Cosa è emerso dalla nuova Indagine InfoJobs Attraction & Retention?
Innanzitutto una conferma importante: nei primi sei mesi del 2022, il 60,1% delle aziende italiane ha riscontrato un numero maggiore di dimissioni rispetto al 2021. Contro un 34,1% che non ha notato differenze e una piccola parte (5,8%) che invece sostiene la diminuzione del numero dei dimissionari.
I motivi delle “grandi dimissioni” sono riconducibili a un mix di fattori. Innanzitutto, una nuova consapevolezza delle priorità e un ritrovato coraggio di cambiare lavoro per seguire aspirazioni e desideri da parte dei professionisti (30,3%). Per il 29,8%, la ricerca di nuove opportunità di carriera e di un miglior bilanciamento tra vita privata e professionale.
Leve di Attraction & Retention
È ancora alta la percentuale di aziende (30,4%) che dichiara di non intraprendere azioni concrete per trattenere i talenti. Anche se, la maggior parte (69,6%) ha programmi ad hoc. Prima tra tutte le leve utilizzate, con il 45,9%, è il pacchetto welfare aziendale. Ovvero formazione continua e per tutti, lavoro agile, benefit e percorsi di crescita.
Seguono l’impegno per un modello organizzativo meno gerarchico e più partecipativo (37,6%), percorsi di carriera chiari e concreti (33,8%), percorsi di formazione professionale (33,1%), e, infine, attività di team finalizzate alla costruzione di un clima collaborativo e di fiducia (27,1%). Tra le aziende che affermano di non avere all’attivo azioni di retention, il 73,4% sta lavorando affinché a breve vi siano soluzioni. Il 17,9% ne sottolinea il fattore economico e solo l’8,4% non ritiene necessario adoperarsi per i talenti già presenti in azienda.
Quando, invece, l’obiettivo è attrarre nuovi talenti è l’offerta di un percorso di carriera concreto la leva più efficace (44,5%). Seguita da flessibilità oraria e possibilità di lavorare in smart working (26,6%), formazione professionale gratuita, che va dalle lingue al tech (24,2%). Infine pacchetti welfare per dipendenti e familiari (21%) e stipendi sopra la media e benefit in senso ampio, dal parcheggio ai buoni pasto (18%).
Ma la ricerca di nuovi talenti inasprisce la competizione tra aziende. Secondo gli HR intervistati, per sottrarre talenti si utilizza in primis il fattore economico (60,2%). Seguito da prospettiva di un migliore equilibrio vita privata-lavoro (17,2%), reale possibilità di carriera (11,7%) e caring dei dipendenti (10,9%).
I lavoratori sono insoddisfatti
Cosa pensano invece i lavoratori delle politiche di attraction & retention della loro azienda Dall’indagine InfoJobs emerge un generale malcontento. Tanto che l’80,9% dei rispondenti non consiglierebbe a un amico/conoscente l’azienda per la quale lavora a causa dell’ambiente di lavoro poco stimolante (52,1%). Oppure di stipendio e benefit poco soddisfacenti (28,8%). Il 66,7% dei dipendenti, infatti, non si sente valorizzato dall’azienda in cui lavora, contro un 27% che, seppur apprezzi i riconoscimenti dell’azienda, pensa che il datore di lavoro possa e debba fare di più per i propri dipendenti.
La situazione difficile è dovuta principalmente dalla sensazione di non vedere un giusto percorso di crescita professionale. Scenario alimentato, soprattutto, dalla decisione di assumere risorse esterne all’azienda anziché valorizzare le potenzialità di quelle interne (37,6%). Il 27,5% evidenzia le possibilità di crescita non per tutti, quindi riservate esclusivamente a particolari figure professionali. Ma uno speranzoso 12,5% prevede maggiore attenzione per questa tematica nel prossimo futuro. Di contro c’è chi percepisce l’impegno dell’azienda nel fornire possibilità di carriera e percorsi di formazione, ma ne lamenta la poca comunicazione interna (16,3%). Solo il 6,1% riconosce all’azienda il suo impegno nel proprio percorso di crescita professionale interno in azienda.
Se le aziende confermano che la leva economica è essenziale per acquisire talenti, i candidati dicono anche che è la leva principale per restare. Il 52,7% infatti conferma che la propria soddisfazione migliorerebbe a fronte di un salario più adeguato alle competenze e in crescita nel corso degli anni, parallelamente a un percorso di carriera ben sviluppato. Smart-working e orario flessibile, ma anche una leadership che supporti e valorizzi le proprie risorse tanto da guadagnarsi il titolo di “leader gentile” sono fattori fortemente motivanti, sostenuti a parimerito dal 22,3% dei rispondenti.
Il futuro secondo aziende e talenti
Per le aziende, si dovrà fare i conti con dimissioni in caso di scarsa motivazione e poca considerazione dei dipendenti (38,3%). E modificare l’approccio culturale ascoltando maggiormente (31,2%) e dialogando costantemente per trovare punti di incontro (25%).
L’orizzonte temporale a 5 anni, restituisce la fotografia di candidati che si vedono impegnati nella ricerca del nuovo, spinti dalla voglia di imparare e di crescere (41,7%). O nei panni di imprenditore o di chi ce l’ha fatta a raggiungere il proprio sogno professionale da dipendente (37,2%), o ancora in un’azienda più affine alle proprie caratteristiche, nonostante il lavoro attuale piaccia (13,2%). Solo il 7,9% si vede nella stessa azienda, di cui apprezza l’ambiente di lavoro e l’attenzione ai dipendenti, ma in una posizione di maggiore responsabilità.