I laureati trovano lavoro? Risponde l’University Report

Il sistema di istruzione italiano si conferma tra i più fragili in Europa: a dirlo l'ultimo report di JobPricing sul rapporto tra università, studenti e mondo del lavoro

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University Report JobPricing

Laurearsi conviene? Meglio pubblico o privato? Quanto tempo occorre per rientrare dell’investimento? Quali atenei scegliere per avere maggiori possibilità di carriera? Lo University Report dell’Osservatorio JobPricing, realizzato in collaborazione con Spring Professional | LHH Recruitment Solution, tenta di fare chiarezza sul rapporto fra istruzione universitaria e retribuzione.

University Report: il contorno

Il sistema di istruzione italiano si conferma tra i più fragili in Europa. Gli obiettivi prefissati da Europa 2020 non sono stati raggiunti e la ha ulteriormente impoverito un sistema già compromesso. La relazione Education and Training Monitor, che monitora i risultati raggiunti nei diversi Stati Membri, individua le principali criticità del nostro paese in 4 punti:

  1. spesa per l’istruzione tra le più basse d’Europa: 3,9% del Pil contro una media europea di 4,7%);
  2. basso tasso di popolazione laureata tra i 25-34 anni: 28,9% contro una media 45,6% secondo dati OCSE;
  3. oltre il 23% degli studenti superiori ha gravi lacune in lettura, matematica e scienze, sebbene il traguardo al 2030 sia fissato a una incidenza inferiore al 15%;
  4. oltre il 13% degli studenti tra i 18 e i 24 anni abbandona gli studi sebbene l’obiettivo europeo sia fissato a un massimo del 9%.

Neet e disoccupazione

Inoltre, abbiamo la più alta incidenza di Neet e un livello di disoccupazione tra i più alti d’Europa. Nel 2021 l’Italia ha il primato europeo per la presenza di NEET tra i 15 e i 29 anni (23% di giovani che non studiano, non lavorano e non sono in alcun programma di formazione). Ed è la terza in Europa per disoccupazione dei giovanissimi dopo Grecia e Spagna. La disoccupazione, sia giovanile sia per tutta la forza lavoro, è più bassa della media nazionale solo per chi ha un titolo terziario.

Nonostante questo, va segnalato che il 25,8% sul totale degli occupati è costretta a rivedere al ribasso le proprie aspettative. E ad adattarsi a svolgere un mestiere per cui è richiesto un titolo di studio inferiore a quello di cui è in possesso. Secondo le rilevazioni Istat e Almalaurea questo fenomeno è in costante crescita. Nel 2008 era inferiore di 6,9 punti e nell’ultimo anno è cresciuto di 0,7 punti percentuali. La percentuale cresce se si considerano solo i laureati: secondo le rilevazioni INAPP-PLUS, nel 2018 il tasso di laureati che occupano posizioni per cui sono sovra-istruiti arrivava già al 37,4%.

Università e salari

L’University Report dice anche che possedere una laurea, in media consente di accedere a un salario superiore del 45% rispetto a quello di un non laureato, ovvero circa 12800 €. La prima grande differenza di retribuzione la si osserva tra diploma e laurea magistrale (+42%) o master di primo livello (+44%). Un’ulteriore crescita significativa avviene con i titoli post-laurea (+15% con Master secondo livello e +16% con PhD rispetto alla sola Laurea magistrale). Il gap cresce con l’età arrivando a +40% per i lavoratori tra i 35-44 anni e a +65% tra i 45-54 anni.

Questo accade perché è più probabile che un laureato ricopra ruoli di responsabilità e che il suo salario tenda a crescere maggiormente durante il percorso di carriera. Tuttavia, il differenziale è minimo a parità d’inquadramento, in quanto andando avanti nella carriera il titolo di studio non costituisce di per sé un vantaggio retributivo.

Puntare sulle discipline Stem?

Le RAL medie più elevate tra i 25 e il 34 anni si registrano per le facoltà di ingegneria:

  • ingegneria chimica e dei materiali: 33.519€, +11% dalla media;
  • informatica, elettronica e delle telecomunicazioni: 33.293€, +10% dalla media;
  • meccanica, navale, aeronautica e aerospaziale;
  • gestionale: 32.729€, +9,8%.

Tra quelle meno pagate troviamo: Scienze storiche e filosofiche (28.357€, -6% dalla media) e Scienze pedagogiche e psicologiche (27.709€, -8% dalla media)

University Report sulle possibilità di carriera

Quali università prospettano le retribuzioni migliori e peggiori? Al primo posto l’Università Commerciale Luigi Bocconi (34.413€, +14,0% rispetto alla media). Seguono Politecnico di Milano (32.891€, 9,0% rispetto alla media) e LUISS Libera università internazionale degli studi sociali Guido Carli (32.769€, 5,2% rispetto alla media). Agli ultimi posti, Università Ca Foscari di Venezia, Università degli Studi di Verona e Università degli Studi di Cagliari.

E le università che prospettano le migliori e le peggiori possibilità di ricoprire ruoli dirigenziali. In cima alla classifica troviamo ancora l’Università Commerciale Luigi Bocconi, seguita da LUISS e Politecnico di Milano. In fondo, invece, Università degli Studi della Calabria, Università degli Studi di Verona e Università degli Studi di Milano Bicocca.

Come va il ritorno dell’investimento

In ultimo, l’University Report analizza le università che ripagano più velocemente gli investimenti sostenuti durante il percorso di studi (numero di anni per ripagare gli studi in sede e furi sede). Vincono Politecnico di Milano (13 anni in sede; 16 fuori sede), Politecnico di Torino (13,8 anni in sede; 16,2 furi sede) e Università Commerciale Luigi Bocconi (13,9 anni in sede; 16,4 fuori sede). Chiudono invece la classifica Università degli Studi di Messina (17,6 anni in sede; 19,9 fori sede), Università degli Studi di Bari (18,3 anni in sede; 20,7 fuori sede) e Università degli Studi di Cagliari (19,3 anni in sede; 21,7 fuori sede).


Gli studi sulle retribuzioni dell’Osservatorio JobPricing sono resi possibili dagli utenti di StipendioGiusto.it, che ogni giorno confrontano le proprie retribuzioni con il mercato.

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