di Virna Bottarelli |
Benché alle spalle avesse tredici edizioni, il Festival del Lavoro 2023 ha rappresentato una sorta di debutto per Rosario De Luca, che il 29 giugno, introdotto da Valentina Paiano, ha fatto gli onori di casa per la prima volta in qualità di presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro. Rosario De Luca ha infatti assunto la presidenza dell’Ordine in seguito alle dimissioni di Marina Calderone, che il 22 ottobre 2022 ha giurato come Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali del Governo guidato da Giorgia Meloni.
“Competenze e innovazione è il tema che abbiamo scelto per questa edizione, tenendo a mente che l’innovazione viaggia a un ritmo talmente veloce che trovare le competenze adatte alle nuove professioni è sempre più difficile”, ha detto De Luca. La sfida delle competenze, ha proseguito De Luca, si inserisce inoltre in un periodo ricco di contraddizioni come quello attuale, che vede “da un lato un alto tasso di occupazione e una crescita dei contratti a tempo indeterminato, e dall’altro un calo drastico del potere d’acquisto dei lavoratori”.
135 eventi formativi, 424 relatori e un totale di 11.500 presenze sono stati i numeri del Festival, che ha visto avvicendarsi sul palco dell’auditorium rappresentanti delle istituzioni, della politica, delle imprese, del mondo accademico e sindacale.
Come affrontare i cambiamenti nel mercato occupazionale
Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia-Romagna, è stata la prima personalità pubblica a salire sul palco del Festival. Bonaccini ha richiamato l’attenzione su tematiche strettamente correlate all’occupazione: la denatalità e la necessità di attrarre talenti e investimenti. “Quello della natalità è un problema gigantesco”, ha detto, “che si deve affrontare agendo da un lato sulle politiche della famiglia e dall’altro sull’immigrazione, perché se non riusciamo a correggere la curva demografica, tra qualche anno saremo, insieme alla Spagna, il primo Paese in Europa con più pensionati che lavoratori in attività. In uno scenario simile, la tutela di conquiste sociali fondamentali del Novecento, come la pensione e l’assistenza sanitaria, sarebbe a rischio”.

Bonaccini ha ricordato come la Regione stia già agendo in questo senso, in particolare con una legge regionale, approvata lo scorso febbraio, per attrarre talenti da altre parti d’Italia e dall’estero. Il provvedimento prevede agevolazioni per i giovani intenzionati a trasferirsi in Emilia-Romagna e per le imprese che li assumono. Non è mancato poi un commento sul tema dell’innovazione, che nella regione emiliana trova terreno fertile. Come anticipato già nel 2022, a Bologna si insedierà il centro europeo per le previsioni meteo, che attrarrà circa 1.500 ricercatori, mentre, sempre nel capoluogo emiliano, è installato il supercomputer di calcolo di Leonardo.
Infine, doveroso il riferimento all’alluvione che ha colpito il territorio lo scorso maggio, con pesanti conseguenze sulle attività produttive, e alle misure prontamente messe in atto per sostenere la ripartenza dei settori più colpiti. “Grazie a una proficua collaborazione con il Ministro del Lavoro abbiamo adottato in tempi molto rapidi i provvedimenti necessari a tutelare lavoratrici e lavoratori, dipendenti e autonomi, in quei settori come turismo e agricoltura, che più di altri hanno subito i danni dell’alluvione”.
Come sta il mercato del lavoro in Italia?
È la domanda alla quale ha voluto rispondere la Fondazione Studi Consulenti del Lavoro con una ricerca che Ester Dini, responsabile del Centro Studi, ha illustrato dal palco di Bologna. “Partiamo da un dato: abbiamo toccato il record dei 23.470mila occupati, un numero che è superiore anche al 2019. Già lo scorso anno avevamo numeri positivi, ma ancora registravamo una situazione negativa per le donne, che invece hanno recuperato terreno”.
