Quante domande per le Agenzie per il Lavoro

Come stanno contribuendo le Agenzie per il lavoro a far incontrare domanda e offerta? La cooperazione pubblico-privato, nell’ambito delle politiche attive, sta funzionando? Proviamo a rispondere a questi interrogativi partendo dai dati.

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Dossier APL

di Virna Bottarelli |

Il 57° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese indica, nel capitolo dedicato a “Lavoro, professionalità, rappresentanze”, che i livelli di impiego in Italia sono tornati quelli precedenti la pandemia.

Anzi, il numero degli occupati nel 2022 è stato superiore a quello del 2019 di 60mila unità. Anche i dati Istat pubblicati a inizio gennaio indicano che, a novembre 2023, il numero degli occupati ha raggiunto quota 23 milioni e 743mila. Ed è superiore di 520mila unità rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il tasso di occupazione è del 61,8%, quello di disoccupazione è del 7,5% e quello di inattività del 33,1%.

Ma sappiamo che i numeri, da soli, dicono poco: la base occupazionale si è espansa, è vero, ma si può dire altrettanto della qualità del lavoro e dell’occupazione? Sempre secondo gli studi Censis, è molto diffusa l’opinione che il lavoro oggi disponibile sia poco qualificato e sottopagato. Permane, inoltre, il disallineamento tra domanda e offerta di lavoro.

Apl in marcia contro il mismatch

Sono tendenze confermate anche dalle Agenzie per il Lavoro, che vivono in prima persona criticità e opportunità del mercato del lavoro. ManpowerGroup, ad esempio, ha pubblicato lo scorso dicembre il rapporto “ManpowerGroup Employment Outlook Survey”. Un’indagine condotta su 40mila aziende in 41 Paesi per rilevare le intenzioni di assunzione per il primo trimestre 2024. I dati tengono conto della percentuale di datori di lavoro che prevedono un aumento dell’attività di assunzione, sottraendo da questa la percentuale di datori di lavoro che prevedono una diminuzione dell’attività di assunzione.

Secondo il rapporto, i datori di lavoro italiani si aspettano un incremento nelle assunzioni per l’anno appena iniziato del +13%, al netto degli aggiustamenti stagionali. Si tratterebbe del tredicesimo trimestre di fila con aspettative positive e, anche se il confronto con l’ultimo trimestre 2023 mostra un calo di 6 punti percentuali, da quello anno su anno emerge una crescita del 3%. Tuttavia, a proposito di mismatch, come spiega Anna Gionfriddo, AD di ManpowerGroup Italia, “le previsioni incoraggianti si scontrano con la mancanza di talenti  detentori delle competenze cercate dalle aziende, segnalata da tre imprese su quattro”.

Talent shortage e intelligenza artificiale

Le imprese italiane continuano quindi a segnalare il problema del cosiddetto “talent shortage”. In particolare, una su quattro afferma che è difficile trovare le giuste capacità informatiche (25%) e per quasi una su cinque ci sono problemi con le abilità richieste nei reparti produttivi (19%). Seguono poi le competenze ingegneristiche (17%), amministrative (16%) e logistiche (16%).

Quello del mismatch è un fattore che, dice ancora Gionfriddo, “si aggiunge alle sfide relative agli sviluppi dell’Intelligenza Artificiale. L’83% delle aziende, infatti, si sta preparando ai cambiamenti di ruoli e competenze a seguito dell’introduzione di queste tecnologie”. Come lo stanno facendo? C’è chi pensa di formare il personale già in azienda e chi vuole assumere nuovi professionisti qualificati. Ma anche chi ancora deve definire meglio quali mansioni possono trarre vantaggio dall’IA e chi deve capire quali competenze dovranno essere aggiornate. Il 15% delle imprese sta valutando se creare programmi di formazione e aggiornamento per il proprio personale.

Dov’è il lavoro oggi?

L’indagine ManpowerGroup indica anche quali sono i settori più promettenti per quanto riguarda le nuove assunzioni in questo inizio di 2024. Il comparto dell’energia si conferma quello con le migliori previsioni di assunzione: +28%. Seguono con buone prospettive anche commercio e servizi (+23%), informatica (+21%) e trasporti (+21%). Prospettive positive anche per l’industria (+13%), le comunicazioni (+12%), finanza e immobiliare (+9%). L’unico settore che evidenzia una flessione delle aspettative è quello della sanità e life sciences, che segna -11%.

Anche dal punto di vista territoriale ci sono buoni segnali. Il Nord-Est si conferma la locomotiva della penisola, con un Net Employment Outlook del +33%. Ma anche Centro, Nord-Ovest e Sud fanno ben sperare con percentuali rispettivamente del +14%, +10 e +8%.  Un dato interessante riguarda la dimensione aziendale: saranno principalmente le grandi e grandissime aziende ad assumere di più. Le imprese tra 250 e 999 dipendenti indicano un +22%, quelle tra 1.000 e 4.999 un +21% e quelle sopra i 5.000 un +15%. Per le imprese di medie, piccole e piccolissime dimensioni le percentuali sono del 13, 10 e 5%.

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