di Cleopatra Gatti |
Il 2023 si è aperto a tinte fosche, con gli investimenti delle aziende in termini di nuove assunzioni a rischio o in stallo e il costo della vita in aumento.
Un senso d’incertezza pervasivo, che non sembra però aver intaccato la visione che lavoratrici e lavoratori hanno del proprio futuro professionale, con i giovanissimi in particolare che sono alla ricerca di un cambiamento, ovviamente in positivo.
Lo rivela una nuova indagine commissionata da LinkedIn, da cui sono appunto emersi segnali di fiducia da parte dei lavoratori italiani, che sembrano essere resilienti di fronte all’incertezza economica.
Dirigenti preoccupati, lavoratori più fiduciosi
I dati diffusi a fine 2022, in seguito allo studio condotto tra 2.900 executive (C-suit) a livello globale, avevano evidenziato un rallentamento delle assunzioni su scala globale. Solo in Italia, il 34% delle aziende stava decidendo di ridimensionare i propri piani legati alle assunzioni. Oggi, quasi la metà (49%) dei lavoratori intervistati nella nuova indagine, ha dichiarato che, rispetto all’inizio del 2022, si sente più sicura della possibilità di richiedere una promozione o una nuova opportunità. Mentre solo un quinto (20%) si sente meno fiducioso. Il 47% ha invece dichiarato di sentirsi più a proprio agio nell’esprimere disaccordo con un superiore.
“Da questa ricerca è emersa una percezione sul futuro ottimistica, soprattutto da parte della genZ. I professionisti sono consapevoli del proprio valore e stanno prendendo in mano la propria carriera, investendo in nuove competenze. Di conseguenza, i leader devono tenere presente, per attrarre e mantenere i giovani talenti, anche l’offerta formativa. È importante investire sulle persone, favorendo l’apprendimento di nuove skill e mettendo in campo possibili nuove opportunità di crescita. Non solo, i più giovani cercano anche maggior flessibilità. Un elemento imprescindibile, da tenere in considerazione anche per questa fascia d’età” ha commentato Marcello Albergoni, Country Manager di LinkedIn Italia.
Generazioni diverse, visioni diverse
Analizzando l’indagine emerge come oltre la metà degli intervistati (54%) stia considerando di cambiare lavoro nel 2023, con rilevanti differenze tra fasce d’età. Il 69% nel gruppo 18-24 anni, contro il 46% nel range di età 45-54 e il solo 27% in quello degli over 55. Ma è ancora più evidente questo divario generazionale se si considerano le principali ragioni che costituiscono uno stimolo a considerare un cambiamento.
La maggior parte dei millennial (25-34) e degli intervistati più anziani (35-54 anni), invece, mette al primo posto della lista la necessità di guadagnare di più. Solo il 31% della genZ cita la paga come principale ragione per un cambiamento. Ugualmente rilevante, per i più giovani (18-24 anni), è la ricerca di un miglior equilibrio tra vita privata e professionale (29%) e il fatto di sentirsi più sicuri nelle proprie capacità (29%) e quindi nella possibilità di trovare una posizione altrove. Tra i millennial (25-34 anni) questi due temi sono condivisi in percentuali decisamente minori. Il 23% di loro cita la work-life balance come una priorità, e solo il 19% fa riferimento al sentirsi più sicuro delle proprie capacità.
Questi dati trovano riscontro anche nelle risposte degli intervistati, quando sono state chieste loro le principali ragioni per non lasciare la propria azienda. Solo il 20% della genZ ha dichiarato di avere un buon work-life balance, con un distacco di quasi 20 punti percentuali rispetto ai millennial (39%) e di quasi 10 punti con il resto delle fasce d’età considerate (dai 35 anni agli over 55). Interessante anche come gli intervistati del gruppo tra i 35-44 anni siano i più annoiati dal proprio attuale ruolo. Il 25% di loro cita proprio questa come ragione per considerare un cambiamento, staccando di netto tutte le altre fasce d’età.
Giovani e adulti: l’approccio alla ricerca del lavoro
Quasi 7 intervistati su 10 (65%) hanno dichiarato che, negli ultimi 10 anni, cercare lavoro è diventato più difficile. Tra questi, la pensa così il 56% della genZ (18-24 anni) mentre la percentuale sale drasticamente per i millennial (25-34 anni), toccando il 70%. Interessante notare come, tra chi pensa che cercare lavoro sia diventato invece più semplice, quasi la metà (48%) citi le possibilità offerte dal digitale come la principale ragione. In particolare è così per la fascia di età tra i 35 e i 44 anni (54%).
Nel valutare le offerte di lavoro pubblicate dalle aziende, gli intervistati in Italia individuano come elementi di grandissima importanza:
- presenza d’informazioni chiare su stipendio e benefit (48%),
- possibilità di lavorare 4 giorni su 7 (16%);
- lavorare in modalità ibrida o da remoto (16%).
Per quanto riguarda le informazioni sullo stipendio, vediamo che su questo punto le differenze generazionali si appiattiscono. Questo aspetto è fondamentale per tutti, persino più importante per la genZ (48%) rispetto ai millennial (45%).
LAVORI IN CRESCITA SECONDO LINKEDIN
LinkedIn ha stilato la lista dei “Jobs on the rise”, ovvero delle professioni che hanno visto una crescita maggiore negli ultimi 5 anni. In Italia, nella top 10 figurano:
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