di Greta Gironi |
Negli ultimi decenni, i leader aziendali hanno assistito a una crescente complessità e un elevato tasso di cambiamento e hanno anche sperimentato una serie di sfide interne che ostacolano la performance delle loro organizzazioni.
Tra queste troviamo mentalità a compartimenti stagni, rigidità, burocrazia, eccesso di sistemi e processi e stile manageriale obsoleto di comando e controllo. Per superare queste sfide, sono state lanciate una serie di iniziative, inclusi i programmi di Qualità Totale, la riorganizzazione in una struttura a matrice, interventi Six Sigma, iniziative Lean, programmi di sviluppo della leadership, e più recentemente lo Smart Working.
I risultati di queste iniziative generalmente non raggiungono il loro pieno potenziale e dopo alcuni anni l’azienda è pronta a passare al successivo sforzo di trasformazione. La ragione è che tutte queste iniziative sono implementate nella stessa mentalità che ha creato i problemi in prima istanza. Strutture e sistemi gerarchici generano e rafforzano gli stessi comportamenti che l’organizzazione vorrebbe smantellare.
Anche nelle strutture organizzative cosiddette “piatte”, la semplice presenza di subordinazione (alcuni leader che possono prendere decisioni che il resto dei dipendenti deve eseguire) e la presenza di rigidi meccanismi di controllo creano tipiche dinamiche e comportamenti disfunzionali che operano a livello di sistema. L’idea che la struttura e i sistemi di un’organizzazione modifichino il comportamento delle persone non è nuova.
Chris Argyris, professore presso la Harvard Business School, fu tra i primi a sostenere che una rigida struttura gerarchica spiana la strada a uno spostamento del comportamento da attivo a passivo, da auto-gestione a dipendenza, da pari a subordinato. Altri ricercatori suggeriscono che la gerarchia provoca il conservativismo, la conformità, la ricerca di dominio, il basso rendimento, il basso morale e la diminuzione dell’innovazione. Le aziende non possono aspettarsi di superare le loro sfide senza mettere in discussione l’idea stessa di subordinazione.
L’indagine svolta dagli autori dimostra che buona parte dei manager e dei collaboratori desidera un cambiamento radicale nel modo in cui le organizzazioni funzionano. Immaginano un orientamento a uno scopo alto, in cui team auto-organizzati, processi decisionali decentralizzati basati su valori e principi, e la trasparenza sono le chiavi principali per diventare un’organizzazione di successo.
AEquacy, un modello senza gerarchie
In questo libro, gli autori propongono dunque un passaggio radicale a un’organizzazione senza gerarchia. AEquacy è un modello e un sistema operativo centrato sull’uomo che cambia il paradigma dell’organizzazione tradizionale gerarchica, supera i suoi limiti e apre la strada a maggiori innovazione, collaborazione e performance.
AEquacy può essere immaginata come una struttura radiale ed egualitaria di team auto-organizzati e coordinati da pari grado. Differenti tipi di team e ruoli specifici all’interno di ogni team mantengono il sistema in equilibrio mentre scatenano il vero potenziale di gruppi e individui. In un’organizzazione “aequal” le persone possono lavorare al meglio perché hanno il controllo totale sul proprio lavoro, la chiarezza sulla direzione organizzativa e l’accesso a tutte le informazioni per prendere le decisioni migliori.
Chi l’ha scritto
Giovanna D’Alessio è partner di Asterys, precedentemente ha ricoperto posizioni di leadership nel mondo corporate ed è stata presidente della International Coach Federation. Stefano Petti è partner di Asterys ed è stato manager in aziende multinazionali. È autore di vari articoli pubblicati su Harvard Business Review.
Perché leggerlo
“Finalmente una novità provocatoria e innovativa nel design organizzativo, destinata a lasciare un segno nel campo dello sviluppo organizzativo”.
Georg Schroeckenfuchs di Novartis
Titolo AEquacy. Il nuovo modello organizzativo centrato sull’uomo per prosperare in un mondo complesso
Autori Giovanna D’Alessio e Stefano Petti
Editore Asterys, 2018
Argomento Organizzazione