La maggiore importanza data alla vita privata e alla personalizzazione diventerà il nuovo standard dei rapporti di lavoro, sull’onda della Me Economy.
Inoltre, l’invecchiamento generale della popolazione nelle economie sviluppate come l’Italia richiederà provvedimenti per evitare la perdita di competenza. Ma l’innovazione tecnologica porterà nuove soluzioni, creando più lavori di quanti ne renderà obsoleti. Sono i principali trend 2024 individuati della ricerca “The Age of Adaptability” di ManpowerGroup.
Come nota Anna Gionfriddo, amministratrice delegata di ManpowerGroup Italia, “accanto alle innovazioni come l’AI assistiamo a una rinnovata importanza delle scelte individuali delle persone, del lato umano del lavoro. Questo significa nuove necessità a cui rispondere per attrarre e trattenere i talenti e sottolinea ancora una volta l’importanza della formazione per tutte le generazioni”.
Me Economy e lavoro: cosa significa?
La Me Economy applicata al mondo del lavoro indica la tendenza dei lavoratori a dare priorità all’equilibrio tra lavoro e vita privata. Privilegiando flessibilità, autonomia e personalizzazione del rapporto con l’azienda. I tre aspetti più ricercati dai candidati sono:
- settimana lavorativa di quattro giorni (per il 64%),
- scegliere inizio e fine dell’orario di lavoro (45%),
- lavorare da casa (35%).
Inoltre, il 60% dei lavoratori della Generazione Z si aspetta percorsi di sviluppo di carriera personalizzati con un orientamento regolare. Nonché mentori qualificati e piani di progressione trasparenti e personalizzati in base agli obiettivi personali.
Vantaggi e criticità della convivenza generazionale
La ricerca mostra come la Gen Z – di cui entro il 2030 farà parte il 58% dei lavoratori – stia cambiando scelte e aspettative anche dei lavoratori di altre generazioni. Il 93% dei ‘senior’ afferma di essere stato in qualche modo influenzato dai colleghi ventenni su vari ambiti. Quali, confine fra lavoro e vita privata (78%), apertura verso nuove tecnologie (76%), desiderio di successo professionale (76%), paga equa per il lavoro corrisposto (75%) e coinvolgimento dei datori di lavoro nelle questioni sociali (71%).
La convivenza di diverse generazioni sui luoghi di lavoro crea però anche problemi organizzativi. Da un lato la perdita di conoscenze generazionali da parte dei baby boomer che vanno in pensione, dall’altro gli Zoomer che cercano competenze aggiornate che combinino tecnica e aspetti interpersonali. In mezzo, i lavoratori a metà carriera che devono riqualificarsi per nuovi ruoli. Reskilling mirato e mentorship aiutano a colmare il divario di talenti tra le varie generazioni. I programmi di formazione trasversale possono consentire alla Gen Z e alle risorse più esperte di trasferire le conoscenze istituzionali.
Diventa inoltre sempre più importante investire sui temi della diversity & inclusion. Le aziende con alti livelli di diversità hanno il 39% in più di probabilità di superare quelle con una minore diversità interna. Inoltre, i talenti migliori danno sempre maggiore priorità a lavorare in un ambiente inclusivo.
Lo sviluppo tecnologico
La digitalizzazione e l’intelligenza artificiale saranno un trend fondamentale: si apriranno opportunità per svolgere lavori più significativi, ma a condizione di avere le giuste competenze. Per le aziende le sfide principali riguardanti l’impatto dell’intelligenza artificiale sul lavoro saranno formare i lavoratori per sfruttare le potenzialità dell’IA e trovare lavoratori qualificati.
Quasi 3 organizzazioni su 4 (71%) stanno usando o pianificando di utilizzare l’AI conversazionale nel loro processo di reclutamento. La maggioranza dei datori di lavoro (58%) ritiene che l’IA e la VR – Virtual Reality avranno un impatto positivo sull’organico della loro organizzazione nei prossimi due anni.