519 laboratori, 223 scuole e più di 10.000 ragazze coinvolte in 16 regioni: sono i numeri di Girls Code It Better (Gcib), progetto di Officina Futuro Fondazione W-Group dedicato alla realizzazione di percorsi Stem al femminile nelle scuole secondarie italiane di primo e secondo grado.
Un viaggio nato dieci anni fa in seno all’attività dell’agenzia per il lavoro Maw, oggi cresciuto in W-Group secondo l’importante evoluzione che coinvolge imprese, mondo del lavoro e scuola. Costanza Turrini, Project Manager di Girls Code It Better, ci racconta tappe e caratteristiche di questo successo.
Girls Code It Better non è un “semplice” percorso di orientamento alle discipline Stem, bensì un incubatore al femminile di creatività digitale e imprenditoriale. Quali sono i pilastri di questo modello?
I pilastri del progetto sono collaborazione, costruzione della conoscenza e valorizzazione delle diverse formae mentis. La didattica di Girls Code It Better – basata sul metodo Pbl (Project Based Learning) di Enzo Zecchi – è inclusiva e stimolante, rafforza il valore della riflessione e del pensiero creativo a favore di una progettazione efficace. L’intero percorso rifiuta la dicotomia tra sapere scientifico e umanistico, ma spinge le studentesse ad appropriarsi delle conoscenze necessarie e degli strumenti utili alla realizzazione di un progetto.
Quale percorso professionale e umano l’ha condotta alla realizzazione di questo progetto?
Il mio non è stato un percorso formativo lineare, mi hanno sempre accompagnato grande curiosità e inesauribile voglia di mettersi in gioco. L’interesse per le scienze politiche, le scienze umane e la comunicazione mi ha condotto al lavoro in Maw, dove ho scoperto i temi delle pari opportunità e dell’empowerment femminile. Volevo realizzare qualcosa di concreto e Maw mi ha dato l’opportunità di approfondire nuove soluzioni e di provarci. Dal punto di vista personale, ho potuto godere del sostegno di una famiglia che ha sempre creduto nella libertà individuale, nella voglia di agire e di impegnarsi per dare il proprio contributo.
Al decimo anno di attività, sente di poter condividere una riflessione sui risultati ottenuti e sul cambiamento complessivamente innescato nel mondo educativo?
La scuola gioca un ruolo di primaria importanza nella definizione del futuro e della carriera dei ragazzi e delle ragazze. Secondo le statistiche, solo il 19% delle laureate si occupa di materie Ict, un gap che con Girls Code it Better cerchiamo da dieci anni di colmare. Convinti che, per cambiare la cultura alla base di stereotipi ancora troppo diffusi, si debba partire proprio dalle scuole, al fine di ottenere un avvicinamento concreto delle ragazze a queste discipline. In questi dieci anni ho assistito a un esponenziale aumento dell’interesse delle scuole nei confronti delle tematiche portate avanti dal progetto. Per il progetto 2023/2024 abbiamo ricevuto 170 candidature, cifra che all’inizio potevamo solo sognare, segnale del fatto che sempre più scuole si stanno attivando per sostenere il cambiamento. Nonostante questo, c’è ancora bisogno di Gcib: eliminare gli stereotipi inconsci è molto difficile e questo ci stimola a proseguire.
Quali novità per l’edizione 2023/2024?
Il progetto rimane invariato, con l’avvio di club nelle scuole secondarie di primo grado e di secondo grado e inter-scuole, nei quali ragazze provenienti da indirizzi diversi si potranno mettere in gioco per individuare soluzioni innovative. Si tratta sempre e solo di club gratuiti. Speriamo, anche per il prossimo anno scolastico, di continuare ad accogliere il maggior numero possibile di ragazze e di poter realizzare percorsi ritagliati sulle diversità territoriali e sui diversi target. Il nostro format ci ha permesso di vincere numerosi premi e di arrivare, da ultimo, al riconoscimento degli European Digital Skills Awards 2023 per la categoria “Women in ICT Careers”. Un premio che ci fa onore e ci sprona a continuare in questa direzione.
Il ruolo delle imprese nell’empowerment femminile, a maggior ragione a fronte della carenza di competenze e talenti, è fondamentale. Vi sono particolari partnership a sostegno del progetto?
La nostra speranza è che sempre più aziende ci sostengano perché profondamente convinte della necessità di un cambio di passo della società e del mondo del lavoro in tema di lavoro femminile nelle carriere scientifiche. Ci sono partner che camminano con noi da diversi anni: ci piacerebbe facessero da esempio anche per tante altre realtà. Sostenere una scuola con un progetto del genere significa avere impatto su tutto il territorio e sicuramente sul futuro di una nuova generazione di professioniste.
Girls Code It Better è un progetto di W-Group: ci racconta meglio questa volontà di connettere maggiormente l’attività delle agenzie per il lavoro al contesto educativo e imprenditoriale italiano?
Girls Code It Better è un progetto di Officina Futuro Fondazione W-Group. Realtà che promuove iniziative centrate sulle pari opportunità di accesso al mondo del lavoro e sulla consapevolezza sociale volta a rimuovere le disparità di trattamento. E che, attraverso azioni concrete, favorisce la rimozione degli stereotipi di genere. W-Group sin dalla sua fondazione sposa l’idea che per innovare il mercato del lavoro sia necessario mettere al centro le persone, con un approccio fondato sull’ascolto di candidati e imprese e sulla consapevolezza del periodo di grande cambiamento del settore.
È pertanto l’incubatore perfetto per un progetto che mira a valorizzare l’empowerment femminile attraverso un cambio di mentalità concreto, partendo dal primo contatto con i futuri candidati: la scuola.
COME FUNZIONANO I CLUB GCIBOgni club Girls Code It Better è composto da 20 ragazze, 1 coach maker e 1 coach docente che, insieme, creano progetti con la tecnologia. Gli incontri avvengono in presenza, presso la scuola aderente, un pomeriggio a settimana da novembre ad aprile, per un totale di 45 ore. Partecipare significa, dunque, mettersi in gioco nella realizzazione di prodotti utili alle persone e alla collettività. Per esempio, creare siti web, sviluppare app e videogame, costruire robot, progettare manufatti e stamparli in 3D. Il tutto, sviluppando competenze di lavoro di squadra, pensiero critico, problem solving e comunicazione. “Abbiamo creato 6 stazioni con la realtà aumentata” si legge sul sito di Gcib tra le esperienze delle ragazze che hanno partecipato alle precedenti edizioni. “Queste app ci hanno permesso di spiegare ai genitori in modo simpatico e tecnologico cosa si faceva nelle singole aule. È stata un’esperienza fantastica e spero che i ragazzi che si iscriveranno alla nostra scuola si divertano come noi”. |