Per capire il mercato del lavoro, però, non ci si deve fermare ai numeri ma occorre analizzare le dinamiche che lo interessano. “Alla crescita hanno contribuito fortemente il settore edile, rilanciato dal superbonus, ma anche il settore turistico, cresciuto del 10%, e il settore digitale, informazioni e comunicazioni che, tra il 2019 e il 2023 ha registrato un +25%”. E sul digitale Dini precisa: “È un settore che richiede nuove skill e che quindi favorisce l’ingresso dei giovani, che da questo punto di vista hanno un vantaggio competitivo rispetto alle generazioni precedenti. I numeri lo confermano, perché in questo ambito negli ultimi quattro anni l’occupazione giovanile è cresciuta del 5,4%. A fronte di un tasso medio di crescita del 2,1%, i giovani sono cresciuti del 5,4%”.
Di crescita si parla anche per le professionalità altamente qualificate, in particolare di tipo tecnico, mentre si assiste alla riduzione del lavoro poco qualificato, e per il lavoro dipendente in genere. “All’interno del lavoro dipendente cresce soprattutto la componente a tempo indeterminato”, continua Dini. “Il miglioramento delle condizioni di impiego offerte si collega probabilmente alla necessità delle imprese di attrarre e trattenere talenti in una fase in cui è difficile trovare i profili richiesti. Il saldo occupazionale 2019-2023 ci dice che abbiamo quasi 700.000 dipendenti in più, dei quali oltre 600.000 sono occupati a tempo indeterminato. I dati sono negativi, invece, per quanto riguarda il lavoro autonomo: su questo fronte si sono persi, infatti, circa 200mila occupati”.
Interessante anche quello che sta accadendo dal punto di vista della mobilità del mercato del lavoro. “L’anno scorso il 6% degli occupati ha cambiato lavoro. Nella fascia dei giovani, però, il dato sale al 13%, a conferma del fatto che c’è un generale desiderio di cambiamento, per migliorare la propria condizione salariale, per avere un migliore equilibrio vita-lavoro, per riscoprire stimoli e motivazioni e avere migliori possibilità di crescita professionale”, aggiunge Dini. Il quadro delineato ci parla quindi di una stagione positiva del mercato del lavoro, ma non è tutto oro quello che luccica. Come anticipato, è sempre più difficile per le imprese ritrovare i profili di cui hanno bisogno. “L’anno scorso abbiamo lanciato l’allarme: era irreperibile il 39% dei profili richiesti. A dodici mesi di distanza, la percentuale è salita al 46%. Siamo davvero in una situazione di emergenza dalla quale è necessario uscire per fare in modo che il mercato del lavoro esprima tutto il proprio potenziale”, conclude Dini.
Più semplicità per gestire un’epoca complessa

Marina Calderone, ospite al Festival in veste di Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, ha colto l’occasione per commentare il Decreto-Legge 48, approvato dalla Camera proprio nel giorno di apertura del Festival, il 29 giugno. Il Decreto contiene le misure per l’inclusione sociale e l’accesso al mercato del lavoro. Secondo Calderone, ha l’obiettivo di “dare valore al lavoro senza dimenticare di sostenere chi è in condizioni di difficoltà”. Non solo, il Governo, ha detto il Ministro, intende puntare “all’elevazione culturale ed economica del nostro Paese promuovendo il lavoro etico, quello che fa crescere i territori”.
In questo percorso proprio i Consulenti del Lavoro, in quanto tecnici, hanno un ruolo cruciale, perché con il loro impegno diffondono “le buone norme e le buone prassi”. E dimostrano da sempre di sapersi muovere anche in situazioni critiche, come si è visto con la pandemia e, più di recente, con l’alluvione in Emilia-Romagna. A questo proposito, Calderone ha ricordato come nel Decreto Alluvioni, entrato in vigore il 2 giugno, sia stato recepito un dispositivo che i Consulenti del Lavoro avevano già caldeggiato nel 2020 per far fronte alla crisi derivante dalle misure di contenimento del virus: l’ammortizzatore sociale unico emergenziale.
