La capacità di fare incontrare domanda e offerta di lavoro è la peculiarità delle Agenzie per il Lavoro secondo Rosario Rasizza, presidente di Assosomm.
Per Rasizza, le Apl rappresentano in questo senso un esempio virtuoso. “Le Apl creano opportunità di crescita per le persone e le aziende. Crescita che passa anche attraverso la formazione dei candidati, alla quale il settore, negli anni, ha dedicato crescenti risorse economiche. Nella convinzione che lo sviluppo del Paese passi anzitutto dall’investimento sul Capitale Umano – dice -. I dati dell’Associazione indicano chiaramente come il ruolo delle Agenzie sia oggi fondamentale sia sul versante del miglioramento occupazionale in senso complessivo. Sia nella crescita del numero di contratti a tempo indeterminato, sia nella formazione professionale e nel “lifelong learning”. Si pensi, per esempio, che nel solo 2022 sono state erogate oltre 2 milioni e mezzo di ore di formazione completamente gratuite per gli allievi. Questo significa che, per il tramite di un’Agenzia per il Lavoro, più di 355mila persone hanno potuto accedere gratuitamente a uno dei quasi 60mila percorsi professionalizzanti strutturati e proposti”.
Rasizza da sempre auspica che le Apl, forti della loro profonda conoscenza delle dinamiche occupazionali, siano più coinvolte nel dibattito politico sui tanti temi riguardanti il lavoro, dal mancato equilibrio tra domanda e offerta, alla lotta al lavoro nero, alle Politiche Attive. “Vorremmo essere partner nelle Politiche Attive, sottoscrivendo con il Ministero e l’Anpal un Protocollo di intesa che riconosca, in un equilibrato mix pubblico-privato e con pari dignità, le funzioni delle Agenzie nei programmi di ricollocazione, formazione e riqualificazione di tutti i lavoratori, compresi quelli a rischio di inclusione lavorativa”.
Nell’ultima intervista diceva che “bisogna investire per introdurre una radicale riforma del mercato del lavoro, altrimenti gli sforzi delle aziende e i sacrifici dei lavoratori si saranno rivelati vani”. Pensa che il nuovo Governo stia andando nella direzione giusta?
Sì, devo dire che il nuovo Ministro del Lavoro, Marina Calderone, forte della competenza maturata dopo anni di esperienza come Consulente del lavoro, sta mandando messaggi giusti, concreti, essenzialmente diretti a una maggiore proattività del mercato. Penso prima di tutto alla revisione di una misura di natura assistenzialista, quale il Reddito di Cittadinanza. Il futuro è tutto spostato sulle logiche dell’impegno al collocamento e alla riqualificazione professionale.
Ma penso anche al tema della burocrazia, che tra Decreto Trasparenza e rigide norme sulla causalità, ha per molto tempo ingessato tutto il comparto delle Agenzie per il Lavoro. Il mercato ha necessità di una flessibilità buona, normata ma capace di dare agli imprenditori la possibilità di organizzarsi con elasticità, restando ben lontani dalle maglie del lavoro nero, o grigio.
Che cosa intende per “equilibrato mix pubblico-privato” quando parla di sottoscrivere con il Ministero del Lavoro e Anpal un protocollo di intesa sulle Politiche Attive? Si riferisce al rapporto tra Apl e CpI?
Essenzialmente, ci riferiamo alla necessità di coinvolgere le Agenzie per il Lavoro nella formulazione delle nuove Politiche Attive. Le Agenzie per il Lavoro, oggi, sulla base dei risultati ottenuti e della profonda conoscenza delle dinamiche occupazionali, si candidano come supporto professionale per l’attuale esecutivo.
Vorremmo essere partner nelle Politiche Attive, sottoscrivendo con il Ministero e l’Anpal un Protocollo di intesa che riconosca le funzioni delle Agenzie nei programmi di ricollocazione, formazione e riqualificazione di tutti i lavoratori, compresi quelli a rischio di inclusione lavorativa. Ci riferiamo, in particolare, al recupero lavorativo dei titolari di Reddito di Cittadinanza e/o di qualsiasi altro ammortizzatore sociale. Inoltre, vorremmo essere sempre più partecipi nei programmi di attuazione operativa di Garanzia di Occupabilità previsti dal Pnrr, superando le barriere legate alla legislazione territoriale.
Pensa che il quadro legislativo entro il quale si muovono le ApL abbia bisogno di modifiche?
Sì, ma siamo contenti di rilevare che, quanto abbiamo più volte chiesto, sembra finalmente trovare applicazione nei testi circolati e nelle proposte già focalizzate come fondamentali da parte dell’attuale Ministro. Penso inoltre che tutto il nostro settore abbia bisogno di essere maggiormente riconosciuto anche per la sua capacità di formare quanti oggi sono in cerca di occupazione. Colmando così un gap che segna la differenza tra cercare impiego e trovarlo. Anche i dati Assosomm indicano chiaramente come il ruolo delle Agenzie sia oggi fondamentale sia sul versante del miglioramento occupazionale in senso complessivo, sia nella crescita del numero di contratti a tempo indeterminato, sia, infine, nella formazione professionale e nel “lifelong learning”.
Dal punto di vista del business delle Apl, invece, il momento è positivo?
Il 2022 ha registrato un mercato in crescita anno su anno. Sicuramente viviamo un momento di incertezza a livello globale, ma anche di gran movimento e fermento nel mercato del lavoro italiano. Da una parte assistiamo a una continua ricerca di nuove competenze e dall’altra osserviamo un modo di vivere il lavoro profondamente cambiato con la pandemia nei suoi valori fondamentali.
Anche i dati dell’ultima rilevazione realizzata dallo storico Istituto di ricerca socioeconomica Censis per l’Osservatorio Assosomm indicano come stia crescendo, sia dal punto di vista delle aziende che da quello dei lavoratori, la fiducia nei soggetti privati di intermediazione. Con una prevalenza nelle Regioni settentrionali, ma senza grandi differenze tra le diverse fasce generazionali. I dati della ricerca Censis sottolineano come tra coloro che si sono rivolti al canale delle Agenzie prevalga largamente la soddisfazione, ritenendo questo rapporto “utile” nel 40% dei casi e “determinante” per il 14%.
L’efficacia delle Agenzie private si fa ancora poi più netta quando si esaminano i canali usati dalle imprese per incontrare i lavoratori. Intanto la via del contatto informale scende attorno al 30% – senza grosse distinzioni tra le diverse aree geografiche – mentre al crescere della dimensione aziendale aumenta la propensione all’utilizzo delle Agenzie per il Lavoro. Parliamo del 38,6% delle imprese con più di 50 dipendenti che si affida a questa scelta, mentre solo il 13,9% di queste fa affidamento ai Centri Pubblici per l’Impiego.
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