Soluzioni per una PA attraente, competente e aggiornata

Il posto fisso un tempo era sacro. Oggi mansioni poco attraenti, stipendi bassi e mancati piani di sviluppo professionale non attraggono più talenti nella Pubblica Amministrazione

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Pa più competitiva

di William Scolastico* |

Lo scorso giugno si è tenuto il Forum PA 2022 “Il Paese che riparte”, l’annuale ricerca di FPA sul lavoro pubblico, ha illustrato che nei prossimi anni fino al 2029 arriveranno 484 miliardi di euro di fondi aggiuntivi e straordinari, da programmare, gestire, monitorare e rendicontare.

La grossa apprensione di cittadini, imprese e una parte della politica è che tali fondi resteranno inspendibili, in quanto la PA italiana non è ancora pronta e strutturata per poter investire efficacemente ed efficientemente tutti i fondi a nostra disposizione.

I numeri della PA

Anche se negli ultimi anni si è avuto uno sblocco graduale dei concorsi pubblici, superando anche i tanti limiti imposti dalla pandemia, oggi i dipendenti pubblici italiani sono fermi a poco più di 3,2 milioni (13% della forza lavoro nazionale), con oltre 3 milioni di pensionati. La Francia ha 5,6 milioni (22%) di dipendenti pubblici, il Regno Unito 5,2 milioni (16%), la Germania 4,8 milioni (10,8%) e la Spagna 3,2 milioni (15,9%).

Quasi tutti con 10 anni in meno rispetto all’età media italiana. Quest’ultima è di quasi 50 anni, con solo 1,2 giorni di formazione, per un costo di circa 40 euro l’anno per dipendente. Le conoscenze e le competenze degli attuali dipendenti pubblici sono prettamente di tipo giuridico/economico.

L’ammodernamento della PA

Probabilmente i concorsi per la selezione di talenti restano l’unica risoluzione per un ammodernamento della PA che sia capace di affrontare le future sfide economiche, pandemiche, tecnologiche, scientifiche e digitali per rendere l’Italia competitiva. Anche se le ultime riforme sulle procedure concorsuali (portale del reclutamento InPA, concorso unico, Soft Skills, ecc.) rappresentano un primo cambio di passo, i dati attuali dei concorsi non sono confortanti. Dei 103mila posti messi a bando, appena 14 mila e 500 sono stati assegnati e oltre 88mila nella scuola sono ancora vacanti, dato anche il continuo cambio di regole assunzionali avvenuto negli ultimi decenni.

Si stima che nel prossimo triennio andranno in pensione più di un milione di dipendenti pubblici e prima della loro uscita, per non andare in stallo, il sistema pubblico dovrà sostituirli con personale in possesso di conoscenze e competenze che doppino quelle in uscita.

Il ruolo dei concorsi pubblici

Se prima il posto fisso era sacro (splendida battuta nel film “Quo Vado” di Checco Zalone) e attraeva giovani, soprattutto dal sud Italia, oggi non è più così. Il concorso per i tecnici al Sud è andato quasi deserto, obbligando a modificare i requisiti previsti dal bando. Enrico Giovannini, Ministro delle Infrastrutture, ha evidenziato come i concorsi per motorizzazioni e provveditorati siano andati in parte deserti con scarsissima partecipazione e chi ha vinto ha rinunciato, in particolare al nord Italia. I motivi sono svariati: trasferimenti in Regioni con costi della vita elevati, eccessiva burocrazia, classificazioni professionali antiquate e la quasi assenza di innovazione e di processi rapidi di crescita economica/professionale.

I dati parlano chiaro, gli italiani si candidano anche in gran numero ai concorsi, ma si presentano alle prove solo il 50%, in alcuni casi anche di meno. Inoltre, chi risulta vincitore rifiuta di prendere servizio. Si ha anche l’impressione che chi si presenta ai concorsi è un “tentar non nuoce”, con poca preparazione e consapevolezza.

Identikit dell’attuale concorsista

Questo l’identikit di chi oggi si candida a un concorso pubblico:

  1. dipendente assunto a tempo indeterminato o determinato da un’altra PA che desidera cambiare Ente o mansione, magari avvicinandosi a casa o aspirando a una categoria/mansione superiore;
  2. dipendente assunto a tempo determinato o che collabora con una PA che ambisce alla stabilizzazione;
  3. lavoratore del settore privato o disoccupato che ambisce a una stabilizzazione duratura, con il presupposto di un monte ore (36 ore settimanali) che permetta soprattutto alle donne, ma anche agli uomini, di poter accudire la famiglia o di avere un secondo lavoro;
  4. concorsista che partecipa assiduamente a quasi tutti i concorsi senza un chiaro e unico obiettivo di vita professionale.

