Salario minimo: situazioni e considerazioni

Alessandro Raguseo, Ceo e Co-founder di Reverse, analizza il fenomeno tanto discusso, sostenendo che ci si arriverà, ma il Paese attualmente non è ancora pronto

0
184
Alessandro Raguseo di Reverse analizza salario minimo e altri temi del mondo del lavoro

La proposta di legge presentata lo scorso 4 luglio da Giuseppe Conte ed Elly Shlein propone l’introduzione anche in Italia del salario minimo.

Attualmente infatti, tra i 27 paesi dell’Unione Europea solo Italia, Austria, Cipro, Danimarca, Finlandia e Svezia non hanno una soglia salariale minima. Gli altri 21 invece lo hanno introdotto in misura coerente con il costo della vita e con l’andamento dell’economia. Ma è davvero possibile introdurre una misura del genere in Italia? Alessandro Raguseo, Ceo e Co-Founder di Reverse, azienda di headhunting e risorse umane, evidenzia luci e ombre della proposta.

“Sono abbastanza certo che arriveremo all’introduzione del salario minimo, ma non credo che attualmente ci siano le condizioni perché questo accada nel breve periodo – spiega -. La questione non è essere d’accordo o meno con la misura, dubito che si riesca a trovare qualcuno, in linea teorica, contrario. I temi sono altri: la sostenibilità economica, l’adeguamento della contrattazione collettiva, il probabile conseguente depauperamento della rappresentanza sindacale, la diminuzione della tassazione sul lavoro”.

Salario minimo e problematiche tutte italiane

La proposta di legge prevede l’introduzione di un salario minimo superiore a 9 euro all’ora. Già questo potrebbe rappresentare un problema. In Italia infatti, salvo rari casi, non è prevista una retribuzione oraria: la maggior parte dei contratti è impostata su un valore mensile da moltiplicarsi per il numero delle mensilità. Da non trascurare anche la molteplicità dei contratti collettivi nazionali, ciascuno dei quali presenta una diversa modalità di calcolo della retribuzione oraria.

“In Italia abbiamo più di 900 contratti collettivi nazionali e ciascuno di essi presenta un diverso divisore giornaliero, esso stesso figlio di contrattazione – continua Alessandro Raguseo -. Ogni contratto presenta un numero differente di giorni di ferie, di ore di permessi e anche di mensilità. Senza contare che alcune aziende forniscono diverse forme di welfare ai dipendenti. Ritengo che a queste condizioni l’introduzione di un salario minimo su base oraria non sia ancora una strada percorribile”. Sicuramente è utile iniziare a parlarne, in quanto serve anzitutto intervenire sulla macchina burocratica del lavoro. Dalla diminuzione del numero dei Ccnl, alla semplificazione della busta paga, passando per la riduzione del costo del lavoro per le imprese e della tassazione per i dipendenti.

Quali rischi corriamo?

I rischi di un’introduzione prematura del salario minimo sono:

  • irrigidimento del mercato del lavoro,
  • costi aggiuntivi per le aziende,
  • aumento dell’inflazione.

La limitazione della flessibilità da parte delle aziende di adeguare i livelli salariali all’andamento del mercato causerebbe un irrigidimento del mercato del lavoro e, dunque, una spinta delle imprese a spostarsi all’estero. Inoltre, le piccole imprese potrebbero faticare ad adattarsi ai costi aggiuntivi e, di conseguenza, cercare di ammortizzare l’aumento dei costi riducendo il personale o incrementando forme di contratto alternative o lavoro sommerso, Fino ad arrivare, nei casi gravi, alla cessazione dell’attività. Infine, alcuni settori potrebbero venire maggiormente colpiti rispetto ad altri, portando a distorsioni nel mercato del lavoro e nella competitività.

Inoltre, se da un lato potrebbe essere una soluzione all’inflazione, dall’altro un salario minimo più elevato potrebbe portare all’aumento dei costi per le imprese. Che si trasformerebbero in costi aggiuntivi per i consumatori su beni e servizi, generando quindi ulteriore inflazione. “In conclusione, l’introduzione di un salario minimo resta sicuramente tra gli obiettivi da portare sui tavoli decisionali, ma bisogna arrivare alla sua introduzione in modo estremamente ponderato con delle basi di contesto solide. Oltre alla semplificazione burocratica, sarà importante stabilire un monitoraggio di applicazione. In modo da intervenire aiutando le imprese”.

 

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here