di Cleopatra Gatti |
Oltre tre milioni di lavoratori impiegati in un milione di imprese, delle quali il 97% con meno di dieci addetti. Sono i numeri del commercio in Italia che, malgrado il susseguirsi delle congiunture economiche sfavorevoli, è riuscito a incrementare i valori di vendita in tutte le forme di distribuzione. +6,2% per la grande distribuzione, +2,2% per le imprese operanti su piccole superfici, +3,9% per le vendite al di fuori dei negozi e +3,7% per il commercio elettronico.
I dati sono stati diffusi dall’Istat a inizio ottobre e riguardano i valori tendenziali (ossia parametrati sull’anno precedente) per il periodo agosto 2021 – agosto 2022. Il 2022, insomma, nonostante i venti di guerra, la crisi energetica, le difficoltà negli approvvigionamenti e il calo dei consumi, ha dimostrato che il comparto è stato capace di gestire l’urto delle difficoltà grazie anche alla lungimiranza degli imprenditori e alla preparazione professionale dei lavoratori.
A certificarlo, anche i dati relativi alla formazione professionale continua di FondItalia, che attestano le imprese del commercio tra le più virtuose nella formazione costante dei lavoratori. Più del 30% delle aziende aderenti al Fondo, infatti, ha beneficiato di un progetto formativo per un totale di oltre 5mila lavoratori.
Più virtuose le aziende del commercio
“I dati che emergono, illustrano con chiarezza quanto formazione costante, competitività e crescita siano variabili strettamente collegate” commenta Egidio Sangue, vicepresidente e direttore di FondItalia. “Le imprese del commercio sono quelle che, più delle altre, hanno favorito la formazione continua per i propri dipendenti nel 2022, garantendo la partecipazione ad almeno un corso di specializzazione a quasi cinquemila lavoratori. La crescita del comparto, nonostante le congiunture negative che si stanno accavallando, è la testimonianza limpida che una formazione adeguata e un aggiornamento continuo dei lavoratori risultano fondamentali per rispondere alle richieste dei mercati. E per sopperire alla ormai cronica difficoltà di reperimento di idonee professionalità”.
Nel dettaglio, sono state 839 (su un totale di 2.644) le imprese del commercio che nel 2022 hanno beneficiato di un progetto di formazione continua per un totale di 5.090 lavoratori. I corsi maggiormente frequentati sono stati quelli relativi allo “sviluppo delle abilità personali”. Ossia delle cosiddette soft skill: comunicazione efficace, gestione delle relazioni e dei conflitti, adeguamento alle necessità contingenti.
“I commercianti italiani hanno dimostrato di saper interpretare i tempi investendo proprio in quelle competenze che, nel loro comparto, fanno la differenza” commenta Francesco Franco, presidente di FondItalia. “Le difficoltà che ci attendono sono ancora moltissime e, su tutte l’inflazione galoppante che deve essere arginata per non compromettere ulteriormente i consumi e la crescita. Accanto agli interventi politici, però, è necessario che gli imprenditori italiani capiscano quanto sia fondamentale avere lavoratori preparati e professionalmente aggiornati per sostenere le complesse sfide che ci attendono”.
Formazione per la crescita e la competitività
Che la formazione sia alla base di un processo virtuoso di crescita di competitività è dell’idea anche Emanuela D’Aversa, responsabile delle relazioni industriali di FederTerziario, Confederazione datoriale promotrice di FondItalia insieme a Ugl. “Considerando le peculiarità del tessuto produttivo italiano, costituito per la quasi totalità da Pmi, è di tutta evidenza la necessità di proseguire con nuove forme di investimento e finanziamento per attività formative destinate ai piccoli imprenditori. Per incentivare un percorso transizionale in ragione del quale viene chiesto loro di diventare più sostenibili, più digitali, più sociali e attente alle disuguaglianze di genere e generazionali”.
Dopotutto, la concorrenza con l’e-commerce si fa sempre più difficile. Secondo quanto riporta l’Osservatorio eCommerce B2C, nel 2022 il commercio elettronico di prodotti è cresciuto dell’8% rispetto all’anno precedente toccando i 33,2 miliardi di euro. Numeri enormi che sottraggono quote di mercato ai commercianti “fisici” che vedono assottigliarsi le presenze nei loro store. Per questo l’aggiornamento professionale, soprattutto in ambito digital, rappresenta un’opportunità per non lasciare per strada buona parte del fatturato. Secondo FondItalia le imprese del commercio saranno anche nel 2023 fra quelle che beneficeranno maggiormente della formazione finanziata dal Fondo, grazie all’Avviso FEMI 2023.01 – FNC, che può contare quest’anno su una dotazione di 7 milioni. Uno in più rispetto ai 6 milioni inizialmente messi a disposizione lo scorso anno.
L’ Avviso FEMI 2023.01 – FNC
Il nuovo Avviso, con procedura a sportello, è articolato su differenti assi formativi:
- Progetti formativi aziendali, in linea con le esigenze espresse da una sola impresa;
- Progetti formativi interaziendali, rivolti a un gruppo di imprese, aggregate secondo una logica di rete;
- Progetti formativi individuali, finanziabili mediante voucher, ossia la partecipazione a percorsi a scelta individuale di alta formazione o specialistica, erogata da specifici Enti in linea con le esigenze espresse da una o più imprese.