Le competenze mancanti

La maggioranza dei suddetti candidati, come gli attuali dipendenti pubblici, ha una formazione giuridica/amministrativa con alcune specifiche specializzazioni finalizzate alla PA. Chi manca dunque all’appello? Laureati in materie scientifiche, tecnologiche, digitali, umanisti ed esperti in progettazione nazionale ed europea per l’utilizzo di fondi pubblici. Cittadini in possesso di tali conoscenze e di una pregressa esperienza, oggi lavorano presso aziende private in Italia o all’estero, con stipendi più alti, benefit, premi di produttività, piani di welfare, formazione continua e sono riusciti, soprattutto durante e dopo il periodo pandemico, a trovare un equilibrio tra la vita privata e il lavoro (work life balance) lavorando da casa o in altri luoghi a loro più consoni.

La mancata partecipazione ai concorsi è data anche dalla poca fiducia dei cittadini nella PA e nel corretto processo selettivo. Alla ribalta delle cronache, si legge e sente ancora troppo spesso la penetrabilità dei sistemi concorsuali, svolgendo selezioni poco oggettive e falsate da una serie di azioni corruttive. Per non parlare della sfiducia dei cittadini nei confronti di una politica sempre più instabile e senza un concreto progetto futuro. Per attirare talenti con la volontà di cambiare il nostro Paese, dobbiamo ripensare e aggiornare i processi selettivi. Affiancandoli con percorsi di Politiche Attive del Lavoro, che valorizzino oltre il “sapere” il “saper fare”, premiando i dipendenti pubblici con piani di sviluppo professionali/ economici uniti ai piani di welfare e benefit.

I concorsi pubblici all’estero

Vediamo, dunque, come funzionano i concorsi pubblici in alcuni Paesi esteri.

  • Germania | Più che di concorsi sono percorsi formativi in apprendistato con il supporto delle università che formano i futuri dipendenti pubblici con un forte senso civico e di responsabilità. Al termine dell’apprendistato si svolgerà un esame che permetterà di accedere a un concorso finalizzato all’assunzione.
  • Francia | Tutto è basato sulla formazione presso la scuola École Nationale d’Administration, dove sono previste selezioni durissime con pochissimi posti. Entrare in questa scuola permetterà anche di diventare un possibile dirigente.
  • Inghilterra | Aver frequentato e conclusa l’università a Oxford, Cambridge o alla London School of Economics rappresenterà un ottimo punto di partenza in aggiunta ad ulteriori requisiti di accesso, utili per evitare la partecipazione ai concorsi.
  • Stati Uniti | Il metodo dello “spoil system” è quello decisamente più affermato, chi vince le elezioni, anche a livello locale, colloca nel sistema pubblico persone di suo gradimento.

Gli esempi da cui partire sono quello tedesco e francese, dove entrano in gioco, consapevolmente o inconsapevolmente, percorsi di Politiche Attive del Lavoro attraverso percorsi formativi (in Italia abbiamo la Sna – Scuola nazionale dell’amministrazione) che si alternano con la pratica, formando così i futuri dipendenti della PA. La formazione continua e parallela potrebbe evitare quanto accade spesso nei concorsi italiani, ovvero il ritrovarsi candidati poco preparati e poco coscienziosi per quanto avviene e come è organizzata la macchina della pubblica amministrazione.

Dovremmo replicare un Fondo Nuove Competenze per la PA, istituire un ITS dedicato alla PA, percorsi universitari, apprendistati di vario livello, orientamento al lavoro nella PA e certificazioni delle competenze obbligatorie, che confermino il “sapere” e il “saper fare” dei futuri dipendenti della PA. Formare e collocare con un piano straordinario di politiche attive i futuri dipendenti pubblici permetterà alla PA di avere a disposizione una platea ampia e preparata da poter selezionare velocemente, consapevole di cosa andrà a svolgere senza possibili e futuri ripensamenti.

I concorsi come fine ultimo e non come un primo tentativo per entrare a far parte della PA.


*William Scolastico è esperto nazionale di Politiche Attive del Lavoro.

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