di Giorgia Andrei |
Milano, giugno 1987: qui inizia l’avventura professionale di Maurizio Borghi, titolare dell’omonimo studio con sede nel capoluogo lombardo. “Sono passati 35 anni, i metodi di lavoro sono cambiati, ma la mia passione e quella dei miei collaboratori è rimasta la stessa: continuiamo a lavorare dando valore ogni giorno ai clienti e abbinando la nostra conoscenza tecnico-professionale a quella più strategica”, spiega Maurizio Borghi.
Oggi lo Studio è una riconosciuta realtà professionale, che lavora in tutta Italia, grazie alla tecnologia e a un gruppo di professionisti “competente, giovane e motivato, il vero motore della mia attività”. Centinaia di realtà diverse scelgono lo Studio come interlocutore privilegiato, perché capace di mettere in atto strategie e procedure sulla base di competenza, esperienza e conoscenza approfondita in materia di diritto del lavoro. “Siamo orgogliosamente Made in Italy e supportiamo aziende di medie e grandi dimensioni, inclusi Gruppi internazionali, offrendo un valore aggiunto in linea con i migliori standard qualitativi: dalle attività di Payroll alla Consulenza del Lavoro, in tutto il processo gestionale del capitale umano”.
Qual è la struttura dello Studio e da quali aree è composta?
La nostra organizzazione si è sempre più focalizzata sullo sviluppo di temi di grande rilevanza: digitalizzazione, innovazione e formazione tecnica. Tre sono oggi le principali aree di intervento: il Centro Studi, costituito dai nostri Consulenti del lavoro, a supporto delle problematiche dei clienti tramite un’assistenza altamente specializzata; l’Area Payroll, dedicata all’Elaborazione Paghe e di tutte le attività ad essa connesse; l’Area Legale, tramite il supporto dei nostri Avvocati Giuslavoristi esperti in Diritto del Lavoro. Le aree di consulenza per cui forniamo un aiuto concreto alle aziende sono invece nove: contrattuale, giuslavoristica, previdenziale e assistenziale, legale, relazioni industriali, sindacale, extragiudiziale, politiche retributive, licenziamenti.
“Consulenza del lavoro” per Studio Borghi significa?
Ci siamo specializzati in un lavoro bellissimo, perché mette al centro il valore più grande: le persone. La centralità della persona, intesa come risorsa strategica e produttiva, è la base. Per noi il successo delle aziende deriva dalla somma del successo delle singole persone, dei singoli team. Prendere consapevolezza di queste dinamiche “umane” è l’essenza del nostro lavoro.
Quali caratteristiche deve avere un professionista per far parte del vostro team?
La chiave è essere realmente presenti per i clienti. Il cliente non è alla ricerca della perfezione, ma della qualità supportata dalla presenza di un Professionista che vada oltre la gestione ordinaria delle attività, che assista e affianchi l’imprenditore in tutti gli aspetti della sua vita professionale, risolva con proattività e lungimiranza i problemi che si manifesteranno nel corso di un rapporto lavorativo, che ci si auspica possa essere quanto più di lunga durata.
Portare valore aggiunto a qualsiasi impresa, a prescindere dal suo settore merceologico e dalle sue dimensioni, è strettamente legato alla sua capacità di farle compiere i passi giusti, a maggior ragione quando l’imprenditore non sa quali siano. Per fortuna, anche in tempi di computerizzazione, l’umano fa ancora la differenza. L’obiettivo è rappresentare un punto di riferimento per il cliente e insieme a lui scrivere la sua storia imprenditoriale.
Che cosa hanno rappresentato gli ultimi due anni per il vostro Studio?
Abbiamo dovuto abbracciare il cambiamento “forzato” portato dalla pandemia. La gestione del lavoro si è trasferita, nell’immediato, tra le mura di casa ed è stato necessario rivedere le logiche organizzative e il monitoraggio delle attività interne per consentire a tutti di lavorare bene anche da casa, senza perdere di vista lo stato di avanzamento dei lavori e il contatto con i clienti. Il cambiamento ha determinato nuovi modelli di business e nuove leve concorrenziali per gli Studi: al proprio background tecnico il CdL ha dovuto affiancare un atteggiamento basato sull’ascolto del cliente, più umano ed empatico. Si è quindi passati a un approccio più multidisciplinare nel quale il CdL, oltre alla propria capacità di “organizzare il sapere” al servizio del cliente, deve tenere conto anche di una nuova cultura digitale. Sono convinto che con un’organizzazione più efficace e una risposta puntuale alle esigenze di un mercato tecnologicamente avanzato tanti Studi potranno continuare a essere nel gruppo di testa, quello che farà rialzare il Paese.
Quali sono le aree di competenza in cui avete maggiore richiesta di assistenza?
Con la pandemia abbiamo assistito a un aumento diffuso dei trattamenti di Cassa Integrazione, che ci ha visto coinvolti nelle fasi di definizione e presentazione delle domande agli enti preposti per il controllo. Oggi, accanto alla gestione ordinaria delle attività di Payroll, c’è anche l’esigenza di riprogrammare il futuro in un processo di grande evoluzione dal punto di vista sociale, economico e politico. Ci viene richiesto sempre più di gestire progetti di cambiamento attraverso competenze multidisciplinari e trasversali. I clienti si aspettano, soprattutto, soluzioni chiavi in mano su progetti complessi. Per questo, in un’ottica digitale, diventa importante combinare le competenze tecniche con una serie di soft skill, per affiancare l’imprenditore nell’interpretazione della realtà aziendale e migliorarne tutto il processo decisionale. Dai servizi alle soluzioni: questo è il grande trend del nostro settore.
In quali aree pensate di dover potenziare le vostre conoscenze e competenze in futuro?
Siamo sempre alla ricerca di sinergie con società di formazione, di selezione del personale, di assistenza fiscale e welfare per creare un polo del Lavoro, che dia un maggiore valore aggiunto alle imprese e investa sul futuro dei nostri giovani. In futuro gli equilibri gestionali e operativi degli Studi professionali verranno ulteriormente messi a dura prova. Sarà un inevitabile stress test dal quale non possiamo uscire sconfitti. Dovremo tenere conto di queste complessità in aggiunta alla gestione della struttura, del cliente e del corretto andamento economico dello Studio. Questo non significa fare due ore in più di straordinario al giorno, ma esattamente il contrario, ossia lavorare su ciò che si avvicini quanto più agli obiettivi, con efficienza e senza confondere le priorità. Se lavoreremo tutti uniti in quest’ottica, potremo certamente attribuire un significato corretto anche al termine smart working.