Secondo l’ultimo rapporto “Risk Outlook 2024” di International SOS, società che si occupa di gestione dei rischi per la salute e sicurezza della forza lavoro, l’80% dei professionisti del settore di riferimento prevede che il burnout avrà un impatto significativo sulle aziende nel 2024. Solo il 41 degli intervistati, però, ritiene che la propria organizzazione sia attrezzata per affrontare questa situazione di permacrisi. Franco Fantozzi, Senior Security Advisor di International SOS, spiega: “Le organizzazioni dovranno affrontare molti rischi nel 2024, poiché l’instabilità continua a essere un tema chiave nel contesto globale della sicurezza. Il ritmo pressoché continuo delle crisi rende ancora più difficile per le organizzazioni orientarsi. I team di crisis management sono in costante attività dopo il Covid e ciò crea un rischio reale di burnout in questa funzione critica. Essere proattivi nella gestione dei rischi sarà fondamentale, poiché molti intervistati prevedono che i rischi che le aziende devono affrontare aumenteranno nel 2024. La collaborazione con altre organizzazioni o esperti può aiutare le organizzazioni a capire quali rischi – e quali impatti di secondo o terzo livello – è più probabile che debbano affrontare in base alla portata geografica, al settore o agli itinerari di viaggio. Conoscere in anticipo cosa potrebbe accadere consente alle organizzazioni di pianificare in modo proattivo o di mitigare i possibili rischi. È importante anche che i comitati di gestione delle crisi siano in grado di rispondere adeguatamente e rapidamente alle situazioni critiche. La chiara e inequivocabile identificazione dei decisori in grado di intervenire durante le crisi e la loro responsabilizzazione attraverso una solida formazione sono fondamentali per garantire che la permacrisi non comprometta la gestione delle attività”.
Burnout, crisi climatica, instabilità globale: tanti i motivi di preoccupazione
Negli ultimi anni, le problematiche causate dal Covid hanno cominciato ad attenuarsi, tuttavia, dal 2022 il conflitto Ucraina/Russia ha scatenato nuove ondate di interruzioni della supply chain e dei servizi in vari settori. A causa dell’accumularsi di questi fattori di stress, il rischio di burnout dei dipendenti sta diventando sempre più diffuso. I risultati del rapporto hanno evidenziato che le aziende e le organizzazioni hanno registrato un notevole aumento dell’assenteismo legate allo stress. Gli intervistati sottolineano che il livello di rischio percepito per i prossimi 12 mesi è il più alto mai registrato: il 65% ritiene che i rischi globali continueranno a crescere nel 2024 e che si raggiungeranno livelli di stress superiori rispetto a quelli pre-covid. Non meno preoccupazioni desta la crisi climatica: le temperature globali sono aumentate più velocemente nell’ultimo mezzo secolo rispetto a qualsiasi altro periodo precedente. Un’organizzazione su quattro ha osservato che la crisi climatica ha avuto un impatto sulle proprie capacità operative; quest’anno le allerte riguardanti eventi metereologici estremi hanno rappresentato la seconda categoria in ordine di importanza. Solo la metà degli intervistati dichiara però di aver tenuto conto dei cambiamenti climatici nelle proprie policy di safety e sicurezza, sottolineando quanto molte organizzazioni possano essere esposte a questa tipologia di rischi. Circa tre quarti delle aziende dichiarano che le condizioni meteorologiche estreme rappresenteranno una sfida per i loro dipendenti e le loro attività nel prossimo anno. Inoltre, con il cambiamento climatico cambia anche il contesto dei rischi per la salute. Secondo Fareed Ahmed, Medical Director di International SOS: “Molti degli eventi meteorologici estremi a cui abbiamo assistito nel 2023 potrebbero diventare maggiormente diffusi nell’anno a venire, causando potenzialmente la cosiddetta “ansia climatica” in un numero crescente di lavoratori. Il caldo estremo in Europa, ad esempio, potrebbe diventare un evento ricorrente con un numero potenzialmente maggiore di ondate di calore, dopo la prima – Cerberus – di quest’anno. Con l’aumento delle temperature, aumenta la possibilità di diffusione delle malattie, poiché le condizioni sono favorevoli alla comparsa di malattie diffuse dalle zanzare. Lo abbiamo già visto in alcune regioni, con la comparsa della malaria che oramai si trasmette a livello locale, in diversi Stati americani dopo due decenni. Il cambiamento del modello di trasmissione della malaria negli altopiani africani e i trend delle malattie a trasmissione vettoriale in Europa pongono nuove significative sfide ai responsabili della salute pubblica. È quindi fondamentale che le organizzazioni dispongano di piani per affrontare il potenziale aumento di nuovi rischi medici”. Infine, un terzo elemento che non fa stare tranquilli è rappresentato dalle tensioni geopolitiche. Tre intervistati su quattro hanno espresso la convinzione che le loro organizzazioni dovranno affrontare impatti significativi sulle loro attività nel prossimo anno. In particolare, la crisi in corso in Israele e a Gaza, così come il persistente conflitto in Ucraina, contribuiscono a rendere instabile il contesto globale. I disordini civili e sociali, insieme all’instabilità politica, rappresentano le maggiori preoccupazioni per le organizzazioni. La natura imprevedibile di questi eventi evidenzia la necessità per le aziende di adottare solide misure di sicurezza, affrontando in modo proattivo le sfide derivanti dal dinamico panorama geopolitico globale.
La Risk Map 2024
Oltre al rapporto sui rischi, International SOS ha pubblicato a dicembre la Risk Map 2024 interattiva, una mappa concepita per aiutare le organizzazioni e i loro mobile worker a comprendere meglio i rischi globali.
Per la prima volta, la Risk Map include anche un indicatore del rischio legato al cambiamento climatico. I dati, elaborati da Inform (una collaborazione tra il Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici e il Centro Comune di Ricerca della Commissione Europea), forniscono stime dell’impatto del cambiamento climatico sul rischio futuro di crisi umanitarie e disastri. Questo indice di rischio ha lo scopo di orientare le scelte relative alle policy, al fine di anticipare gli effetti avversi del cambiamento climatico e poterli mitigare, nonché assicurare uno sviluppo sostenibile e un’assistenza umanitaria per acquisire maggiore resilienza rispetto agli impatti negativi del cambiamento climatico.
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