A questi, si affianca l’Asse FNC – Fondo Nuove Competenze. Inserito nel Piano Nazionale Nuove Competenze previsto nell’ambito del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza, prevede accordi collettivi di rimodulazione dell’orario di lavoro destinati a percorsi di sviluppo delle competenze dei lavoratori. All’interno del nuovo Avviso FEMI 2023.01 – FNC, FondItalia ha ritenuto prioritario intervenire su alcune tematiche. Tra queste spiccano: aggiornamento e mantenimento delle competenze; adozione di nuovi modelli di gestione aziendale (risorse umane, qualità, tecniche di produzione) e amministrazione, sviluppo delle abilità personali; introduzione di elementi di innovazione tecnologica e digitale; incremento della conoscenza del contesto lavorativo e delle competenze linguistiche; supporto all’internazionalizzazione e green economy.
“Per il 2023, accanto alla pubblicazione dei sei Sportelli dell’Avviso FEMI, avremo anche la gestione di quei percorsi legati al Fondo Nuove Competenze, che chiuderà la presentazione dei Progetti nel mese di maggio” spiega ancora Egidio Sangue. “Creare le condizioni perché i lavoratori abbiano accesso a corsi di formazione e aggiornamento di qualità in modo da accompagnarli nello sviluppo di abilità e competenze professionali necessarie per mantenersi concorrenziali sui mercati di riferimento rappresenta di una possibilità aggiuntiva per le imprese”.
FORMAZIONE, INNOVAZIONE E PRODUTTIVITÀL’indagine realizzata dall’Osservatorio sulle trasformazioni del lavoro e della formazione continua promosso da FondItalia, in partnership con ISEM – CNR, ha consentito di analizzare la condotta di un bacino di imprese uniformemente distribuite sul territorio nazionale. Con una punta massima nella regione Lombardia e prevalentemente appartenenti al settore del commercio (10,4%), dei servizi di alloggio e ristorazione e dei servizi alle imprese (9,4%) e delle costruzioni (8,3%). Il dato più rilevante emerso è che le imprese (circa il 30%) che formano maggiormente i propri dipendenti – e tra queste quelle del commercio – sono propense a investire di più anche in innovazione, registrando una maggiore crescita di produttività. Analogamente, alla stabilità di investimenti in formazione e innovazione sembra corrispondere stabilità produttiva. Inoltre, a una diminuzione degli stessi corrisponderebbe un tangibile decremento nella produttività. Oltre il 90% dei Titolari di Conto di Rete intervistati, che rappresentano gli interlocutori privilegiati a cui si rivolgono le imprese per esprimere le loro esigenze formative e l’eventuale gradimento in merito alle attività formative svolte, ritiene che la formazione abbia avuto un impatto di grande utilità per le imprese (per 55% molto utile e per il 36% utilissima). Sembrano emergere, tuttavia, ancora problematiche capaci di frenare la partecipazione ad attività formative. Tra queste, per oltre la metà degli intervistati, la difficoltà nel coniugare i tempi di lavoro con quelli da destinare alla formazione. Oltre a quella di reperire risorse economiche adeguate al fabbisogno formativo (13% degli intervistati) e di individuare i percorsi formativi necessari per il proprio personale (13%). Secondo gli intervistati, le imprese sentiranno, nei prossimi 5 anni, l’esigenza, di incrementare competenze di Salute e Sicurezza sul Lavoro (23%), digitali (21%), linguistiche (14%), di marketing ed e-commerce (9%), inerenti alle soft skill (9%) e alle nuove frontiere della tecnologia, quali cybersecurity, blockchain, intelligenza artificiale, Internet of Things (9%). Pertanto, la futura offerta formativa andrà potenziata su competenze digitali (14% degli intervistati), lingue straniere (14%), green economy (14%) ed energie alternative (14%). Il 10,7% ritiene che andranno potenziati i corsi attinenti alle nuove frontiere della tecnologia. Mentre, per il 7,1% quelli capaci di incrementare le competenze legislative, le soft skill, le tecniche e le tecnologie di produzione. A ciò va aggiunto che, anche se nel 45% circa dei casi, è ancora il titolare dell’impresa a raccogliere il fabbisogno formativo interno, la totalità degli intervistati ritiene che, per quanto riguarda la progettazione dei percorsi formativi, sarà necessario l’intervento di professionisti esterni all’azienda. Da segnalare anche che meno della metà dei lavoratori in formazione vede certificato-attestato il bagaglio delle competenze acquisite. Pertanto, è la totalità dei titolari a dichiararsi favorevole alla creazione di un portafoglio formativo digitale del lavoratore, che possa essere parte integrante del proprio curriculum vitae. “Dall’indagine sembra emergere la necessità di operare perché le imprese comprendano lo stretto rapporto esistente tra innovazione, formazione e produttività. Ma al tempo stesso anche quella di stimolare gli Enti Attuatori ad aggiornare costantemente le proprie proposte formative, dando maggiore spazio a quelle attività volte a potenziare il capitale umano delle imprese” ha dichiarato il presidente Francesco Franco. “Al fine di aumentare l’efficacia dell’attività formativa, è importante che i lavoratori possano testimoniare, attraverso un portafoglio formativo digitale, il livello di competenze via via raggiunto con il succedersi degli aggiornamenti professionali. In modo da consentire anche una migliore conoscenza da parte dei datori di lavoro del proprio personale. FondItalia si è già attivata in tal senso, mettendo a punto un proprio sistema di profilazione, valutazione e attestazione delle competenze”. |