruzione e formazione professionale.

Ciò trova conferma nell’analisi degli altri livelli della formazione professionale. Il caso dei percorsi Ifts (Istruzione e Formazione Tecnica Superiore) è lampante. In alcune regioni vi sono finanziamenti annuali che danno continuità al sistema, in altri casi invece la situazione è altalenante. Il settore degli Its (Istituti Tecnici Superiori), invece, ha registrato una maggiore diffusione negli anni. Ma in alcuni contesti, come la Calabria, purtroppo non si sono registrati finanziamenti specifici.

Politiche attive in cerca di Gol

Gli effetti della pandemia, in verità, si sono abbattuti soprattutto sulle politiche attive del lavoro. Anche qui, la presenza di sistemi con orientamenti diversi rende difficile definire un modello nazionale. Le regioni, infatti, continuano a seguire logiche di intervento settoriali e/o territoriali. Spesso gli interventi puntano alla risoluzione di problematiche contingenti e sono privi di carattere sistemico. C’è chi predilige avvisi rivolti a destinatari specifici e con un numero esiguo di servizi e chi invece privilegia avvisi multi-servizi e rivolti a più figure. Considerando che fra gli obiettivi del programma Gol c’è anche quello di introdurre un sistema di presa in carico unico, per superare l’eterogeneità tra regioni e garantire un elevato livello di qualità delle prestazioni sul territorio nazionale, è importante che le amministrazioni regionali inizio a pensare e ad agire di conseguenza.

Per quanto riguarda le tipologie di misure, nel 2021 si punta prevalentemente alla formazione volta all’inserimento/reinserimento lavorativo. Scende invece la percentuale dei tirocini extra-curricolari, ampiamente applicati negli anni scorsi. Vediamo poi un aumento delle indennità di sostegno legate a una o più Pal. Anche qui, i dati vanno collocati nell’attuale scenario economico e sociale, che ha richiesto l’aumento delle politiche passive a sostegno dei lavoratori. Quanto ai destinatari, i disoccupati restano i principali beneficiari di tali politiche, ma inizia a crescere il coinvolgimento degli occupati.

Le occasioni del Pnrr

Guardando al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, le opportunità di maggiore interesse si trovano nella “Missione 4 – Istruzione e Ricerca” e nella “Missione 5 – Inclusione e Coesione”. In particolare, nell’ambito della formazione professionale gli investimenti riguardano:

  • Sistema duale: 600 milioni di euro per rendere i sistemi di istruzione e formazione più in linea con i fabbisogni del mercato del lavoro e promuovere l’occupabilità dei giovani e l’acquisizione di nuove competenze, soprattutto nelle aree più marginali e periferiche;
  • Sistema ITS: 1,5 miliardi di euro per aumentare il numero di strutture, potenziare i laboratori con tecnologie 4.0, formare i docenti e creare una piattaforma nazionale per le offerte di lavoro (ndr: la riforma del sistema è stata approvata a luglio).

Per quanto riguarda le politiche attive correlate alla Missione 5, la primaria necessità è ridurre il mismatch di competenze (quindi affrontare il problema dei Neet). Incrementando quantità e qualità dei programmi di formazione continua degli occupati e dei disoccupati. Obiettivo che trova nel programma Gol un innovativo sistema capace di associare la profilazione dei servizi al lavoro alla formazione. In tale contesto si colloca anche il Piano Nazionale Nuove Competenze, che definisce gli standard comuni ed è applicabile anche agli interventi della voce “sistema duale” del Pnrr. Nell’ambito del Gol, il piano prevede due tipologie di percorsi: upskilling per fronteggiare i fabbisogni di nuove competenze e reskilling per aggiornare la qualificazione di partenza.

Ci sarà la svolta? Certamente il Pnrr rappresenta un’opportunità per consolidare le azioni già intraprese e innovare il mondo formativo e del lavoro. Bisognerà tuttavia attendere i risultati dei prossimi Osservatori per capire se, effettivamente, il 2021 ha rappresentato il giro di boa per le riforme e le sperimentazioni in corso dal 2015 (D.Lgs. 150/2015 e La Buona Scuola). In quell’anno sono state gettate le basi per lo sviluppo di politiche che possono realmente esprimere tutto il loro potenziale grazie agli strumenti finanziari e strategici del Pnrr.

OFFRIRE SERVIZI CON UNA LOGICA DI PROGETTO

In occasione del convegno di presentazione dei dati 2021, il vice presidente di Pts Clas Eugenio Gotti ha commentato la situazione. “Il monitoraggio costante degli avvisi – spiega –, ci permette di valutare la progettazione esecutiva delle regioni e le modalità di attuazione delle iniziative. Il nostro Paese è tendenzialmente migliorato, ma sempre in un contesto che definirei ‘non finito’. Gli ingenti fondi messi a disposizione all’interno del Pnrr testimoniano che c’è ancora molto da fare perché queste due politiche diventino un qualcosa di sistemico”.

Positivi, inoltre, l’allineamento delle Pal ai livelli precovid e la crescente interazione tra politiche attive e formazione. “Stiamo andando oltre la tendenza tutta italiana alla “moltiplicazione” dei bandi, con durata limitata e platea ridotta. Il salto di qualità è riuscire a offrire gli stessi servizi con una logica strutturale di progetto”, conclude.

 

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