Innovazione in azienda: lo studio “The Distributed Work Dilemma: When Innovation and Job Satisfaction Compete“, condotto da Vanson Bourne per VMware, evidenzia che le opinioni dei lavoratori circa il luogo in cui si sentono più innovativi siano in contrasto con il luogo in cui preferirebbero lavorare.
In particolare, l’81% degli intervistati in EMEA (dato quasi analogo in Italia, con il 79%) si sente maggiormente soddisfatto se non ha vincoli sulla scelta del luogo da cui lavorare. Inoltre, i collaboratori che sperimentano politiche di lavoro ibride e distribuite riferiscono un miglioramento del morale (56%), della creatività (52%) e della collaborazione (53%) all’interno dei propri team rispetto a prima della pandemia.
Misurare l’innovazione in azienda
Dal report emerge anche che le organizzazioni con politiche di lavoro distribuite e ibride riescono a disporre maggiormente di metriche formali per monitorare l’innovazione il suo impatto rispetto a chi punta sulla presenza. Infatti, quasi tutte le aziende con una politica di lavoro distribuita (97%) dispongono di metriche per monitorare i livelli di innovazione, contro l’82% di quelle che prevedono la sola presenza in ufficio.
“La maggiore incertezza economica spinge le aziende a concentrarsi ancora di più sull’innovazione e sulla produttività, ma questo non dovrebbe andare a scapito di tutti i progressi fatti nello sviluppo di pratiche di lavoro più flessibili”, dichiara Shankar Iyer, Senior Vice President e General Manager, End-User Computing, VMware.
“Consentire il lavoro ibrido crea team più felici, impegnati e collaborativi. Il che può naturalmente portare a un aumento della produttività. I dipendenti ritengono di poter dare il meglio di sé quando hanno la possibilità di scegliere il lavoro ibrido, insieme agli strumenti che lo supportano, ma i leader aziendali ritengono che l’ufficio sia il luogo in cui si sviluppa l’innovazione”. Dunque, un ampio numero di aziende dovrà iniziare a impiegare metriche formali per misurare l’impatto dell’innovazione. E soprattutto per garantire che la percezione non superi la realtà.
Cultura digitale e investimenti 2023
Nei prossimi 12 mesi, il 72% delle organizzazioni EMEA intervistate e il 71% di quelle italiane hanno in programma di investire in modo significativo nella cultura digitale. Un terzo sta dando priorità ai progetti che alimentano innovazione e creatività. Promuovere l’innovazione per creare efficienze aziendali, ridurre i costi o aumentare l’attrattiva del mercato è divenuto un imperativo di business per le aziende.
Inoltre, il 46% delle aziende in EMEA e il 57% delle aziende italiane stanno investendo nell’automazione per migliorare l’esperienza e aumentare la produttività dei dipendenti. Il 43% in EMEA e il 50% in Italia vedono queste tecnologie come motore per accelerare l’innovazione, mentre il 49% in EMEA e il 52% in Italia cercano di dar vita a operations più veloci e a basso costo. Anche qui, i livelli più alti di investimento sono concentrati tra le organizzazioni con politiche di lavoro ibride o distribuite rispetto a quelle che prevedono la sola presenza in ufficio. Insomma, l’innovazione e la produttività devono essere prioritarie, ma non a scapito della flessibilità del luogo di lavoro.
Conclude Iyer: “Le aziende devono continuare a trovare il giusto equilibrio nell’incentivare l’innovazione senza ridurre la motivazione e la produttività dei dipendenti. Investendo in strumenti di collaborazione digitale, automazione e politiche di team-building, i responsabili aziendali possono promuovere l’efficienza. Garantendo al tempo stesso la flessibilità del lavoro in ufficio o da remoto”.