“Il 15 giugno l’Inps ha aperto i propri portali per la ricezione delle domande di assegno unico emergenziale e ha ricevuto richieste per oltre 15mila lavoratori, tra dipendenti e autonomi. I primi pagamenti sono avvenuti il 30 giugno”, ha precisato. “La rapidità con la quale abbiamo risposto alle esigenze del territorio è un segnale concreto della sensibilità che si deve mostrare verso una Regione in difficoltà e che non ha esitato a ripartire”.
Un passaggio chiave dell’intervento di Calderone ha riguardato poi la necessità di “pensare in modo semplice e agire in modo altrettanto semplice”. Il riferimento è alla stesura delle norme in materia di lavoro: “Dobbiamo fare in modo che tutto ciò che scriviamo possa poi effettivamente tradursi in un beneficio per i cittadini. Attenzione però, la semplicità non va intesa come banalità, ma come capacità di far toccare con mano alle persone la volontà di chi scrive le norme”. Ecco perché a suo avviso il Decreto 48 è stato scritto in modo comprensibile, sebbene rientri in un disegno riformatore più complesso, da considerarsi nel suo insieme, perché complessa è la fase che il mondo del lavoro sta attraversando.
“Viviamo il paradosso secondo il quale ci sono posti di lavoro vacanti perché non si trovano lavoratori adatti a occuparli e, contemporaneamente, molti giovani inattivi. Non ci possiamo permettere che i ragazzi restino alla finestra. Ecco perché abbiamo stabilito incentivi sui giovani che non studiano, non lavorano e non si formano. E allo stesso tempo dobbiamo fare in modo che l’incrocio tra domanda e offerta di lavoro funzioni. Credo in un sistema virtuoso nel quale le Agenzie per il Lavoro siano parte attiva. Non si tratta di voler agevolare soggetti privati, ma di dare seguito a quanto, già nel 2003, stabiliva la Legge Biagi, identificando i soggetti che possono fare intermediazione, selezione e ricollocazione professionale”.
Lavorare per un mondo del lavoro inclusivo

Secondo De Luca l’edizione 2023 del Festival è stata “un’edizione di successo, che ha potuto contare sulle testimonianze di un parterre di ospiti ampio, diversificato, trasversale e di qualità. Il Festival, ancora una volta, ha mantenuto alta l’attenzione sui temi dell’orientamento al lavoro, dell’aggiornamento professionale e della riqualificazione delle competenze, indispensabili per esser parte integrante di un sistema complesso come quello che ruota attorno all’occupazione e alle sue sfide”.
Tra le iniziative messe in evidenza in occasione del Festival c’è stato anche il Protocollo sottoscritto dai Consulenti del Lavoro di Milano con Caritas e Inps. Un documento con il quale i tre soggetti si impegnano ad accompagnare i disoccupati in situazione di grave necessità verso una possibilità lavorativa. L’idea è far incrociare la banca dati di Caritas (per i lavoratori) e la banca dati dei Consulenti del Lavoro (aziende clienti) per mettere a disposizione gratuitamente sei mesi di stage con la possibilità di instaurare poi un rapporto di lavoro.
Come ha detto Don Marco Pagniello, che guida la Caritas Italiana, “in ogni persona c’è una risorsa da mettere a disposizione. Caritas non è solo un ente assistenziale, non siamo solo quelli delle mense e dei dormitori, ma è impegnata a valorizzare il diritto delle persone di camminare da sole, di contribuire alla società”. Ha commentato, infine, De Luca: “In uno scenario caratterizzato da profondi mutamenti sociali ed economici, i Consulenti del Lavoro continueranno ad essere protagonisti del mondo del lavoro, auspicando e suggerendo la realizzazione di buone prassi. Ma, soprattutto, si batteranno sempre per una maggiore inclusione sociale e lavorativa, affinché nessuno venga lasciato indietro”.
