Riforma sulla non autosufficienza e welfare che manca

Il IV Rapporto annuale sul lavoro domestico dell’Osservatorio Domina sottolinea come, attualmente, la gestione dei costi per l’assistenza degli anziani e delle persone non autonome ricade principalmente sulle famiglie

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Riforma sulla non autosufficienza e sostegno alle famiglie

Nel 2022 è stato avviato l’iter per la riforma del sistema degli interventi in favore della non autosufficienza, che probabilmente vedrà la luce nel 2024. 

La legge delega è stata approvata dal governo Meloni in Consiglio dei Ministri lo scorso 19 gennaio, con alcune modifiche al testo approvato dal governo Draghi a ottobre 2022. Il percorso prevede dunque il voto del Parlamento sulla legge delega e, successivamente, l’introduzione di nuove norme da parte del Governo.

La riforma è prevista dalla Missione 5 Componente 2 del PNRR. Con gli obiettivi di: semplificare l’accesso sociosanitario, definire progetti individualizzati che individuino e finanzino i sostegni necessari in maniera integrata, favorendo la permanenza a domicilio, nell’ottica della deistituzionalizzazione.

Riforma sulla non autosufficienza: come va oggi

Come illustrato nel IV Rapporto annuale sul lavoro domestico dell’Osservatorio Domina, attualmente la gestione dei costi per l’assistenza tra le mura domestiche ricade principalmente sulle famiglie. La spesa dello stato per Long Term Care (LTC) nel 2021 è pari a 32,8 miliardi di euro (1,85% del Pil, calcolato sul Pil 2021 reso noto da Istat ad aprile 2022).

La voce più consistente è data dalle indennità di accompagnamento. Ovvero le prestazioni monetarie erogate a invalidi civili, ciechi civili e sordomuti per un totale di 14 miliardi di euro. Secondo i dati Inps, nel 2022 sono state erogate 2,2 milioni di prestazioni, per un importo medio mensile di 501 euro. La seconda voce da considerare per la gestione della non autosufficienza è data dalle prestazioni sanitarie LTC. L’insieme delle prestazioni sanitarie erogate a persone non autosufficienti che necessitano di assistenza continuativa. Per il 2021, la spesa è pari allo 0,77% del Pil.

Infine, la voce “interventi socio-assistenziali per le persone non autosufficienti” accoglie un insieme di prestazioni eterogenee erogate a livello locale per finalità socio-assistenziali rivolte ai disabili e agli anziani non autosufficienti. Per il 2021, la spesa pubblica relativa all’insieme delle prestazioni di natura non sanitaria e non riconducibili alle indennità di accompagnamento, è stimata in 0,29 punti percentuali di Pil, ovvero 5,1 miliardi complessivi. Esistono poi diversi altri fondi, a livello nazionale, per l’assistenza a persone non autosufficienti (Legge di Bilancio 2022).

L’assistenza a livello regionale

Insieme a tutto questo, le singole Regioni stanziano risorse proprie per specifiche necessità delle famiglie con persone con disabilità o non autosufficienza. Si tratta generalmente di assegni o voucher che, in presenza di particolari condizioni, sostengono le famiglie per la gestione dell’assistenza a domicilio, favorendo la permanenza degli assistiti presso la propria abitazione.

In Lombardia, ad esempio, il bonus assistenti familiari è calcolato sulle spese previdenziali annue della retribuzione dell’assistente familiare. In Veneto, invece, il contributo può essere utilizzato per acquistare prestazioni di supporto e assistenza nella vita quotidiana. In altri casi, come in Emilia Romagna, per ricevere l’assegno di cura è sufficiente avere un anziano non autosufficiente all’interno del proprio nucleo familiare (un meccanismo simile è presente in Basilicata, ma riservato alle persone con disabilità gravissima). In altri ancora, come Toscana, Marche, Abruzzo e Campania, il contributo è esteso anche ai caregiver familiari.

Altri servizi locali

Oltre ai sussidi finanziari, vi sono altri tipi di servizi. In Lombardia e Piemonte, ad esempio, agevolazioni nel trasporto pubblico per le persone con disabilità e per i loro accompagnatori. Oppure il registro regionale degli assistenti familiari, già presente in Valle d’Aosta e nel Comune di Roma. Questo strumento consente alle famiglie di avere un servizio certificato e qualificato a sostegno delle persone fragili, garantendo sicurezza e professionalità.

Vi sono, infine, molte esperienze di successo a livello comunale, che possono essere considerate progetti pilota da estendere in altre realtà. Segnaliamo lo “sportello badanti” di Monza, il progetto “Buon Vicinato” del Comune della Spezia, la copertura previdenziale per gli assistenti familiari nella Provincia autonoma di Bolzano, il sostegno ai caregiver familiari nel Comune di Reggio Calabria.

Secondo Lorenzo Gasparrini, Segretario Generale Domina “gli aiuti alle famiglie per la disabilità e la non autosufficienza sono ancora scarsi e frammentati. In attesa che la riforma prevista dal Pnrr veda la luce, accogliendo parte delle richieste di Domina e delle Parti Sociali, sono oggi le famiglie italiane a farsi carico di una grossa fetta di welfare. Alcuni aiuti arrivano dalle risorse delle Regioni e dei Comuni. Ma è importante, per favorire la permanenza delle persone non autosufficienti presso il proprio domicilio, coordinare e armonizzare questi interventi e potenziare le risorse disponibili”.

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