ANDREA LUCCHETTA E JURI CHECHI: FORMAZIONE EMOZIONALE AL FESTIVAL DEL LAVORO 2023Il Festival del Lavoro ha ospitato anche due momenti di formazione emozionale, promossi dal Gruppo RTS, che hanno visto sul palco dell’Auditorium Andrea Lucchetta e Jury Chechi. Lucchetta, ex pallavolista e telecronista sportivo, noto ai più per avere fatto parte della cosiddetta “generazione di fenomeni” della nazionale italiana nei primi anni Novanta, da oltre 20 anni si occupa anche di formare ed educare i bambini e i ragazzi allo sport. Nel suo intervento ha messo l’accento sulla motivazione, il lavoro di squadra e la capacità di lavorare per obiettivi. “Nella mia esperienza ho capito quanto è importante cercare di trasmettere agli altri, soprattutto ai più giovani, quello che si è imparato, e quanto sia essenziale sentirsi parte di un gruppo, avere un senso di appartenenza e delle regole da rispettare”, ha detto in apertura del suo speech. La squadra ha la necessità di apertura mentale da parte dei suoi componenti, che devono sapersi mettere a disposizione degli altri. In particolare, sono proprio le competenze che devono essere messe a disposizione del lavoro di squadra, perché è grazie all’energia di ognuno, profusa quotidianamente nel lavoro, che si possono raggiungere gli obiettivi. Ma c’è un altro aspetto importante: la gratificazione del team. “Deve esserci un equilibrio tra competenze e opportunità di crescita. Un equilibrio ancora più importante oggi in un panorama di iperspecializzazione”. Riguarda l’intervento di Andrea Lucchetta Anche Jury Chechi ha parlato di obiettivi ripercorrendo le tappe del suo cammino sportivo, costellato sì da grandi successi, ma anche messo a rischio da gravi infortuni. Il “Signore degli anelli” oggi è anche un imprenditore, con la propria accademia che eroga corsi di formazione per diventare istruttori di Calisthenics. “Si parla tanto di successo inteso come fama e denaro ma a mio avviso il successo è raggiungere il proprio obiettivo”, ha esordito Chechi. Raccontando come a soli 14 anni lascia la propria città, Prato, per andare a vivere in un centro di preparazione olimpica in provincia di Varese, perché lì avrebbe trovato le competenze necessarie a migliorarsi per raggiungere, appunto, l’obiettivo di una partecipazione olimpica. Determinazione e lavoro faranno il resto, soprattutto in due momenti particolari della sua carriera. Alla vigilia delle Olimpiadi di Barcellona, quando è costretto a dare forfait per la rottura del tendine d’Achille, e nel 2000, quando deve rinunciare alle Olimpiadi di Sidney per un altro grave infortunio alla spalla. “Può capitare che per situazioni che non dipendono da noi l’obiettivo non si raggiunga. Cosa fare quando ci si trova davanti un ostacolo simile? Si può trasformare il problema in opportunità. Certo, bisogna cambiare qualcosa. Nel mio caso, dopo l’infortunio al tendine d’Achille nel 1992, nonostante il recupero, mi resi conto di non poter più gareggiare nel corpo libero, disciplina per la quale mi ero preparato per partecipare alle Olimpiadi di Barcellona. Scelsi allora di specializzarmi negli anelli. E, paradossalmente, per gli anelli non avevo lo stesso talento naturale su cui potevo contare nel corpo libero. Dovetti sicuramente fare più fatica”. Saranno proprio gli anelli a consacrarlo con l’oro alle Olimpiadi di Atlanta nel 1996 e con il bronzo ad Atene nel 2004. E questa seconda medaglia ha per Chechi un valore ancora maggiore: “Nel 2000, questa volta alla vigilia delle Olimpiadi di Sidney, fui fermato da un grave infortunio alla spalla. Mi fu detto che sarebbe stato impossibile tornare a gareggiare, ma non volevo che il mio percorso potesse essere interrotto dalla sfortuna. Così puntai a un nuovo obiettivo, le Olimpiadi di Atene del 2004, e mi qualificai. Ottenni una medaglia di bronzo che per me vale ancora più dell’oro di Atlanta, perché era la prova che qualcosa di impossibile era diventato possibile grazie alla consapevolezza e alla determinazione”. |